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Persone a confronto: Parri, Renzi e Maroni
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PERSONE A CONFRONTO: PARRI, RENZI E MARONI

Le persone “anziane”, a volte, sono pedanti, saccenti e logorroiche. E questo soprattutto quando, avendo un po’ studiato presumono d’avere qualcosa da dire.

Ebbene, il sottoscritto, questi, per così dire “difetti” ce li ha tutti e, talvolta, forse ne abusa pure.

Difetti che, però, non costituiscono sempre una “patologia”, derivando naturalmente da uno stato di cose che, nel corso degli anni, li ha resi recettori di tanta esperienza, che, alla faccia dei “rottamatori”, intenderebbero “riversare” sugli altri, specie se più giovani, nella speranza che, soprattutto questi ultimi, non abbiano a compiere gli stessi errori. Errori che, poi, in ottemperanza (a dire il vero la similitudine è un po’ “pedestre”) ai famosi “corsi e ricorsi” di Giovan Battista Vico, sono spesso “storici”, in quanto, di generazione in generazione, immancabilmente si ripropongono.

Mi sono deciso a questa “confessione”, perché quelli che mi leggono e che mi fanno avere (magari in privato) le loro valutazioni su ciò che, via via, vado scrivendo (a contare dai commenti sul “sito di “GiglioNews”, pochi sia in senso assoluto che relativo), mi dicono (per ultima la signora Antonella Bancalà, impareggiabile Amministratrice, tra gli altri dei due Condomini della S.I.R.M.E.T.) che scrivo “troppo” nel senso che i miei “pezzi” sono troppo lunghi.

Ne prendo atto! Non senza però domandarmi e domandare: ma come è mai possibile, nel mio caso specifico, essere brevi e concisi, quando un’imperativo categorico ha sempre guidato la mia mente, la mia mano e la mia penna? Ossia l’imperativo categorico che m’impone d’essere sempre chiaro ed argomentato quando tratto sia di persone che di cose, acciocchè non ci siano equivoci su ciò che intendo dire.

Non a caso, d’una cosa soprattutto mi vanto al cospetto della generalità dei colleghi giornalisti che, ostentano il fatto d’essere stati, nel corso della loro carriera, destinatari di tante e tante querele.

Mi vanto di non aver mai ricevuto, in quasi 60 anni di professione, non solo alcuna denuncia ma neppure una sola minaccia di denuncia.

Perché questa lunga premessa, che, a prima vista, potrebbe confermare la mia congenita logorrea?

Semplicemente perché, di seguito, scriverò di cose e persone assai importanti (mettendole anche a confronto). Cose e persone che non è possibile liquidare “tout court” con una “cartella” di riferimenti cronachistici, valutazioni, illustrazioni, considerazioni etc., perché la cartella conterrebbe solo un’accozzaglia raffazzonata di dati senza logico costrutto.

ferruccio parri isola del giglio giglionewsEbbene, parlerò innanzitutto di Ferruccio Parri in quanto la sua figura sta a cavallo, per convinzioni politiche e per comportamenti a due eventi che connotano, in modo difforme, senza fraintendimenti, il passato ed il presente della classe politica italiana, ed il loro modo d’essere al cospetto della gente comune.

Ne parlerò attingendo, per quel che mi serve, dal libro di un’importante collana della ERI (Edizioni Rai), dedicata ai “Padri della Repubblica”, titolato “Parri: l’avventura umana, militare e politica di Maurizio”, e scritto da un altro grande personaggio della politica d’altri tempi, ovvero, dal Socialista Aldo Aniasi, che fu pure Sindaco di Milano [Maurizio era il nome di battaglia di Parri, quale Capo Partigiano; n.d.r].

Nella nota dell’Editore, che, con il Repubblicano (già Azionista) Ferruccio Parri, inizia la collana, c’è scritto, tra l’altro “ Le ultime generazioni hanno – a nostro parere – bisogno d’avvicinarsi ai Padri della Repubblica. Soprattutto ai giovani – per colmare un vuoto che loro subiscono – è dedicata la nostra collana.

Cominciare con Parri, non solo permette di illustrare una delle personalità più eminenti del periodo in questione, ma di partecipare, in piena rimembranza e riconoscenza, al Centenario della sua nascita [adesso sarebbero 125 gli anni dalla nascita; n.d.r].

Seguiranno le biografie di Alcide De Gasperi, Giuseppe Saragat, Ugo la Malfa, Umberto Terracini ed altri, con lo stesso metodo di documentazione anche inedita e con la prospettiva di delineare i caratteri costitutivi della nostra Repubblica”.

Nella “postfazione” del libro su Ferruccio Parri, che fu il Primo Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana, dopo la Liberazione, l’editore aggiunge pure queste meditate parole :” Cento anni dalla nascita di Ferruccio Parri, quarantacinque dalla Liberazione: un uomo di rigorosa modestia, nel grigiore formale del suo stile, un personaggio complesso, un eroe vero attraversa, con ideali, tensioni morali, atti militari, decisioni politiche di governo e di opposizione, la storia del Novecento italiano. Tale è Ferruccio Parri, scomparso dieci anni orsono”.

Per significare ed attualizzare la “speciale” figura di questo personaggio, al cospetto dei politici dei nostri giorni, quali ad esempio Matteo Renzi, fautore del Maggioritario ad oltranza, e Roberto Maroni, che, al cospetto di “Rimborsopoli”, non ostante sia stato addirittura Ministro degli Interni, non ha ritenuto di dover costituire “parte civile” la Regione Lombardia, di cui è, attualmente, Governatore, anche per non farla “troppo lunga”, mi occuperò solo di due “episodi”.

Due episodi che, sono comunque bastevoli a rimarcare le differenze d’un costume di vita politico che, tra l’altro, per quanto riguarda Maroni, a mio parere, non solo rasenta i limiti della comune tolleranza civile, ma si espone al rischio d’una denuncia, quantomeno per “omissioni di atti d’ufficio”, in quanto s’è rifiutato di “presentare il conto della Regione” rispetto ai rilievi mossi dalla Magistratura ai Consiglieri della Lombardia, tra cui, in primo piano, svettano gli ineffabili “Trota” e Minetti, quasi tutti sotto processo per la disinvoltura con cui hanno amministrato le disponibilità dei loro rimborsi, destinandole anche a generi voluttuari e di conforto personale (uno ci ha “caricato” addirittura il trinfresco di nozze della figlia).

Il primo episodio riguarda la cosiddetta “Legge Maggioritaria” o, più semplimente “Legge Truffa”.

Scrive Aniasi: “All’inizio degli anni Cinquanta [Parri non era più Presidente del Consiglio; n.d.r.], il quadro politico è stagnante. La DC ed i suoi alleati – PSDI, PRI e PLI – sono vicini a perdere la maggioranza conquistata il 18 Aprile 1948. Nelle elezioni amministrative del 1951/52, i quattro partiti ottengono complessivamente il 49,7 per cento dei voti. L’appuntamento con le elezioni politiche del ’53 desta in loro le più vive preoccupazioni ….. Il governo De Gasperi presenta un progetto di riforma del sistema elettorale [Sitema elettorale che, per inciso e secondo Costituzione, non determina, come asserisce spocchiosamente, Matteo Renzi, chi “deve governare”, bensì la consistenza della “rappresentanza” parlamentare dei diversi partiti, cui, poi, è assegnato il compito di trattare e “patteggiare” per la costituzione del Governo, n.d.r.]. Al partito o alla coalizione, che ottenga il 50 per cento, più 1 dei voti, sarebbe aggiudicato un premio di maggioranza da ripartirsi in proporzioni ai voti effettivamente ottenuti dai partiti apparentati. …… L’operazione [allora come ora; n.d.r.] viene presentata come mezzo per assicurare la governabilità del Paese. In realta’, sostengono le Sinistre, con questa legge elettorale si vuole assicurare alla DC una rappresentanza talmente superiore ai voti ottenuti [l’”Italicum” appena approvato, con buona pace del Presidente della Repubblica che l’ha addirittura firmato in appena 48 ore, è addirittura “scandaloso” rispetto alla precedente “ipotesi” degasperiana, in quanto si avvicina addirittura alla fantomatica “Legge Acerbo” di fascistica memoria; n.d.r], da mettere sostanzialmente in crisi il principio della corretta rappresentanza proporzionale [siccome, tra l’altro, solennemente sancito dalla Costituzione Italiana; n.d. r.].

Le Sinistre assumono posizioni di violenta polemica e la definiscono “legge-truffa”. Si afferma che così vengono lesi non solo gli interessi dei partitii del’opposizione, ma anche quelli dei partiti più deboli della coalizione…… La legge viene Presentata in Parlamento pochi mesi prima della consultazione eletorale. E’ approvata alla Camera ed al Senato, dove DC, PSDI, PRI e PLI hanno ancora la maggioranza.

Al Senato Parri si astiene nel corso della votazione, dissociandosi esplicitamente dalla linea del PRI …. La legge maggioritaria, egli sotiene, è troppo pericolosoa per il futuro della Democrazia.

Alcuni esponenti di estrazione azionista come Pietro Calamandrei, Tristano Codignola e Carlo Levi, danno vita a una formazione politica – il Movimento di Unità Popolare – che ha il preciso scopo di impedire che i partiti apparentati …… raggiungano la metà più uno [Parri, si batte e vince con loro la battaglia contro la “legge-truffa”, ancorché aspetti un po’ a dimettersi dal P.R.I; cosa che spiegherà “forbitamente” il 12 Aprile 1952, nel corso di un articolato discorso pronunciato al Teatro Valle di Roma, n.d.r.].

Il secondo episodio riguarda la cronaca d’una visita che un Prefetto, amico di Ferruccio Parri, fa al Presidente del Consiglio, in occasione di una sua venuta a Roma, da Reggio Emilia.

Visita che, di questo grandissimo personaggio, del quale conservo, in veste di coordinatore-stampa, per l’ultima manifestazione in favore del Divorzio, tenutasi a Roma, a Piazza del Popolo, una sintesi dell’intervento (scritta di sua mano e con calligrafia infantile, su un foglio di quaderno di “Quinta classe elementare” volle consegnarmela di persona, in ottemperanza alla mentalità estremamente guardinga, maturata nel corso della sua lunga militanza di Capo partigiano, al vertice della Resistenza), sottolinea, soprattutto, estrema e straordinaria dedizione al lavoro, nonché assoluta frugalità di costumi.

Aldo Aniasi, dopo aver premesso, nel capitolo intitolato “Il rigore del Professore al Viminale” [la sede della Presidenza del Consiglio deli Ministri era colà ubicata; n.d.r.], che “Nell’esercizio del suo mandato, Parri non modifica in alcun modo il suo stile di vita, semplice e alieno da pretenziosità di qualsiasi genere. La tendenza dominante è alla trasparenza, che conferma un sentimento democratio profondo che si esprime anche nell’informare puntualmente il Paese del proprio operato”, ed aver aggiunto parte d’un suo appello agli Italiani, in cui dice “Voi, papà e mamme d’Italia, alle prese con lo spinosissimo problema giornaliero del pranzo e della cena, voi vedete in prima linea le necessità materiali. Lasciate che io metta in prima linea il lato morale. Non è questo il momento per insistervi, ma è la premessa di tutto, la premessa di ogni resurrezione. Abbiamo bisogno di una lunga e tenace opera di educazione civile che ci liberi da un triste passato e da antiche eredità, che dia agli Italiani il senso della serietà morale. Al Governo spetta di dare l’esempio: esempio di onestà, di giustizia, di tolleranza.”, informa pure che “Tra i primi provvedimenti di Parri c’è l’abolizione del titolo di “eccellenza” per il Presidente del Consiglio. Si fa chiamare semplicemente “professor Parri”. ….La mole di lavoro che si abbatte su Parri è immensa. Non è uomo da sottrarvisi. Le sue lunghissime giornate di lavoro diventano proverbiali. Al Viminale …. si è addirittura provvisto di una branda per potervi passare anche la notte. Attorno a questa branda crescono a vista d’occhio e minacciose, pile di pratiche da controllare e da visitare. La burocrazia romana ha un astio non nascosto contro il “professorino” calato dal Nord. Così lo seppellisce sotto montagne di pratiche, comprese quelle che potrebbero essere decise a livelli di autorità ben inferiori… Sono per lui di grande conforto, una vera boccata di ossigeno vivificante, le visite delle delegazioni di Partigiani e di ex compagni di lotta”.

Dal resoconto di una visita fattagli da Vittorio Pellizzi per trattare delle questioni attinenti alla sua carica di Prefetto di Reggio Emilia, ci si può fare un’idea di quali siano le sue giornate, fuori dagli impegni ministeriali ufficiali.

Questo, appunto, fatta salva quanche menda relativa a “passaggi” poco significativi, è il resoconto della visita di Pellizzi, espunta da Aldo Aniasi, da un testuale diario, dallo stesso Prefetto Pellizzi: “Fui accolto affettuosamente …. In un ampia sala , piena di gente di ogni ceto, uomini e donne, in attesa anche loro di un colloquio con il Presidente. ... Verso le 15 si aprì la porta e comparve Parri, gli occhiali sulla fronte – come era solito fare nei momenti di pausa – i capelli quasi bianchi in disordine: soprattutto le gote scarne che davano la prova di una grande stanchezza fisica. Mi accolse … abbracciandomi. Ci sedemmo, ci scambiammo notizie delle nostre famiglie e,, alla fine non potè trattenersi: “Sono in mezzo ai burocrati e ai compagni dei partiti che mi sopportano ….”. Finiti i convenevoli, mi chiese premurosamente: “Hai mangiato?”. Gli risposi di no. Il suo viso ebbe un baleno di felicità: “Allora – disse – resterai con me a colazione!”. Ringraziai.

Poco dopo, passammo nel salottino azzurro ... Era ammobiliato miseramente … C’era un tavolino in un angolo con tre sedie attorno e alcuni bicchieri puliti. In un altro angolo c’era una brandina militare chiusa. “Molto spesso dormo qui”. ….. Poco dopo apparve un usciere recando un pacchetto che mise sul tavolino. Parri lo osservò attento e chiese: “Si è ricordato che c’è un commensale in più?”. Avuta risposta affermativa, Parri cominciò a slegare il pacchetto con molta cura, conservando la carta che lo involgeva. Apparvero alcune fette di salame e tre pezzetti di formaggio, un po’ di pane della tessera e qualche frutto. Parri fece le parti tenendo e dividendo con me anche alcuni dei pezzi di carta che aveva recuperato. Mangiammo senza posate. Niente vino: acqua del rubinetto. … Dopo un po’, Parri chiamò l’usciere e gli chiese di portare il caffè. Mi precisò che si trattava di un regalo dell’Ammiraglio americano Stone, cioè della massima autorità Alleata in Italia, in qualità di Commissario. Il caffè era ottimo”.