Il panorama del Campese  è sempre bello. Il golfo così ampio eppure accogliente, caldo come un abbraccio anche in una fredda giornata invernale, lo sento mio. Questa meravigliosa vista me la gusto sdraiato, una sera d’estate, sulla veranda che mi mostra i gabbiani, bianchi, lontani.

Dove mi trovo adesso non è la mia casa; la mia casa è laggiù, nel piano dove verdeggiano le palme e le tamerici e tra un po’ ci tornerò. La gente cammina col passo della vacanza, del mare e tutto scorre sereno, tranquillo.

Impossibile credere che soltanto una manciata di mesi fa l’acqua dei poggi piombò violenta su questo panorama. Impossibile credere al groviglio delle canne, del fango, della paura e rischio della morte. Invece è stato tutto vero. Angosciosamente vero.

Se mi sono ripreso da tutto e ricostruito tutto, lo debbo alla mia voglia di riprendermi ciò che l’alluvione aveva portato via, ma anche alla gente del Campese  “i campesai” - muta catena di solidarietà.

Una volta ripreso, li ringraziai tramite questo prezioso giornale; oggi li ringrazio ancora e voglio ricordare l’albergo “le Palme” con Maria, che mi ha dedicò interminabili giri di lavatrice...

Ser’Jo