Sono partita ieri dal Giglio e ho ancora gli occhi pieni di colori, Ve li vorrei dire prima che scompaiano nella loro vividità:  il giallo della ginestra e delle margherite, il lilla e il bianco del cisto, l'azzurro dei succhielli, il rosso delle "papezzole" che sbucano dai sassi. E il verde nelle sue infinite sfumature: verde chiaro, verde grigio, verde cupo, per ognuna delle erbe che riveste. Tutto sotto un cielo grigio con ciuffi oscuri promettenti ancora pioggia.

Il mare azzurrino accarezzato da lievi creste bianche. La terra lavata e dall'asfalto piccole puntine dorate a ricordarci che forse nell'impasto possono esserci cristalli di quarzo e polvere di pirite.

Io di primavere ne ho viste tante, così belle mai ... Nè avevo l'animo disposto a liete contemplazioni. Avevamo appena lasciato al Pianello Gianni Arienti, ragazzo gigliese che era andato via per lavoro, ma che non vedeva l'ora di tornare e lo faceva in ogni occasione. Orafo pescatore, lui era nato proprio sulla spiaggia. Io lo vedrò sempre lì che guarda il mare. E tuttavia lasciarlo al Giglio tra tanta gente, tra tanti fiori e sincera partecipazione alleggeriva il nostro sconforto. Dovevamo ancora bere un altro calice, perchè a Porto Santo Stefano stavano accompagnando Marina Fronzoni, nipote del Maestro Ivo Baffigi, al suono della marcia da lui composta "Fiori e lacrime".
Marina bella, solare, luminosa che in cima ai suoi grandi amori aveva il Giglio. Siamo poco distanti comunque e se fisicamente ci separa il mare sei lo stesso nel cuore dei gigliesi.

Poi via verso Roma. Bella la campagna, verde, lavorata, ma spenta nei colori. Rasserenante, monotona. La pioggia ci seguiva a tratti, allora nella breve strada del rientro riaffioravano i ricordi e ti veniva di fare i confronti. Anche qui è primavera, ma quella del Giglio è un trionfo, un'esplosione, come fuochi di artificio che si rincorrono per creare stupore. Ciao Giglio bello, regalaci ora una buona estate.

Caterina Baffigi Ulivi