Spesso non si pensa a cosa stiamo calpestando mentre stendiamo l'asciugamano su una lastra di granito per asciugarci dopo un bagno rinfrescante o per gustare il sole della nostra Isola. Eppure, sapendo guardare, potremmo accorgerci che sotto i nostri piedi è nascosto un intero Giardino dell'Eden.

Questo è lo spirito della relazione «Le "magnifiche geodi" dell'Arenella (Isola del Giglio - GR)» che il prof. Alessandro Fei, direttore del Museo Mineralogico di Giglio Porto, presenterà il prossimo 11 marzo al Convegno Regionale di Scienze Naturali "Codice Armonico 2010" di Castiglioncello.

Dopo un'accurata campagna di ricerca durata più due anni, condotta sia sul campo che in letteratura e sul web, lo studioso fiorentino - cittadino onorario del Giglio - ha deciso di effettuare un'indagine critica sui minerali presenti nelle geodi pegmatitiche presenti nel granito della Cava del Piccione presso la punta dell'Arenella.

«Dai filoni pegmatitici dell'Arenella - afferma il mineralogista fiorentino - sono finora emerse una trentina di specie di grande bellezza e di notevole rarità, e se ne stanno scoprendo delle altre: al Convegno presenterò una nuova specie da me rinvenuta, la siderite, carbonato ferroso, in bei cristalli arancioni, e confermerò, dopo più di cento anni dalla sua scoperta, la presenza della magnetite al Giglio, avallando finalmente le rivoluzionarie ipotesi del grande studioso romano Romolo Meli sulla particolarità e specificità del granito gigliese. E magari, prima o poi, nelle geodi dell'Arenella compariranno le tanto ricercate zeoliti, quelle elusive specie di alterazione del granito che dimostrerebbero una volta per tutte l'analogia nelle paragenesi mineralogiche tra le isole dell'Arcipelago Toscano».

Un vero e proprio tesoro, dunque. Ma come ogni "tesoro" degno di tal nome, gli splendidi cristalli di schörlite, elbaite, pirite, pirrotina, arsenopirite, albite, fluoroapatite, siderite, magnetite, rutilo, quarzo etc. (...e chi più ne ha più ne metta!), vanno cercati con cura e pazienza certosina, in quanto raramente superano 4-5 millimetri! E solo sporadicamente compare la preziosissima tormalina arenellite, la nerissima schörlite dal caratteristico habitus. In sostanza un paradiso sì, ma capace di rivelarsi solo dopo ore ed ore di attenta analisi sotto il microscopio.

«Non esiste un geode uguale all'altro, e tutti sono ugualmente ricchissimi di minerali in meravigliosi microcristalli» continua Fei «e non è giusto che solo noi possiamo gioirne: assieme a Valter Marinai, Vice Direttore del Museo, ed all'AMI-Associazione Micro-Mineralogica Italiana stiamo raccogliendo il maggior numero possibile di fotografie di tali micro-campioni, in modo da poter realizzare quanto prima, all'interno del Museo, una mostra fotografica sulle particolarità mineralogiche di questa zona che si accinge a diventare uno dei "paradisi micro-mineralogici" italiani». Ci auguriamo che tale mostra sia pronta per l'edizione 2010 delle Giornate Mineralogiche Gigliesi.

Per inciso i "micruzzi", come affettuosamente i collezionisti chiamano i minerali presenti in cristalli sub-millimetrici, non hanno alcun valore sul mercato, ma rivestono un'importanza a dir poco assoluta sul piano scientifico, e sono la punta di diamante della ricerca mineralogica sostenibile.