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Il Paese degli "aggiustamenti"
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Il Paese degli "aggiustamenti"

Alla luce della sentenza della Cassazione relativa alle vicende berlusconiane, che hanno visto l’ex premier andare definitivamente assolto per i reati di Concussione nei confronti di un Funzionario di Polizia, nonché di Corruzione di minore nella persona della procace e disinvolta giovane marocchina Ruby, non mi resta che definire l’Italia, come il Paese degli “aggiustamenti”, con specifico riferimento alle persone che, imputate per qualsivoglia specie di reato, purché abbienti, facoltose, ovvero politicamente od economicamente autorevoli, trovano, immancabilmente, dietro l’angolo d’un tribunale, specie se d’ultima istanza, una compiacente assoluzione.

Assoluzione, quale definitivo “salvacondotto”, sempreché prima, in considerazioni delle esasperate lungaggini cui hanno potuto, tramite i più valenti avvocati difensori, trascinare, con eccezioni, opposizioni e ricorsi speciosi, sia la fase istruttoria che la durata dei processi, non abbiano già goduto di modifiche legislative, derubricazione dei reati, condoni, nonché amnistie e prescrizioni per decorrenza dei termini.

Ma andiamo ai fatti per come si sono svolti.

Fatti che hanno visto Berlusconi superare, indenne, ogni record d’impunità e d’aggiustamento.

In primo luogo, al “nostro”, che la, per così dire, “frequentava”, non solo è stato riconosciuto che, mentre gli altri “frequentatori”, sapevano bene che Ruby fosse minorenne, è stata riconosciuta la “Buona fede” (quandomai, per intrinseche, autorevolissime e doverose potestà e prerogative istituzionali d’indagine nei confronti di persone che abitualmente lo frequentano, un Presidente del Consiglio in carica, può accampare il “beneficio” della Buona fede?) di non conoscere l’età e la vera identità d’una ragazzina con la quale gradiva “trastullarsi”.

Quanto all’identità, infatti, il Parlamento italiano, grazie ai voti prevalenti della maggioranza Berlusconiana, allora al Governo, ha avuto l’impudenza d’assecondare la Buona fede d’un presidente del Consiglio che, per rendere libera la ragazzina da un reato di furto, compiuto in quel di Milano, aveva asserito che, nella fattispecie, trattavasi di un parente stretta dell’allora Presidente egiziano Mubarak.

Di più, com’è possibile che un autorevole esponente delle forze dell’ordine della capitale lombarda non si sia sentito concusso, e quindi, sollecitato più o meno autoritativamente, a deviare dai propositi di “internare” la ragazzina Ruby in una Casa-famiglia, siccome aveva deciso il magistrato, consegnando la “pulzella” ad una una persona qualsiasi, del tutto sconosciuta, ancorché privatamente frequentata dal Presidente del Consiglio?

Nella fattispecie non è possibile uscire da due ipotesi, ambedue censurabili.

Il funzionario, contraddicendo l’ordine del Magistrato, ha gravemente contravvenuto ai suoi compiti istituzionali (cosa che non si sarebbe certamente sognato di fare se un qualsiasi cittadino italiano si fosse presentato presso il suo ufficio a reclamare l’affidamento di Ruby), ragion per cui avrebbe dovuto essere penalmente denunciato.

Il funzionario, al cospetto di “tanto” interlocutore che, addirittura nottetempo, lo sollecitava telefonicamente ad affidare ad altri che non fosse la Casa-famiglia la signorina Ruby, s’è sentito pesantemente concusso ed ha obbedito ad un “ordine” proveniente dal massimo rappresentante istituzionale del Governo Italiano.

“Tertium non datur!”.

In ambedue i casi, il comportamento del Presidente del Consiglio è da ritenersi “reprensibilissmo” e, quindi, penalmente colpevole. Siccome, ai limiti della farsa e del “Grand Guignol”, nonché del tutto mendace è da ritenersi la “messa in scena” in merito al misconoscimento dell’età d Ruby ed alla sua parentela con Mubarak.

Quanto alla faccia tosta degli Onorevoli di varia fattispecie che hanno avallato quest’ultima menzogna, credo si debba lasciare a tutti questi il diritto di guardarsi nello specchio senza trasecolare.

Infine, pur rimanendo del tutto contrario ai recenti provvedimenti legislativi in merito alla “Responsabilità dei Magistrati”, un’icastica amara constatazione, tratta da un vecchio detto popolare e riferita alla recente sentenza di Cassazione che ha, appunto, mandato assolto Berlusconi: “Se è vero che la legge è uguale per tutti, non è detto che lo sia anche la Giustizia!”.