Anche "L'ISOLA", il giornale di Capri e Anacapri, dedica due pagine ad Alessandro Bossini. Ce ne dà notizia il Sindaco che ringraziamo. Tramite un lungo ed interessante articolo-intervista di Giuseppe Ulivi infatti, le gesta di Alessandro fanno breccia anche in altre realtà isolane. Vi proponiamo di seguito il pezzo di Giseppe Ulivi che ringraziamo fin da ora per avercelo concesso:

"Quasi sessantamila chilometri in bici: se vi sembran pochi! Conoscevo suo nonno Dòrico, che era stato consigliere comunale quand’io – son passati cinquant’anni! – ero sindaco del Giglio. Conosco sua madre ch’è consigliere comunale oggi e suo padre che gestisce il ristorante di famiglia a Giglio Porto.

Non conoscevo invece lui sebbene le sue gesta fossero raccontate, giorno per giorno, da Giglio News, e sia titolare di imprese imprevedibili (ahimé, che allitterazione) come quelle di aver percorso in bicicletta Australia, India, Nepal ed altro.

Non è vero che la curiosità è femmina. Così gli ho telefonato pregandolo di venire da me. “D’accordo – mi ha detto – vengo domani alle undici, o in bicicletta o dal mare: a seconda del tempo”.

L’ho atteso dalle undici in poi: una bella giornata di sole con un maestrale piuttosto vivace. Buono per il mio patio che non resiste invece né al libeccio né allo scirocco.
Passò l’ora dell’appuntamento; ma alle undici e mezzo comparve un giovane, con la tuta nera dei sub completamente bagnata. Mi disse: “Sono Alessandro, scusi l’abbigliamento: mi tolgo la tuta e sono da lei”. “ Sali pure – dissi – hai fatto un’immersione? “. “No – rispose – vengo da Giglio Porto”. “ A nuoto?” – “Sì, ma lo faccio spesso, come spesso faccio il giro dell’Isola ché mi sto allenando perché in Agosto farò la traversata da Giannutri al Giglio”.

Lui è Alessandro Bossini, ventisette anni, laureato in Lettere e Filosofia. Un giovane magro ma prestante, con il volto nero di sole solcato da una fascia bianca all’altezza degli occhi azzurri.
Tento – dapprima – di conoscere come quando e perché è nata questa sua passione, quasi un furore, che lo ha portato in giro – per il mare e in bicicletta – in terre lontane da noi. Vorrei quasi – ma so di non esserne capace – misurarmi con una introspezione, per capirne il senso, le spinte interiori, le percezioni incommensurabili dei rapporti umani con gente così diversa ( o, forse, così uguale).
Ricorro, con fatica, a reminiscenze:
peregrinus straniero, peregrinari viaggiare dal proprio paese in paesi stranieri, percorrere, andar vagando.

Non mi soddisfano queste risposte: c’è qualcosa di più da cercare.
Allora diventa un soliloquio, il suo.

Per due ore. Lo lascio parlare con qualche mia timidissima interiezione.

La passione per il nuoto. Nacque un poco alla volta: raggiungere uno scoglio, poi un altro un po’ più lontano, e poi ancora un altro. Così. Dal Porto alla spiaggia dell’Arenella e poi alla punta del Fenaio e poi al Campese e poi, dall’altra parte del Porto, alle Caldane e alla Punta di Capelrosso e il giro dell’isola: da Giglio Porto a Giglio Porto.
Il punto di partenza sempre e sempre il punto di arrivo.
Come per i viaggi in bici.
“E Giannutri?”
All’alba, nelle belle giornate col cielo pulito, ti sembra di toccarla con le dita. Da lì nasce il giorno, la luce, la vita quotidiana dunque.
“Una sfida con stesso?”.
No, piuttosto una ricerca, una voglia di natura, di conoscere, quasi di percezione di un infinito leopardiano.
“E per i viaggi?”.
La stessa cosa. La curiosità, l’interesse per la natura. La prima esperienza verso i sedici anni, al Giglio, in vacanza dopo un anno scolastico un po’ duro. Chiesi a mamma un sacco a pelo, un accendino, un coltello, una lenzetta, una bottiglia d’acqua. E me ne andai. Cinque, sei giorni da solo. Per conoscere l’isola, i suoi anfratti, la sua flora. Bevevo l’acqua fresca delle sorgenti, mangiavo erbe selvatiche o i pesci che riuscivo a pescare con la lenzetta di mamma, o qualche coniglio selvatico intrappolato da lacci altrui. Dormivo nelle grotte  o nei “capannelli” (piccoli rustici di campagna ormai abbandonati) o nei “palmenti” (ove si spremeva l’uva per trasferirne il mosto nella cantine del Paese). Aria pura, contatto di grande respiro con la natura così silente eppur così viva.

Fu una scapataggine anche quella volta che dalla Spagna tornò al Giglio in bicicletta. Il primo approccio con le due ruote. Era a Valencia con una borsa di Erasmus. I suoi amici, i suoi compagni di studio, andavano per quei paesi in bici. Ne comprò una anche lui: per dieci euro.
“Ma dove vuoi andare con quella? Non ci farai più di un chilometro!”
Fu quella volta un’incosciente scommessa. Con quella bicicletta tornò a Firenze ove poi si sarebbe laureato in lettere e filosofia.
Da lì, anzi dal Giglio, andò in Australia per ottenere un dottorato in ricerca. Lavorò in un ristorante, accolto in una famiglia. Adelaide, anche per me, una delle più belle città di quel Paese nuovo. Ma tutto il resto dell’Australia, com’era?
Comprò - anche in quella stupenda terra - una bicicletta e si mise in viaggio: Melbourne, Sidney, Brisbane, fino a Darwin!
Si fece ancora acuta la nostalgia del Giglio e tornò al ristorante del babbo.

Poi venne la voglia di conoscere, paese per paese, città per città, dal Tirreno all’Adriatico, costa costa.
Da cosa nasce cosa. Perché non provare con l’India? E poi con il Nepal?
E dai con il racconto: paese per paese, territori sconosciuti, luogo per luogo.
Ma più dell’itinerario mi interessa l’esperienza: e così lo interrompo: “ma in concreto perché?”

Ed allora riprende. Ed io ascolto muto.
Mi dice: credo che lo scopo principale sia stato quello di avere una visione meno filtrata della realtà umana. Uno scambio di umanità. Ho fatto il viaggiatore, non il turista: e la differenza è grande.
Sono ingolfato dalle sensazioni di condivisione e dalle palpitanti storie vissute. Tra gli aborigeni australiani, per esempio, accolto come un personaggio regale; e tra la gente del continente oceanico ho conosciuto il culto dell’ospitalità e dell’accoglienza. E così in India o in Nepal: l’India una nazione in crescita per effetto della globalizzazione, il Nepal che tenta di superare la monocultura del turismo. Ho condotto la loro stessa vita e mi sono unito alle loro stesse preghiere.
Il turista - e lo intuiscono immediatamente - va per vedere; il viaggiatore per sapere.

Alessandro Bossini è ancora adesso in giro per il mondo. Per la verità sta facendo il giro del Mediterraneo, in bicicletta, dal Giglio al Giglio, per otto mesi circa. Portatore di pace.
Cercando in se stesso e accogliendo ciò che dall’esterno entra in lui stesso.

GIUSEPPE ULIVI"