Ammirevole la reintroduzione della festa di Sant'Andrea pescatore . Due considerazioni: la filastrocca originaria, dopo il “daccene quattro”, prosegue “ ed il resto dallo al gatto”.Perché? Appunto perché Sant'Andrea era pescatore e divideva ciò che rimaneva del pescato, dopo la vendita,  tra chi era indigente ed i gatti che gironzolavano intorno alla barca.

La seconda considerazione è questa: chi da bambino ha girato per il paese con le stagnatacce, si ricorderà anche che si andava per tutti i vicoli e là dove il buio era più profondo, più forte si cantava la filastrocca e più grande diventava il frastuono procurato delle stagnatacce “strascicate” per terra. Perché? Novembre in genere era sempre stato il mese delle nebbie, le giornate si accorciavano in maniera galoppante, il freddo incominciava a penetrare nelle ossa, le serate erano lunghe, è il periodo dell'Avvento ( forse qualche lettore si ricorderà che in Chiesa venivano cantate le Novene), periodo che prepara il Natale; tali circostanze ( e qui siamo come sempre nel mitico mondo delle tradizioni nelle quali il sacro si sposa al profano, o viceversa) permettevano l'annidarsi nei posti più reconditi degli spiriti maligni che aleggiavano poi sul paese tendendo la loro ragnatela di tristezza e di paure. Sant'Andrea, anche lui crocifisso su una croce greca, cioè ad X, nella sua grande umiltà aiutava i paesani a combattere tali spiriti nelle forme e con i mezzi più semplici, umili di cui potessero servirsi. Destati da tale frastuono gli spiriti malvagi, impauriti, si levavano in volo e scomparivano per ritornare poi all'inizio dell'autunno.

Tali spiegazioni ho ricevuto molti anni fa da mia mamma, trasmesse a lei da mio nonno Andrea, da me non conosciuto, ma devoto fervente e, come molti allora, credente delle più strane superstizioni. Voglio aggiungere che esistono paralleli nella tradizione orale di altre culture, come in quella greca.

Un saluto a Gello e a Pietro di Bagnarea.

Andrea di Togo.