Quest'estate così violenta che ha arrossato la macchia, che ha ingiallito le ficaie, che ha bruciato gli orti, ci ha offerto per contro serate indimenticabili. Un susseguirsi di eventi culturali così alti e pregevoli, tali da chiederci se siamo sullo scoglietto o altrove. Farne un consuntivo sarebbe inutile, trarne compiacimento è d'obbligo.

Dal “ballo corrente” alla “quadriglia indimenticabile”, siamo passati ai concerti. Pensiamo ad Uto Ughi che col suo violino ha evocato il dolore e ha acceso la speranza. Qui e ora io voglio solo compiacermi per i passi avanti che sono stati compiuti: la lirica nello “stagnolo”! Chi l'avrebbe mai creduto? E invece proprio lì, nel passato ritenuto un luogo malsano, abbiamo assistito alla tragedia di Norma e allo strazio di Manrico.

Complice la luna e una piacevole temperatura seguita ad una giornata bollente, io ho visto Azucena vagare tra le colline alle nostre spalle: il Castellari, i Castellucci e la Pagana. E nel compiacimento degli astanti, che si sono espressi con un interminabile applauso, è stato bello sentire chiamare Gianni, Gianni!

Gianni Mongiardino tenore gigliese, che con tenacia e sacrificio è riuscito a realizzare imprese impensabili. Ti aspettiamo Gianni e vogliamo anche sentirti cantare.

C.U.B.