Il PD fa sua la lettera aperta del Dott. Schiaffino che integralmente pubblichiamo:

"Ho letto con vivo interesse tutti gli articoli pubblicati nei giorni scorsi sul giornale IL TIRRENO relativi alle pale eoliche dopo la nota vicenda di Scansano.

Ho ricoperto la carica di sindaco dell’isola del Giglio da 1990 al ’95. Uno dei principali problemi che affliggevano allora l’isola era quello dell’approvvigionamento idrico che avveniva -in illo tempore e in modo molto precario- attraverso navi cisterna. Riuscii ad ottenere dalla Comunità Europea un cospicuo finanziamento, a fondo perduto, per costruire un dissalatore (che fu realizzato), un nuovo deposito di stoccaggio (che fu realizzato), nuove condotte di adduzione per evitare le perdite in rete (che furono realizzate) e un nuovo aerogeneratore (pala eolica) per produrre l’energia necessaria al funzionamento del dissalatore (che invece non venne mai realizzato).

Il programma per la soluzione del problema idrico di allora, purtroppo solo parzialmente concretizzato, era quello, per dirla con uno slogan, di “trasformare il vento in acqua”. Facilmente intuibile quale sarebbe stata la valenza, anche di attrazione turistica in ogni stagione, di tale impianto, se fosse stato realizzato in toto.

L’aerogeneratore in questione sarebbe stato collocato in una zona interna dell’isola molto ventilata, in prossimità della allora discarica comunale (oggi riconvertita in isola ecologica). Riuscii pure ad ottenere un finanziamento per interrare la vecchia linea elettrica aerea (che non avrebbe retto il carico dell’energia prodotta per il dissalatore) eliminando così dal territorio dell’isola tutti i pali allora presenti dal Castello al Porto. L’altezza della pala eolica comportava un certo impatto visivo, ma era comunque inferiore (meno della metà) a quello del ripetitore RAI da anni installato sull’Argentario, che non pare ne abbia danneggiato il turismo né mai provocato danni biologici legati ad inquinamento elettromagnetico.

I vari Don Chisciotte dell’epoca cominciarono la loro battaglia e l’iter della pala eolica non riuscì a procedere con la stessa speditezza del resto del programma idrico. Come noto a chi conosce le regole delle politiche comunitarie, se non si riesce a spendere i finanziamenti nei tempi previsti, questi vengono revocati e dirottati altrove (all’epoca in Spagna e in Grecia, dove con più facilità venivano predisposto ed approvati progetti cantierabili). Il nostro aerogeneratore (con tecnologie ormai ampiamente superate e perfezionate in questi anni) poteva fornire energia per la produzione di circa 350 tonnellate di acqua al giorno. Il calcolo si rivelò poi addirittura errato per difetto, perché si calcolò di dissalare l’acqua in inverno, quando la temperatura del mare è anche di 10 gradi inferiore  a quella del periodo estivo, durante il quale la quantità sarebbe arrivata a 520 tonnellate giornaliere, garantendo l’autonomia idrica a costo zero (l’attuale ponderoso costo della bolletta mensile dell’energia elettrica prodotta dalla locale centrale termoelettrica a  gasolio è a carico dell’Acquedotto del Fiora e quindi della collettività).

In uno dei vari interventi letti in questi giorni sul TIRRENO, si auspicava che tale fonte di energia rinnovabile fosse presa in seria considerazione e comunque di valutarne l’eventuale utilizzo caso per caso. All’isola del Giglio tale possibilità sembrerebbe, allo stato attuale dei fatti, non più perseguibile. La Regione Toscana, dichiarando praticamente l’intero territorio Z.P.S. (Zona a Protezione Speciale) ha precluso tale possibilità anche se, ovviamente, sarebbe stato opportuno differenziare sul territorio dell’isola vari livelli di vincolo, che oggi appare applicato integralmente solo per evitare sanzioni comunitarie. Il divieto di impianto di pale eoliche deriva comunque anche da linee guida adottate dalla Regione per la valutazione dell’impatto ambientale degli impianti eolici. In detti studi si afferma che “l’isola del Giglio è interessata dal passaggio di notevoli contingenti di avifauna migratoria” e che “su isole di ridotte dimensioni dove i migratori notturni si fermano in gran numero, è presumibile che  le probabilità di collisione, con ostacoli tipo le pale eoliche, siano particolarmente elevate”.

Tali argomenti sono sempre apparsi al sottoscritto estremamente inconsistenti in rapporto ai benefici ambientali che comporta la produzione di energia attraverso l’eolico. In ogni caso, se il possibile rischio per una minima percentuale di selvaggina fosse reale, onestà intellettuale comporterebbe di dover applicare lo stesso criterio ovunque e quindi di interrompere immediatamente il traffico veicolare su tutta la rete stradale nazionale (dove giornalmente vengono investiti volpi, ricci e altra selvaggina), tutto il traffico aereo internazionale (che pure comporta frequenti -e pericolosi- scontri con avifauna migratoria) e, ovviamente, il divieto assoluto di caccia che comporta un prelievo di capi, anche di avifauna migratoria, enormemente superiore a quella eventualmente scontratasi con le pale di un aerogeneratore. Questo poco scientifico, incongruente e assurdo modo di ragionare, se pure meritevole di rispetto come deve essere meritevole di rispetto in democrazia ogni opinione, diventa invece pericoloso quando comporta ritardi in tema di doverosi e necessari interventi per evitare catastrofici mutamenti climatici, su cui è ormai concorde tutta la comunità scientifica internazionale. D’altro canto, sarebbe troppo facile e comodo vivere senza contraddire chi sbaglia; ci sono delle situazioni nella vita, come diceva il grande giornalista Enzo Biagi, in cui ognuno di noi ha l’obbligo morale e sociale di essere inviso a qualcuno. E’ da questo imperativo morale che nasce la necessità di indignarsi quando alcune associazioni protezionistiche, ambientalisti dell’estetismo, organi della giustizia amministrativa, signori del vino, referenti locali dei Verdi ecc. continuano con i loro distinguo a rallentare la giusta scelta dell’eolico e di tutte le altre energie alternative, insensibili al rischio che fra non molti anni (non all’epoca delle future generazioni!) nel posto dove ora il sottoscritto sta scrivendo potrebbero nuotarci i pesci per l’innalzamento dei mari dovuto al progressivo scioglimento delle calotte polari, continuando irresponsabilmente a parlare, ad ostacolare progetti urgenti e non ulteriormente procrastinabili, dimentichi anche dei più banali insegnamenti che ci vengono dall’antica saggezza latina, quando si affermava che “mentre a Roma si continua a discutere, Sagunto brucia” anche se, in questo caso non è una città che brucia ma il buco nell’ozono che si allarga e i ghiacci polari che continuano a sciogliersi.

Armando Schiaffino"