ISOLA DEL GIGLIO
Sono tanti i gigliesi sparsi nel mondo, ognuno con una propria storia da raccontare.
Noi abbiamo deciso di raccontarvi ogni settimana la storia di Alessandro Bossini, un isolano partito dall'Isola del Giglio verso l'Australia per esplorare il continente oceanico in un modo insolito: con un sacco a pelo, una bicicletta (fedele compagna di viaggio) e tanta voglia di esplorare il mondo.
Alessandro non è nuovo ad avventure stravaganti ed originali, ultima delle quali è il viaggio in bici da Valencia a Firenze attraversando in poche settimane i più variegati paesaggi pirenaici ed alpini.
Dunque, con cadenza settimanale, vi abbiamo resi partecipi del suo "Australian Trip" attraverso i racconti che egli stesso ci ha fatto pervenire riguardo le sue intriganti avventure che ogni giorno si è trovato a vivere.
Con i capitoli di oggi si conclude la sua avventura.
Speriamo di esser stati utili ad Alessandro per rimanere in contatto con la sua isola ed ai nostri lettori che hanno voluto seguire il suo viaggio e, perchè no, condividerne le emozioni. 

CAPITOLO 42 (Pt. Pirie):
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19-04-06
Pt. Augusta si allontana alle spalle. Poche centinaia di chilonetri e la', dietro il promontorio, Adelaide si stende con colline, il suo porto, gli alberi ai bordi delle strade, le piazze ed i palazzi... e' una citta' accogliente in cui ho vissuto due mesi prima di partire in bici.
La' ho degli amici, forse mi fermero' da loro per un po'.
Il vento e' forte, mi schiaffeggia gelido, penetra nella giacca, fin sotto la maglia e la pelle diventa ruvida di tremore.
E' decisamente autunno. Quasi inatteso. Dal rosso della terra brulla ecco tutt'assieme lo stesso colore su nuove tonalita'. Vigne ordinate in file salgono e discendono i colli sventagliando bandiere gialle ed arancioni mentre le auto rientrano dalle vacanze pasquali trainando barche di ogni dimensione.
Sul naso mi pende una goccia di gelo e nonostante lo scuotere la testa non accenna a cadere.
Sul mare le nuvole hanno una forma familiare, come un maglione di lana stropicciano il loro grigiore verso il basso.
Piovera' presto e con la fronte china sul manubrio conto i chilometri che mi separano da Pt. Pirie.
Il buio scende improvviso ultimamente, giusto il tempo di comprare qualche biscotto e quando le porte scorrevoli si riaprono le vie di Pt. Pirie si sono annerite d'ombre.
-Scusi, sa indicarmi l'ostello piu' vicino?- -Ostello... no, mi spiace, sono tutti chiusi.- No... Non ci voleva questa!
Cammino con le braccia incrociate in un abbraccio che certo non puo' ripararmi dalla gelida brezza.
La stoffa sintetica dei vestiti e' bagnata, la sento avvolgermi come la pelle di un serpente e stretto da questa morza ogni movimento si fa lento.
<<Non posso dormire nella tenda... non stasera.>> I 40$ per l'hotel mi sembrano eccessivi... sopratutto perche' e' la cifra precisa che mi rimane.
Il paese e' abbastanza grande ed a me basta una sedia protetta da 4 mura ed un tetto.
Percorro le strade cercando.... non so' bene cosa.
In un pub della gente ride alzando bottiglie di birra, ragazzi si allenano in un campo da football... ed e' la sera che mi sento piu' spaesato e vorrei avere una casa ed un attimo di tregua.
<<...hei, una chiesa!>>
Entro da una porta laterale che stranamente e' ancora aperta nonostante l'ora tarda.
C'e' penombra, qualche candela piega la fiammella allo spalancarsi della porta. Silenzio. Nessuno all'interno.
Le panche sono rivestite di morbidi cuscini rossi, un'aria tiepida invita alla preghiera... nel mio caso al sonno.
<<Questo non e' un dormitorio!>> penso.
Apro la porta ed esco.
La casa accanto e' l'abitazione del parroco.
Resto immobile per diversi minuti fissando il campanello.
Quando il freddo riflette la sua lama lungo la schiena, quando le gambe son pesanti ed il gelo e' una scossa che frizza ogni passo, quando non si hanno piu' forze e sedersi e' l'unico desiderio... orgoglio e timidezza son le prime cose che scompaiono.
<<DRIIIIN>> Suono.
-Hemmm... buona sera.... mi chiamo Alessandro, sono appena arrivato in citta'.
Mi spiace disturbare... e' che viaggio per l'Australia con bici e tenda, ma stasera e' veramente freddo, ho vestiti bagnati ed il cielo promette pioggia... Avreste un angolo al riparo dove possa stendere il sacco a pelo?- Dietro l'uscio due uomini mi fissano.
Uno ha la barba, faccia scavata ed occhi scuri che indagano.
L'altro e' il sosia di Patrik Swezer, l'attore.
-Quale santo avete nella vostra isola?-
Tra le domande che mi fanno... ma non son sicuro che abbiano capito qualcosa dal mio racconto su San Mamiliano e Lorenzo...
Poi Don "Patrik" mi dice:
-Noi non abbiamo posto qua... ma la parrocchia ha a disposizione un fondo...
sarebbe nostro piacere offrirti un letto in albergo.- Spalanco gli occhi squotendo la testa <<Ma in che cavolo di situazione mi son messo...!>>.
-NO...no... grazie. La tenda va benissimo. In fondo non fa poi cosi' freddo....-
E uno scroscio d'acqua scende improvviso.
I due preti si mettono a ridere mentre io resto impietrito sotto la pioggia, zaino in spalla e casco sotto braccio.
-Abbiamo una riunione tra mezz'ora, dai, facciamo giusto in tempo ad accompagnarti-
Ed io mi sentivo come una foglia bagnata che il vento strappa dall'albero e spinge in direzioni che neanche lui sa.
Il letto della camera e' morbidissimo e la signora che mi accompagna dice:
-Tra 20 minuti e' pronta la cena...-
-Ma no... non c'e' bisogno. Non ho fame...- Rispondo.
-Ma... hanno pagato anche per il pasto...- Ero decisamente imbarazzato, ma al mattino mi son svegliato con un sorriso enorme.
I vestiti si erano asciugati e nonostante il vento soffiasse sempre contrario adesso il cielo era chiaro.
Torno nuovamente alla casa dei preti, una forte stretta di mano e:
-Grazie!-
Uscendo dal paese mi fermo in un bar per riempire le borraccie.
-Di dove sei?- Mi domanda la signora.
-Italia... Toscana... Firenze...-
-Davvero? Questo bar si chiama "Bar Firenze"! Allora devi provare il mio cappuccino per dirmi se e' come quello italiano.- Siamo rimasti a parlare piu' di un'ora, raccontandomi da vecchie storie d'immigrazione a quella del Capitano Pirie che fondo' la citta.
Poi una foto insieme al barista, un ragazzo islamico che per ora e' figlio adottivo della signora, ma presto la sposera'!!!
Un abraccio, una busta con tramezzini alla salsa araba e lascio il Porto scuotendo la mano in segno di saluto.
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CAPITOLO 43 (Pt. Wakefield) :
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Il 20 sera ero a Pt. Wakefield
Lungo la strada vento e campi mietuti. Il giallo predomina, in lontananza le colline si sovrappongono con linee dolci e rotonde ed ogni volta che siedo a riposare le percorro con lo sguardo, spesso mordendo la loro morbidezza come la guancia di una ragazza.
Il mare e' vicino ed il Giglio mi chiama.
Non e' nostalgia, non e' lontananza, e' solo che mi chiama.
Piccoli uccelli a stormi volano sui campi, si posano, subito ripartono, hanno colore metallico che talvolta piega al bianco. Nei loro tuffi tra la paglia rivedo le pinne argentate dei pesci quando saltano tra l'oro delle onde... Gli abbaglianti delle macchine hanno la voce del Faro Verde e di quello Rosso, e tra questi cespugli mi pare di rivedere anche le greppie nascoste dai rovo dell'Isola.
Un po' rimpiango le notti passate nei "Rest Area" dell'Outback, desolati spiazzi di terra dove talvolta si fermavano i viaggiatori... altre volte no... ma sempre si poteva accendere un fuoco e la brace scoppiettava sotto il silenzio delle stelle.
Al bruciare caldo delle fiamme i vestiti si asciugavano dalle incertezze, la pelle si rilassava ed i sogni scorrevano in tutte le direzioni.
Pt. Wakefield e' veramente piccolo.
Un campeggio per soli camper e un motel al completo.
<<Ed ora dove vado?>>
Ho dormito in una casa diroccata!
Mentre il buio scendeva con sibili di vento storie di fantasmi mi balenavano trai pensieri.
Al mattino sarei voluto partire con le prime luci ma pioveva.
Solo 120 km ad Adelaide ed il vento sputava contro gocce cosi' fitte da non poter tenere gli occhi aperti.
<<6 ore in queste condizioni non riusciro' ad affrontarle>> E ripensavo a quel signore che il giorno precedente mi aveva offertro un passaggio...
-Neanche per sogno- Risposi. -Questi sono gli ultimi 200km di un lungo viaggio... non posso mollare adesso!- Ed invece si, adesso si che avrei accettato.
Allungai il braccio con il pollice alzato faccio cenno alle macchine che passavano.
Nulla.
Le auto sollevavano nebulose dalle pozzanghere e piu' bagnato di prima le osservavo allontanarsi dal bordo della strada.
Sono arrivato ad Adelaide alle 16:00 e ringrazio il cielo che nessuno si sia fermato a caricarmi.
La soddisfazione di finire questa avventura con le mie proprie forze e' qualcosa di indescrivibile.
Sono entrato in citta' canticchiando, ho percorso le vie del centro sorridendo ad ogni persona che incrociavo, poi ho risalito il corso del fiume fino alla casa dei Donato, la famiglia che mi ha ospitato per due mesi.
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CAPITOLO 44 (Fine) :
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Oggi 21 Aprile 2006 sono arrivato ad Adelaide.
Tre mesi, migliaia di chilometri, bici, tenda e sacco a pelo.
Mi fermero' qualche settimana qua, nuovamente ospite di una famiglia che ho conosciuto all'aereoporto, poi un aereo mi riportera' in Italia.
Avrei voluto tornare al Giglio con la bici, magari partendo da Atene... in fondo il Giglio e' la mia casa, il punto di partenza e di ritorno di ogni viaggio.
Ma la mia "Giro" ha ceduto.
I cigolii si sono fatti piu' acuti e nel telaio adesso le crepe si diramano come capillari rugginosi.
Ma non importa... che gia' sogno un viaggio per altre "vette" ...ma piu' in la', l'estate e' sacra all'Isola.
Bene, con questa e-mail concludo quindi i "resoconti" di viaggio.
Non so' se sono stati letti (apparte da mia mamma), ne' se son piaciuti.
Ma anche questo non importa... e' stato divertente scrivere.
A presto
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Isola del Giglio CON UNA BICI ... FINE DEL VIAGGIO 1