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Ventennale del massacro di Srebrenica
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Ventennale del massacro di Srebrenica

Nella giornata di ieri la repubblica serba della Bosnia ed Erzegovina si è fermata per celebrare il ventennale del massacro di Srebrenica, un efferato crimine di guerra (genocidio) avvenuto durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina nel 1995.

Migliaia di musulmani bosniaci furono uccisi l'11 luglio 1995 da parte delle truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić, con l'appoggio dei gruppi paramilitari guidati da Željko Ražnatović, nella zona protetta di Srebrenica che si trovava al momento sotto la tutela delle truppe olandesi delle Nazioni Unite.

Secondo le istituzioni ufficiali i morti furono oltre 8.372, sebbene alcune associazioni per gli scomparsi e le famiglie delle vittime affermino che furono oltre 10.000.

A giugno 2015, 6.930 salme riesumate dalle fosse comuni sono state identificate mediante oggetti personali rinvenuti oppure in base al loro DNA che è stato confrontato con quello dei consanguinei superstiti.

A SREBRENICA

A Srebrenica e nei dintorni non sono mai stato.

A dire il vero, non so neppure dov’essa si trovi.

Oltre Fiume non sono mai andato. Conosco, però, quella gente di cui gli Istriani, soprattutto i parenti di mia moglie, che sono d’Albona, e che hanno “servito” due “regimi”, quello di Mussolini e quello del Croato Josip Broz, ben sapendo sia degli Ustascia di Ante Pavlovic, che dei tanti “Infoibatori” che ne hanno seguito le "gesta mostruose", ne parlavano male, definendoli razzisti e assai violenti.

Quando intendevano tenersi “riservati”, (Il Maresciallo Tito era ancora ben vivo e vegeto), se la cavavano dicendo, più semplicemente ch’erano un “popolo” di prepotenti. Già! di prepotenti strutturali!

Di quello che avveniva a Srebrenica, per opera, appunto, dei Serbi di matrice cristiana, si sapeva tutto. Le uniche che fingevano di non sapere, forse perché troppo vicine al luogo del genocidio, quasi fossero presbiti, erano le “forze” dell’O.N.U., armate di tutto punto, colà inviate per interporsi tra i “contendenti”, ovvero tra vittime e carnefici, come se le une avessero pari colpe e pari responsabilità degli altri.

Sicché, temendo per loro stesse, non solo non s’interposero affatto, ma, talvolta, favorirono il genocidio ed ogni altra violenza perpetrata contro i mussulmani.

Chi può dire, che le migliaia e migliaia di uomini, vecchi e bambini, che, sono stati rinvenuti, magari casualmente, nelle fosse comuni, cui, di sicuro, altre seguiranno; chi può dire che le migliaia di stupri perpetrati su donne d’ogni età, come avvenne, in Italia, con le “marocchinizzate” del Mezzogiorno, col “passar del Fronte alleato” (femmine, la cui fede impone pudori talvolta insormontabili al cospetto del maschio), non siano all’origine di tante efferatezze contro i Cristiani, che i Fondamentalisti islamici, giorno dietro giorno, perpetrano nel mondo?

Quanto avremmo voluto, allora, e per questo, scrivemmo versi di fuoco a Wojtila, che il Papa, anziché rivolgere appelli di pace e di concordia, a gente le cui orecchie, nemmeno le trombe di Gerico, avrebbero sentito, ancorché malato, malandato e stanco, oltre ogni dire, quale estremo sacrificio, andasse di persona, a Srebrenica ad impedire uno scempio che, ancora grida vendetta al cospetto di Dio; uno scempio, di cui, oggi non avremmo affatto bisogno di celebrare un’ipocrita commemorazione.