Ho visto passare un funerale.
Non era lunghissimo e privo di accompagnamento musicale.
Ho visto sfilare pantaloni corti, scarpe da ginnastica, braccia con tatuaggi, capelli tagliati aggiustati con il gel e sguardi smarriti.

Era un funerale colorato, muto e ammutolito.
Soltanto i singhiozzi dei nonni, dei bisnonni, tagliavano il silenzio sferzato dal solleone e dal vento.

“Angelo di dio” ha detto il parroco.

Una piccola bara bianca non più lunga di mezzo metro è stata sollevata da mani maschili, mani di un ragazzo divenuto uomo di fronte  al dolore più grande.
Volto tenero, occhi nel vuoto, ma braccia determinate hanno collocato il figlio nel loculo dell’ultimo riposo.
La mamma non respirava e, se respirava era per sussurrare l’addio alla sua creatura.

Cimitero del Castello, 25 luglio 2012

Palma