“I fiori di Maria” piccoli fiorellini di prato, sono tra i primi a riempire le pòste del Giglio e trasformarle in tappeti verde - rosa - glicine. La loro apparizione è garanzia di una stagione fredda che sta per finire. Insomma, questi fiori minuti dal gambo lungo pochi centimetri, sono l’annuncio della primavera gigliese che quando esplode nella sua pienezza, tanto è magnifica, colorata e profumata da provocare in alcune persone un malessere emozionale chiamato “Sindrome di Stendhal”. Mi piace pensare alla magnificenza della primavera con l’esordio dei profumati fiorellini di Maria, la figura emblematica nella storia dei cristiani. La mamma Silenziosa, Umile e Presente in ogni vicenda umana del proprio figlio. La storia della Pasqua è sufficiente per comprendere sino in fondo il valore di questa mamma Magnifica. Con i fiori di Maria ognuno di noi può pensare alla propria mamma, presente o deceduta e trovare ricordi antichi e recenti che ne gratifichino la memoria, o fortunati loro, guardarla negli occhi e leggervi soltanto amore.

La domenica prima di Pasqua, le nostre mamme ci preparavano alla gioia dell’uovo di cioccolato dalla misteriosa sorpresa, che veniva legato al ramo di palma lavorato sapientemente dai gigliesi. Esse un po’ di giorni prima giravano il paese per trovare chi facesse le palme più belle e più alte. Mi ricordo, in piazza Gloriosa (alla Porta) dove abitava Clementina, c’era Adele, la mamma di Nanni (della Bugliola) che dopo averle lavorate, le metteva in vendita una accanto all’altra appoggiate al muro di casa: erano verdi striate di giallo. Alcune mamme le prenotavano: “
Mi raccomando fammi il fiocco grande perché l’ovo da incastra’ è grosso!”

Nel mio vicolo c’era Assuntina di Doro detta la Doretta che realizzava delle palme originali, fantasiose; la mia mamma le prendeva sempre da lei; ma io e le mie sorelle non abbiamo mai avuto quelle dal fiocco grande perché l’ovo da incastra’ era grosso. Le nostre erano palmette fantasiose che reggevano un uovo normale dalla carta stagnola multicolore e brillante (in seguito, con quella carta avremmo fatto tantissimi mondi belli). Però, mamma ci metteva i vestitini  nuovi, i sandalini bianchi con le calzette analoghe e ci mandava in chiesa con la palmetta in mano; lei restava sul baschetto di casa seguendoci con lo sguardo fino a quando non sparivamo alla sua vista. Immagino la sua stanchezza e la sua soddisfazione nell’essere riuscita, pure in quell’occasione ad accontentare le sue tre figlie, che ignare dei problemi familiari, se ne stavano sedute sulle panche gremite di bimbi, di palme e di uova grosse e meno grosse, in attesa che don Albano dicesse: “in alto le palme” e spargeva la benedizione.

Un affettuoso augurio di Buona Pasqua.

Palma Silvestri – della Barroccia