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Ricordi del Demo's
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DEMO’S

Quando un bene va all’asta sono “guai”. Ne so qualcosa anch’io, che, per “diletto”, faccio il Revisore.

Demo’s, di sei piani e tre stelle, che, ai miei tempi, erano tanti, era un bell’albergo: il primo, ove, diciassettenne dimorai, come studente-attore d’Orbetello, in vacanza-premio assieme ad altri.

Ed alcune cose ricordo, come fosse ieri: il vino stupendo e il brodo D’Aragosta, che, mai prima, avevo degustato; le dolcissime gelse rosse del sentiero che, aspro, portava su al Castello, che ti macchiavano le mani e la bocca come sangue; l’acqua “cattiva” e la “luce”, che, alle 11 e mezzo, Angeli, l’allievo, “sbevazzone”, di mio padre, spegneva, puntualmente.

Non c’era pressoché, Turismo, al Giglio, a quei tempi andati, tant’è che, a nessun prezzo, riuscimmo a noleggiare, barche a remi, per fare, sotto costa, qualche giro e un po’ di nuoto, al largo, fuori Porto.

C’era ostile la gente e male ci guardava, in quanto, seppure “Orbetellesi”, “erimo” ragazzi e ragazze ”foresti” e scandalosi, per gli “hot pants” e le magliette a spalla, che lasciavano scoperte braccia e gambe.

Non a caso, al Castello, Il Maresciallo, “aizzato” d’”anziane” donne, in “ropa” e “grembio” neri, tanto da parer vedove “sconsolate”, ebbe a fermarci, e rimandarci al Demo’s, mentre, tra i vicoli, antichi come le “coti” di cui erano fatti, “chiedevamo” di Pizzeta, nostra, brava, compagna di Ginnasio”.

Ricordo, inoltre, che, in albergo, allora di tre piani, dopo cena e prima che la luce fosse spenta, giocavamo a scopa o scendevamo in acqua per nuotare, mentre, dalle vetrate e sugli scogli, Preside e Professori, ci tenevano sottecchi.

Per questo, di quella, pur “imperfetta”, nostalgia ancor mi nutro, e tengo a cuore, a quasi sessant’anni di distanza, la sorte del Demo’s messo all’asta, che fu, per primo, al Giglio, la mia casa.