Ho appreso con grande gioia che il capolavoro di Sorrentino «La Grande Bellezza» ha fatto il pieno di riconoscimenti agli Efa, gli European Film Awards. A Sorrentino è andato il premio come miglior regista e a Toni Servillo il premio come miglior attore. La mia soddisfazione, e penso quella di tutti i Gigliesi, è dovuta al fatto che il film è bellissimo e che è stato ambientato, nella sua parte più intima e positiva, proprio al Capelrosso, il faro più splendente dell’Isola del Giglio e che “nel mondo non ce n’è belli come il nostro!”.

In Italia nessuno ha capito il capolavoro di Sorrentino, compresi i critici. La narrazione rappresenta, con “i tempi lunghi della storia”, la decadenza di una Roma che già aveva mostrato il suo languore ne "La dolce vita". Solo il ritorno onirico nell'isola-utero riporterà un bagliore di umanità al disincantato Jep/Servillo, il protagonista del racconto. Solo lì, sotto il faro, che illumina il mare ai naviganti verso sud, torna il sorriso e la giovinezza a Jep. L’isola e il faro rappresentano il calore, il sorriso, la gioia di cui tutti noi  abbiamo bisogno “per lo gran mar de l'essere”. Lo spannung della Grande Bellezza è rappresentato proprio dal faro. Il film va oltre quello di Fellini: è la poesia del fanciullino che sta dentro di noi. e che ci dà sollievo, consolazione. Lui è lì nel nostro cuore. Basta saperlo ascoltare. Non importa l’età che abbiamo. Ma pochi sanno ascoltarlo e capirlo. Proprio come il film di Sorrentino.

F.C.