ISOLA DEL GIGLIO
Sono tanti i gigliesi sparsi nel mondo, ognuno con una propria storia da raccontare.
Noi abbiamo deciso di raccontarvi ogni settimana la storia di Alessandro Bossini, un isolano partito dal Giglio verso l'Australia per esplorare il continente oceanico in un modo insolito: con un sacco a pelo, una bicicletta (fedele compagna di viaggio) e tanta voglia di esplorare il mondo.
Alessandro non è nuovo ad avventure stravaganti ed originali, ultima delle quali è il viaggio in bici da Valencia a Firenze attraversando in poche settimane i più variegati paesaggi pirenaici ed alpini.
Dunque, con cadenza settimanale, vogliamo rendere partecipi tutti coloro che ne sono interessati del suo "Australian Trip" attraverso i racconti che egli stesso ci fa pervenire riguardo le sue intriganti avventure che ogni giorno si trova a vivere.

CAPITOLO 21 (Seed Savers):
"24/02/06
Sempre a Byron Bay
Sono indeciso se chiamare o no il numero che mi ha lasciato Lise... <<Che cosa gli dico? Ma soprattutto cosa voglio?>>.
Poi penso <<Voglio vedere. Voglio conoscere ed incontrare>>. Inserisco le monete nel telefono.
Mezz’ora piu’ tardi sono in compagnia di Michel. E’ venuto a prendermi con il furgone. Parla con un accento francese... la sua lingua madre.
Qualche acquisto in paese e poi a casa.
Abita a circa 2km dalla spiaggia e non e’ una vera propria casa... e’ piu’ che altro una villa, un enorme giardino. Seed Savers e’ un progetto per salvare i semi... difficile spiegare... provero’ a darne un accenno descrivendo la giornata assieme a questa famiglia.
La moglie si chiama Jude. Hanno 5 figli... chi per studio, chi per lavoro, tornano a casa solo ogni tanto.
Stanno trasformando un garage in una biblioteca. Libri su piante, ricette culinarie, informazioni su animali... Aiuto anche io.
Poi Jude mi porta nell’orto.
-Vieni, aiutami a fare la "spesa"- Mi dice.
Si raccolgono verdure e fruttio di ogni genere. Nell’ampio terreno attorno alla casa sono seminati ogni tipo di ortaggio, da ogni parte del mondo!
Poi e’ Michel che mi mostra il restante del "giardino". Con lui si raccolgono frutti esotici di ogni genere... mi spiega le caratteristiche, il nome originale, come vengono usati dalle popolazioni indigene.
-Con tre di questi piccoli frutti (una sorta di bacca rossa, come una ciliegia) si copre il fabbisogno giornaliero di vitamine... certo, il sapore non e’ il massimo e piu’ di tre non si riesce a mangiarne... ma fan bene.
Dai, raccogliamoli, cosi’ dopo si lavorano nel mortaio e se ne ricava il succo.
-Mah... a me il sapore piaceva... e dopo il trentesimo ho smesso di contare quanti ne riuscivo a mangiare.
Diverse persono sono arrivate durante la giornata. Ogniuno dava il proprio contributo. Chi lavorava il legno, chi sistemava la biblioteca, chi governava le galline... io ho sbucciato una sorta di pigna enorme (anche qua, ogni due "pinoli" che son grandi come datteri, ne mangiavo uno). Un’ora per pulirne soltanto due!
Poi, sul tardo pomeriggio, mi hanno portato a visitare la costa. In macchina si e’ percorso gran parte della riviera. Enormi dirupi davano a spiagge difficilissime da accedervi via terra. Infine il faro. Il tramonto dal punto piu’ alto di Byron Bay e’ una cosa veramente emozionante. Il sole scende lento, ma si avverte chiaramente il movimento, complici le bianche nuvole su cui si arrampicano gli ultimi raggi... il mare divien porpora, l’erba si muove d’un’improvvisa brezza, i gabbiani tacciono e fissano l’orizzonte.
Adesso e’ sera.
Cenare con queste persone e’ eccezionale. La tavola e’ illuminata da candele, tanti recipienti con salse e verdure biologiche... c’e’ anche la carne ma non ne ricoro il nome francese con cui la chiamavano.
Si guarda un film (anzi, una sorta di documentario di musica e sole immagini) sulle varie culture del mondo... un senso di curisita’ mi pervade.
Un letto a due piazze e la mattina e’ bellissima. Una nuova energia mi scorre nelle vene. Sono pronto per ripartire.
-Se vuoi puoi restare... non c’e’ problema...- Ma il viaggio suona il fischietto di inizio e non posso attendere.
Una colazione speciale... un tipo di pane differente per ogni marmellata, poi miele e anche carne e formaggio. Waw.
Mentre si mangia Michel controlla le previsioni del tempo su interne, Jude stende una mappa a terra e indica le strade migliori, le montagne da evitare, le zone con maggiori precipitazioni di piogge... Poi foto. Molte foto. Questa per la mamma che se non ti vede da tre mesi sara’ preoccupata.
Questa perche’ non ti dimentichi di noi... mi lasciano tre panini, l’indirizzo del figlio che abita a Brisbane, poi un forte abbraccio e l’ultimo CLIK scatta al muovere i primi giri di ruota.
Grazie amici. Mi avete lasciato un seme nel cuore. Spero col tempo di riuscire a restituire l’ospitalita’ con cui mi avete accolto a chi ne avra’ bisogno.
"

CAPITOLO 22 (Scooby) :
"26/02/06
Scooby
Brisbane ha colline attorno e scalandole si puo’ vedere il cuore della citta’ che si eleva in palazzi altissimi e ponti dalle linee tondeggianti.
Inizia l’esplorazione. Salite e discese, il traffico sembra quasi silenzioso, non c’e’ frenesia nel caminare. Guardo il cielo, mentre passeggio spingendo la bici, il cielo ed il suo riflesso negl’altissimi palazzi di vetro.
Ho sempre addosso i vestiti da ciclista e le scarpe hanno lo stesso suono degli zoccoli. Ma va bene lo stesso, va bene se i capelli si raggrumano in ciocche e vanno bene anche i buchi sul nero dei pantaloncini da ciclista.
-Cosa stai cercando ragazzo, con lo sguardo perso nel cielo?- Mi domanda una voce alle spalle.
E prima ancora di voltarmi rispondo:
-Avventura, Signore.-
Un uomo dal cappello rosso mi sorride stupito.
Dall’aspetto si direbbe un alcolizzato, di quelli che fermano le persone spiazzandole con domande strane, di quelli che vagano per la citta’ e la gente scansa annuendo con un sorriso di plastica. Ma nelle sue parole veloci, di cui non afferro il significato, c’e’ qualcosa per cui vale la pena di fermarsi.
-Io sono Scooby- mi dice
dai, ti offro qualcosa da bere-.
Accetto. Un bicchiere d’acqua io, una birra lui.
Ripete <<Good on you cobber...>> ed altre espressioni che non capisco.
Secondo me e’ un po’ matto... ma chi non lo e’?
Lavora nelle imprese edili ed anche lui ha una storia da raccontre... ma forse sarebbe meglio dire un "mondo" da raccontare.
Si toglie il cappello e mostra una cicatrice nascosta sotto i capelli ingrigiti.
-Quando ero giovane sono caduto mentre serfavo. Un forte colpo in testa, stavo perdendo i sensi quando guardando il cielo ho detto <<Dio, dammi ancora un po’ di tempo. Voglio trovare una mogle ad avere dei figli... Dio, dammi ancora un po’ di tempo e ti saro’ amico per sempre.- Poi tira fuori una foto con moglie e figlio.
-Vedi Ale, sai cosa fa di un paese un grande paese? Il saper convivere... e convivere significa comunicare, parlare scambiando sogni ed idee...- Questo Scooby e’ un tipo buffo. Alterna gradi ideali a smorfie e risate spalancando la bocca verso l’alto.
-Dove ti fermi questa notte? In un ostello?- -No... faro’ un giro per la citta’. Ho una tenda con sacco a pelo. Trovero’ una sistemazione qua intorno- rispondo.
Dieci minuti dopo ero sul treno insieme a lui (e alla bici) verso Mitchelton, un paese a nove km dal centro. Durante il viaggio non faccio altro che domandarmi: <<Ma ci sara’ da fidarsi?>>. Ma i suoi occhi sono puliti... insiste anche per pagarmi il biglietto.
Vive In una casa che si e’ costruito (e sta ancora costruendo) con le sue mani, riciclando il materiale che scartano a lavoro. Il giardino e’ folto di piante, ognuna con una storia... quella e’ per la madre che ne pianto’ il seme in un vaso ...quella invece sorregge quel una tavola da surf con relativa onda e serfista (in lamina d’alluminio), per ricordargli della promessa fatta tanti anni prima. Al piano superiore c’e’ la mioglie, Kazza, che inizialmente e’ un po’ diffidente.... Una doccia e sono invitato a mangiare a El Tapo, ristorante messicano. Kazza ha occhi sfuggenti e sorride squitteno, ma il cuore e’ d’oro.
Anche stanotte ho un letto.
Il mattino seguente lavo i vestiti, e grande colazione... mi preparano caffe’, ceraeali, pancetta con uova, frutta. Mille consigli, mille avvertenze...
-Le zanzare... questo e’ il pericolo piu’ grande al Nord. Devi proteggerti con lo spray, altrimenti ti prendera’ la febbre e non potrai muovere le articolazioni...-
Veramente mille attenzioni. Mi regalano vestiti, integratori salini, mi danno numeri utili per lavorare nelle imprese edili... ed anche l’indirizzo della sorella per quando arrivero’ a Darwin.
-Buon viaggio, amico. Usa sempre la tua fantasia quando guardi il mondo...- Io ero gia’ in sella che scotevo la mano.
La casa si nasconde dietro la curva... torno a Brisbane. Mi piace questa citta’ ed ho ancora qualcosa da fare.
"

CAPITOLO 23 (The way of the "south" cross) :
"<<So seek me not in far-off placea. I am close at hand. Your work bench, office, kitchen, these are altars where you offer love. And I am with you there. Go, now! Take up your cross and with your life complete your way.>>

03-03-06
Gympie e' un paese tranquillo, dirama le sue strade lungo salite e discese di un colle. Uscito dalla biblioteca avrei voluto sdraiarmi nel parco difronte, accanto al laghetto calmo e placido d'alghe, ma no, troppa umidita', preferisco passeggiare.
Le salite sono certamente faticose, ma offrono scenarii spesso sorprendenti... dalla cima del paese si vede l'Oceano sbattere l'azzurro della coda.
Alle spalle delle campane suonano... una Chiesa!
L'interno e' semplice, colonne bianche e navate in legno.
Mi siedo e fisso il crocifisso centrale. A me son sembrati solo cinque minuti, ma probabilmente ne son trascorsi di piu'... non ricordo dove scorrazzassero i miei pensieri ma quando il suono di un campanello mi fa voltare... la sala si era riempita di persone (per lo piu' anziane) ed un sacerdote camminava verso l'altare.
Mi alzo in piedi anche io. E' cosi' che ricevo la mia seconda messa australiana, Via Crucis compresa.
Le nonnine mi sorridono stupite, forse contente nel vedere una persona sotto i Sessanta! Forse perche' ho vestiti strani.
Addirittura una si siede accanto a me per dividere la lettura delle stazioni!
Finita la cerimonia e' buio. Piove. Siamo rimasti io ed il sacrestano...
-Brutto tempo per mettersi in cammino...- Mi dice avvicinandosi al portone dove ero appoggiato.
-...e per di piu' sta' rinfrescando- Aggiungo io. -Mi chiamo Alessandro e sono in viaggio... in viaggio per l'Australia. Credi creeerei problemi a chiedere ospitalita' al padre...?- [...] Adesso sono sdraiato su d'un letto.
C'e' una cella accanto alla chiesa... per questa notte sara' la mia casa.
Domani colazione con Don Edward.

04/03/06
Gli uccelli fischiettano le loro vocali ed i colori lentamente escono dalle tane... e' mattina!
Nuovamente vertigini alzandomi dal letto... non ho febbre ne' tosse, ma per camminare devo appoggiarmi al muro.
Caffe', frutta e cereali con Don Edward. E' un signore sulla sessantina, occhi azzurro/grigio, lineamenti limati dall'eta' ed una voce calma e profonda.
-Che cosa cerchi da questo viaggio?-
-Non lo so. Sento il bisogno di vedere, di imparare, di conoscere l'indole della gente ...e sopratutto me stesso.- -Ed e' bene- mi risponde -perche' tutto parte da una ricerca.-
Non mi chiede se sono credente, cattolico o protestante... tuttavia provo a spiegare ugualmente...
Il mare quando e' una tempesta o quando dondola calmo sull'Aurora...
I cieli azzurri che pongono piume di luce sul turbante dell'orizzonte...
Gli occhi delle persone, gli odori nascosti nell'umido delle corteccie...
C'e' qualcosa di grande dietro tutto cio', come una musica... un entusiasmo che spinge lo spirito a viaggiare, a conoscere...
Io lo chiamo Liberta'.
Mia madre, mio fratello, invece vedono oltre questo Infinito, vedono dietro ogni cosa Dio.
Io credo... ma il mio dio non ha nome.
Forse per questo che viaggio, forse per questo talvolta mi siedo nelle chiese ad ascoltare in silenzio...
Il vecchio parroco sorridendo fa un cenno d'assenso con la fronte.
-Un'altra tazza di caffe'?- Mi domanda. Senza nessun commento aggiungere.
Chissa' se sono riuscito, con il mio inglese limitato, a esprimere i pensieri.
Finito di mangiare, Don Edward esce per una chiesa di campagna. Io torno a sdraiarmi a letto.
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