ISOLA DEL GIGLIO
Sono tanti i gigliesi sparsi nel mondo, ognuno con una propria storia da raccontare.
Noi abbiamo deciso di raccontarvi ogni settimana la storia di Alessandro Bossini, un isolano partito dall'Isola del Giglio verso l'Australia per esplorare il continente oceanico in un modo insolito: con un sacco a pelo, una bicicletta (fedele compagna di viaggio) e tanta voglia di esplorare il mondo.
Alessandro non è nuovo ad avventure stravaganti ed originali, ultima delle quali è il viaggio in bici da Valencia a Firenze attraversando in poche settimane i più variegati paesaggi pirenaici ed alpini.
Dunque, con cadenza settimanale, vogliamo rendere partecipi tutti coloro che ne sono interessati del suo "Australian Trip" attraverso i racconti che egli stesso ci fa pervenire riguardo le sue intriganti avventure che ogni giorno si trova a vivere.

CAPITOLO 36 (Frammenti di viaggio):
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31-03-06
Tennant Creek
E' una settimana che ho lasciato Ddarwin... i giorni sono passati veloci sfogliando nuovi incontri e sorprendenti paesaggi. Solo adesso trovo un po' d'ombra per scrivere ma non ho molto tempo a disposizione quindi, nonostante sia stata una settimana intensa, cerchero' di sintetizzare... che gia' il cuore dell'Australia pulsa il suo richiamo. Alice Springs e' vicina!
Ma cominciamo con ordine da dove ero rimasto: Darwin.
Una cittadella vestita di tranquillita' e calma. Il territorio circostante e' un paradiso trropicale, guide aborigene scortano piccoli gruppi in sentieri soffocati dal verde, il becco dei pappagalli schamazza su ogni ramo ed e' facile perdersi nel Parco Nazionale.
Foglie e liane si intrecciano a dispetto della gravita', corsi d'acqua allargano il loro ventre in piccoli laghi dove il fondale e' trasparente e la luce che riflettono e' un fluido rinfrescante.
Qua non esiste l'estate o l'inverno, non ci sono mezzastagioni, no!
Per sei mesi regna umido e pioggia, per i restanti sei caldo secco.
Il verde si piega nel giallo, la terra che parlava di mormorii azzurri diviene muta e le sue labbra si screpolano sotto il sole.
Ogni locale, ogni casa, ,ogni auto e' fresca di ariacondizionata. Uscire all'aperto e' traumatico... improvvisamente una marea calda crolla tutt'attorno come sabbia bagnata ed i polmoni a fatica si riempiono d'aria.
Nel McDonald's si stavas bene, aria fresca ed una sala pulita.
-Torna domani- mi dice un commesso -che parli direttamente con il principale. Vedrai non ci sono problemi ad assumerti-.
Invece...
-Siamo gia' al completo con il personale, mi spiace-
Cavolo! Ed io che dopo due mesi mi ero fatto appositamente la barba!
<<Megliio cosi'>> penso <<ho 1/2 continente da esplorare e questa coperta di umidita' inizia a pesare... Domani riparto>>.Tornando all'ostello vedo sventolare una bandiera italiana sulla porta di un ristorante.
-Salve. Sei italiano?- Domando (in inglese) al pizzaiolo.
-De Roma- Mi risponde indicando una sciarpa con la Lupa.
Fabio, mi pare si chiami. E' sposato con una Austrtaliana da sette anni ma il cuore e' nella Capitale.
-Cerchi lavoro? ...dai, ci famo na' pizza che me racconti der viaggio...- Ma entrano dei clienti...
-Fabio, grazie per l'offerta ma domani parto. Sara' per un'altrra volta...- Ormai ero in viaggio con la testa ed avevo gia dimenticato la necessita' di lavorare.
All'ostello un nuuovo ragazzo sta' sistemando le lenzuola.
E' giapponese, ,mi saluta educatamente con un inchino, ma quando gli dico che sono in bici da Adelaide esplode in esclamazioni di stupore, agita le braccia farfugliando qualcosa.
-Anche io!!!- Riesce a tradurmi in inglese dopo qualche minuto.
Adelaide-AliceSprings-Darwin... certo, con una bici attrezzata e tagliando per l'interno con brevi tappe, ma ha attraversato il deserto nei mesi piu' caldi, solo...
Ritrovo nei suoi racconti la stessa liberta', fatica ed entusiasmo del mio viaggio. Poi il dialogo dilaga sui manga, sull'avventura, sullo studio.
E' fantastico incontrare e conoscere nuove persone; Oshima sara' alto 1,50, capelli neri ed occhi a mandorla. io e lui, due persone diverse, culture differenti, eppure uno spirito affine che ci ha trtascinati nella stessa esperienza.
Il mattino seguente parto all'alba con grande carica, di Oshima ho l'e-mail e l'invito a trascorrere un mese ospite in giappone. Per non smentire la fama nipponica appena salgo in bici mi scatta una decina di foto.
Poi porgendomi uno stik anti-zanzara mi dice:
-Questo e' un regalo che un ciclista mi ha fatto ad Alice Springs. Era partito da Darwin. Tieni. Adesso io lo lascio a te, come in una staffetta.
Magari quando arriverai ad Alice Springs lo regalerai anche tu a qualcuno che lo riportera' qua.-
-Grazie- Rispondo. E gli consegno una maglia con la Croce del Sud.
Che fatica iniziare a pedalare dopo una settimana di inattivita'.
Il cielo incombe di nuvole ed i ritmi di viaggio sono condizionati dalla direzione dei temporali.
L'umidita' e' impressionante, toccandomi la maglia non riesco a capire se e' bagnata o asciutta.
Acquazzoni scoppiano inattesi e viaggiare con il buio e' troppo rischioso ...ma almeno raccogliendo l'acqua piovana non rischio la disidratazione!
Il secondo giorno un temporale mi costringe, ,pomeriggio e notte, in un area di ristoro (uno spazio con tavolo e panca di cemento copeti da tettoia).
Fortunatamente ho l'accorrttezza di fermarmi appena mi accorgo del grigiore che insegue; l'area di ristoro successiva distava 55km e per 8 ore il cielo ha rovesciato tutto il suo furore sulla terra.
Ma la permanenza e' stata piacevole. Non ero solo. Anche un camper si e' fermato e sorseggiando te' bollente e biscotti ho conosciuto una coppia (sui 50) che viveva lavorando nomade per l'Australlia.
Certo, dormire sul cemento del tavolo (il terreno era troppo fangoso per fissare al tenda) non e' certo il massimo della comodita', i lampi abbagliavano ogni 28 secondi e le zanzare sembravano gradire l'odore del repellente... ma anche questo fa parte dell'avventura.
Dimenticavo... un altrto raggio della ruota si e' rotto!!!
Ho fatto una deviazione di 40 km per raggiungere un paesino, ma il negozzio di bici vendeva solo tricicli!
Uffa!!! <<Provero' ad arrivare a Kathrine>> ma viaggiare con una ruota piegata e' faticoso, soprattutto quando il vento e' contrario.
La sera di Domenica ero a Kathrine. Ricordavo le strade, riuscivo persino a riconoscere alcuni volti.
Passai la notte nuovamente vicino alla chiesa.
Nuovamente alle 06:00 del mattino le vetrate si illuminano, le porte si aprono e padre Vincent celebra la messa per le quattro suore.
Oggi pero' il parroco era affiancato da un altro sacerdote. Si chiama David, di Darwin.
Un volto da ragazzo a cui mai avrei dato 38 anni.
Sono invitato a colazione.
Intorno ad una tavola rotonda sono sedute diverse persone, profumo di pan tostato, marmellata, cereali e caffe'.
Padre David conosce l'Italia e ne e' affascinato, cosi' le due ore successive si trrascorrono parlando e suonando la chitarra.
Tra i presenti c'e' un'anziana signora aborigena. Volto scarno, braccia sottili e mani marcate da profonde linee.
Mi racconta del suo villaggio, in un'isola a Nord di Darwin, della semplice vita che trascorrono.
-Mum Muk- prima di partire mi dice baciandomi guance e fronte.
-Cosa significa?- Domando. -E' un saluto?-
-No- mi risponde. -E' una benedizione. Quando lasciamo una persona non diciamo <<Arrivederci>> o <<Addio>>, ma <<Va con la nostra benedizione/ va che il nostro cuore e' con te>>.
-Mum Muk- Rispondo.
Sistemata la bici parto nel poneriggio.
Il caldo si fa piu' secco, il cielo cambia colori allontanandosi dalla costa.
Le nuuvole scompaiono gradualmente, inizialmente sfoltendosi in bianche margherite, poi diramandosi in vel sempre piu' fini.
La vegetazione si dimezza, lungo la strada si alternano distese di alberi di nudi rami a laghi nascosti sotto prati di ninfee, l'acqua talvolta sale al bordo dell'asfalto e la chioma degli arbusti sembra una verde spugna che galleggia su specchi color smeraldo.
Il vento continua a soffiare da Sud.
Maledizione!
Darwin ormai e' lontana centinaia di km, il sole vibra come un neon e della pioggia non e' rimasto neanche il ricordo.
<<Forse e' megliio se inizio a viaggiare di nuovo la notte...>> penso. Ma l'autostrada della savana e' un animale pericoloso.
Nelle ultime ore del pomeriggio il sole china il capo e tutto sembra perfetto, non fanno piu' paura le distanze con l'aria che si rinfresca.
Invece...
80km da percorrere dopo il tramonto sono un atto di forza.
La luna e' anoressica e le tenebre succhiano i colori. Tuttavia il cielo...
il cielo e' magico. Toglie il respiro, ,le stelle sono scintille di fuochi d'artificio appese nell'eternita' ed occupano ogni fazzoletto astrale, galleggiando sul nero dell'orizzonte le loro corone mi invitano a inseguirle come da bambini si fa con le lucciole.
Ma il vento soffia contrario e si procede lentamente.
Impossibile riposarsi, appena la bici si ferma sciami di zanzare assaltano ogni parte del corpo... questi insetti non pizzicano, no! Mordono!
Come rotolarsi in un cespuglio di ortica.
A poco valgono gli spray. Si puo' solo andare avanti fino all'area di ristoro successiva (talvolta anche piu' di 100km).
Non c'e' possibilita' di stendere la tenda, uscire dalla carreggiata senza vedere significa rischiare di cadere in un fossato, in un pantano o essere assalito dalle termiti.
Non c'e' scelta. Si stringono i denti e si va avanti.
<<Ma perche' sono qua? Cosa sto' cercando? Vogliio una casa, un letto... voglio, voglio...>> poi guardo il chiarore della Via Lattea e sorrido.
Penso che la mia Via, che questa Via, e' qua per farmi porre delle domande, non per darmi risposte o rivelarmi il senso della vita.
Larrirah e' un "paese di sei case (le ho contate). Sono arrivato a notte fonda ma il campeggio era aperto e 4 $ per una doccia e un posto tenda mi sembravano piu' che ragionevoli.
Al mattino Max, il proprietario, lunghi capelli ed un vestito do tatuaggi, mi offre il caffe'.NOta subito che sono affascinato dalla pelle di coccodrillo appesa al muro (lunga piu' di 5m), cosi' sghignazzando acuti <<HI HI HI>> si avvicina ad un acquario e tira fuori un cucciolo di cocco.
-Questo e' suo figlio- Mi dice indicando la sagoma appesa.
-Prendilo pure in mano... ma attento che morde...- <<HI HI HI>> sghignazza di nuovo.
Blocco la testa del rettile (una 60ina di cm), la coda si dimena, gli artigli raschiano.... <<ma e' un dinosauro>> penso.
Occhi gialli riflettono il mi volto, la pelle e' liscia e soffice come una bottiglia di plastica.
-Aspetta, aspetta...- dice Max -ho un altro amico da presentarti- E cosi' ho allattato anche un cucciolo di canguro grande come un gatto.
Che creature affettuose che sono... finita la poppata mi seguiva per abbracciarmi le gambe. Amano essere presi in braccio e accarezzati!
Hanno occhi enormi, scuri, che sembrano leggere i pensieri...
Max e' un tipo alla Crocodile Dan Dee, burbero ma rispettoso e profondo conoscitore della natura.
Sulla bici mi attacca un adesivo con il nome del locale.
-Cosi' non ti scordi di noi- mi dice.
Il vento soffia sempre piu' forte.
Procedo lento, ,talvolta sbando per violente folate.
Dai 28 km all'ora sono sceso a 15km/h!
Maledizione!
La canna che sorregge il sellino ha ceduto di nuovo. La saldatura si e' riaperta... non so' quanto reggera' prima di spezzarsi.
Da stazione a stazione corrono circa 90 km e alle condizioni attuali sono costretto a pedalare anche nelle ore piu' calde.
Sotto l'elmetto la pelle brucia, i sensi evaporano e la Terra ruota cosi' velocemente che se ne avverte il movimento.
Quando le forze vacillano mi sdraio a terra, non tanto per riposare quanto per trovare una motivazione valida per andare avanti.
<<Forza Ale. Pensa agli amici che ti aspettano... Non puoi mollare adesso.
Non ha senso un viaggio se non puoi trasmetterne le esperienze>>.
E riparto.
<<Alzati Ale. Il Giglio ti aspetta... c'e' il palio, i ragazzini che fanno il tifo, le vele, il mare... la casa...>>.
E riparto.
<<Hei Ale. Ddai che Mamma si preoccupa, Babbo ti aspetta ed ogni fratello ha un abbraccio per te.
Risali in bici. Dai>>.
E riparto.
Ma quando sono veramente in crisi e voglio solamente dormire, c'e' un solo pensiero che mi fa risalire e giungere a destinazione:
Mi immagino mio fratello Marco raccontare ai suoi amici:
-Mio fratello Alessandro sta' attraversando il Deserto in bici...- -E' impossibile, non ce la fara' a tornare, e' troppo caldo...- gli rispondono.
-Certo che torna. Mi ha detto che quest'estate ci alleniamo in canoa assieme. Certo che torna.- E questo e' il pensiero piu' forte ...l amia energia di riserva.
Durante il viaggio diverse macchine si sono fermate.
-Hei ragazzo. Hai bisogno d'acqua?-
-Beh, ,se ne avete l'accetto volentieri.- Fa piacere scambiare qualche parola, se pur veloce, con altre persone.
E quando un'auto mi incroce o mi sorpassa io sorrido: <<Waw, un segno di vita umana!!!>> Poi per ore solo rettili e qualche falco che vola alto e leggero... che splendidi uccelli che sono!
Alle 17:00 arrivo a Renner Springs, sull'insegna vi e' scritto: <<Desert Hotel>>.
Nel marsuppio ho solo 1$ e 30c.
Non posso neanche prendere un caffe'... il bancomat piu' vicino e' a Tennant Creek (150 km).
Mi siedo. Sono stanchissimo.
Al banco 5 persone sorseggiano birra e cocacola.-Hei ciclista, tutto ok?- -Si grazie- Rispondo. -Sono soltanto un po' stanco-.
La pelle mi bruciava e probabilmente avevo un'espressione veramente affaticata perche' il barista mi porta un bicchiere d'acqua con ghiaccio e la signora mi domanda ancora:
-Vuoi fare una doccia?-
-NO... no.... grazie-
Incrocio le braccia sul tavolo e cado addormentato.
Attimi dopo la stessa donna mi sveglia toccandomi una spalla.
-Oh, scusi, scusi...- dico imbarazzato io.
-Ti fermi qua stanotte?-
-Si e no...- non finisco di spiegarmi che mi porge la chiave di una camera.
-No... no... Grazie. Non ho soldi per pagare...- -Non preoccuparti, mi sembri molto stanco. Tieni.- HO dormito in un letto!!! Aria condizionata, tv e bagno con doccia.
Al mattino partenza all'alba. Ho ringraziato con sincere parole e scritto una dedica sull'album delle presenze.
La stessa sera ero a Tennant Creek.
Piero e' la prima persona che ho incontrato, di Milano, gira per l'Australia in macchina, anche lui lavora nelle fattorie. Viaggia con due ragazze tedesche (molto carine), e' due mesi chge ci prova con una... ma nulla. Non parlano italiano, quindi per due ore abbiamo discusso del piu' e del meno in inglese.
La notte rippartono, io mi fermo in un ostello-campeggio.
Piantata la tenda si presentano alla reseption due individui... nelle loro parole un accento familiare.
-Are you italian?-
-Yes- Mi rispondono.
-Anche io!-
Luca e Giacomo sono due cugini (Torinio e Bologna).
Il mondo e' piccolo... uno di loro e' un sommozzatore e conosce il Giglio.
-Qualche anno fa venivo spesso, in bassa stagione. Un bel posto... l'acqua pero' e' sempre fredda... per la strada poca gente e la sera si mangiava in un ristorante piccolissimo, 6-7 tavoli ed un cuoco che cucinava e serviva anche a tavola...- Trattengo il sorriso a stento.
-Ma almeno cucinava bene?- Chiedo.
-Cavolo! Era un tipo un po' particolare ma faceva dei piatti coperti con la crosta di pane che erano la fine del mondo. Beh... si faceva pagare... ma son sempre tornato. Non so se e' ancora aperto. Mi pare si chiamasse "La P....."-
Stavolta scoppio a ridere.
-Si... si... il ristorante c'e' sempre, il cuoco bizzarro e' mio padre e continua a fare "il pesce in crosta"-
La mattina seguente si fa colazione assieme. I cugini ripartono, naturalmente con la promessa di riincontrarci all'Isola del Giglio la prossima estate.
Io invece mi fermo ancora un giorno nella speranza che il vento si calmi.
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CAPITOLO 37 (Maledetto vento) :
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05/04/06
Alice Springs
Col cavolo che il vento si e' calmato.
Ho lasciato ugualmente Tennant Creek.
Nonostante le raffiche di vento mi facciano rannicchiare sul manubrio, il panorama attorno ha dell'incredibile.
Rosso.
La terra e' rossa come sangue, e' una polvere incollata a pietre e cespugli.
Anche la pelle sulle braccia, gambe e viso si e' tinta dello stesso colore; ma cio' che rende il quadro unico e' il contrasto con le secchiate di azzurro che colano dall'alto.
Guardo il cielo e respiro, poi la terra e la gola si stringe d'arsura.
L'acqua e' un problema. Posso caricarne solo 6 litri e partire sperando nel buon cuore delle persone... finora sono stato fortunato. Ad ogni area di ristoro ho incontrato dei "buon samaritani" che mi hanno rifornito, altrimenti avrei dovuto bere quella dei container che per settimane resta scoperta ed esposta ad insetti (o peggio ancora a carcasse di animali).
Anche nelle stazioni di servizio non sempre trovo acqua "buona" (per "buona" intendo pioggia bollita), spesso quella del rubinetto e' salata, densa, talvolta torbida.
Soltanto per la gran sete riesco a ingerirla... non mi ha mai dato mal di stomaco, ma la pelle lacrima sale, cosiche' i vestiti, quando la notte li asciuga, si velano di bianco e divengono rigidi come cartone.
Per quanto riguarda l'alimentazione, beh, molto sregolata... ma lo e' sempre stata.
Il fatto e' che generalmente mi nutro di frutta e verdura; da Adelaide fino al Queensland non e' stato un problema, sono zone ricche di vegetazione. Ma qua, nei Territori del Nord, e' deserto.
Nelle stazioni di servizio ci sono solo "pies" (pasticci di carne).
E' quasi un mese che vado avanti solo di queste tortine!
E quando mi fermo in un paese con un supermarket divoro chili di cioccolata.
Ricordo che in un paesino un'insegna gigantesca indicava un negozio di frutta.
<<Wow>> penso <<finalmente frutta fresca!!!>>.
Ma sugli scaffali nient'altrro che cipolle, patate ed aglio.
-Scusi- domando -ma la frutta?-
La signorina mi conduce nel retrobottega e difronte ad una cella frigo mi dice:
-Quando hai scelto mi bussi che ti riapro- e chiude la porta.
Poca frutta e prezzi altissimi.
Prendo una mela. 2$.
Ma tornando a questi ultimi giorni... Devil's Murbles!
Immaginate un deserto rosso, piatto, dove si puo' ruotare su se stessi e vedere, in ogni sua parte, l'orizzonte stendersi come olio.
Poi un bivio, un lieve dosso ed ecco che un accampamento di macigni enormi sfida il vento in precarie posizioni.
Sono massi 15-20 metri alti, come gigantesche uova si appoggiano l'un l'altro in un castello di carte.
Ho provato, sapete, a spingerli, a farli rotolare giu'.
Nulla.
Tonnellate di granito dormono in punta di piedi.
Il vento soffiava perdendosi in questo labirinto, ho fissato la tenda mentre le ombre creavano volti nei monoliti, d'improvviso la notte e' esplosa di stelle... qualcosa di magico... ancora.
Il viaggio continua, chilometro dopo chilometro, la solitudine diviene un martello che batte violento sul timpano della fatica.
<<Basta, basta, mi fermo qua...>> ma e' sufficiente un auto che accosta per accertarsi che stia bene (talvolta mi offrono un tramezzino o zucchero in bustine) e riparto con entusiasmo.
Ho incontrato anche una coppia che da Adelaide stava andando a Darwin... in bici doppia.
Sono svizzeri e per mezz'ora si e' parlato... fermi ognuno nel proprio lato di strada.
Ho capito perche' nessuno va nella mia stessa direzione... in questi mesi un forte vento attraversa l'Australia da Sud a Nord!!!
Avro' vento contrario per tutto il tragitto!!!
Oggi crisi.
80km da Alice Springs e un vento cosi' forte che l'erba ai bordi della strada era perennemente genuflessa.
Gli alberi si frustavano a vicenda con i loro rami secchi ed io quasi piangevo dalla disperazione.
8km/h la mia velocita'!!!
Poca acqua e nessun distributore a cui rifornirmi.
Demoralizzato:
<<O trovo una soluzione o in queste condizioni e' impossibile finire il viaggio>>.
Dopo 40 km (e 6 ore di lotta) una delle poche macchine che sono passate ma ha dato un passaggio.
Sono ad Alice Springs e nonostante sia la capitale del Northen Territory pochi mezzi arrivano e partono da questa citta'.
Ed ora?
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CAPITOLO 38 (Tuffo nel cuore) :
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05/04/06
Alice Springs

Nonostante tutto Alice Springs e' una citta' vivibile.
Protetta da una muraglia di colli rocciosi al suo interno si incrociano sguardi di ogni nazionalita'.
E' una citta' giovane nel turismo.
Backpakers attratti dall'aria selvaggia e vergine che pulsa attorno ad un rosso cuore di roccia: Uluru.
La bici la porto a saldare domani, nuovamente.
Speriamo di non spendere molto.
Aborigeni dalla pelle scura dormono sotto gli alberi che rinfrescano il paese di verde.
Talvolta mi siedo accanto a loro. Mi guardano torvo per qualche istante ma poi iniziamo a scambiare parole.
In un ostello un ragazzo aveva dipinto le pareti con ritratti di aborigeni.
Carboncino.
Nei loro occhi era riiuscito a cogliere una profondita' che la mia paura non mi aveva fatto afferrare.
Adesso quando incrocio i loro sguardi vagheggiare su panchine di radici non ho piu' timore, anzi sorrido... mi vengono in mente i pappagalli.
Questi uccelli (cosi' mio ha spiegato una coppia conosciuta in uin parco) si nutrono di frutta talmente matura che lo zucchero fermenta in alcool e loro si ubriacano.
Svolazzano cosi', ,sbronzi, da ramo a ramo sbattendo l'un contro l'altro sonore capocciate.
Giorno dopo giorno...felici e storditi.
E' sera. Sta' rinfrescando.
Sono almeno 6 i colori che si distinguono sopra l'orizzonte.
Gli uccelli si fanno piu' audaci e da albero ad albero tessono le loro ragnatele di voli.
Mentrre cammino in cerca di un posto dove trascorrere la notte un gruppo di aborigeni mi ferma.
-Buona sera-
-Ciao- Rispondo.
Una ragazza (non saprei darne un'eta'... dai 20 ai 40) sembra interessata a me!
-Come ti chiami? Di dove sei?- E mi abbraccia.
Io rispondo, tranquillo.
Si avvicina anche una vechia, magra che a stento si regge in piedi.
Mi sussurra frasi nell'orecchio, parte in inglese parte in una lingua sconosciuta.
Stanno in evidente stato euforico, ridono, barcollano, c'e' anche un bambino che si diverte a spingere la nonnina a terra. Ad ogni caduta tutto il gruppo scoppia a ridere!
Io la aiuto preoccupato ma a quanto pare le sue fragili ossa sono piu' robuste di quanto sembrino.
Anche due uomini si avvicinano. Hanno gli occhi persi nel vuoto ed un volto inespressivo, parlano lentamente, come bambini appena svegliati.
La ragazza torna alla carica. Mi prende per mano e portandomi in disparte mi chiede il bacio della buona notte!
Per fortuna gli fanno cenno di tornare.
Tiro un sospiro di solievo ed affrettando il passo mi allontano.
Forse domani o dopodomani riparto... forse...
Per favore, per favore, prendete un atlante, una carta geografica, un mappamondo...
Io sono ad Alice Springs, mi dirigero' verso Uluru, poi Adelaide.
Vedete la parte gialla tra le due citta'?
Deserto Deserto Deserto
Il primo paese che incontrero' credo sia Port Augusta, nella costa del South Australia.
Se per una ventina di giorni non scrivero' e-mail le possibilita' sono due:
o sono prigioniero di una tribu' di fameliche aborigene o sono ancora in viaggio.
In entrambi i casi: TRANQUILLI!
Bossini Alessandro

P.S.
Ore 22:20
Cara mamma
sono nella tenda.
Mi ha morso un ragno sulla caviglia destrra.
Se continua a gonfiare vado subito da un dottore.
Se, nella peggiore delle ipotesi, non riusciro' a trascrivere queste pagine in un'e-mail... beh, scrivendo queste righe sto' pensando a te.

Alessandro

P.P.S.
Tutto ok.
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