Gentile S.ra Melis,
non so se ci conosciamo.
Presumo di sì, almeno di vista.
Non volevo rispondere alla sua domanda circa le notizie “certe” sull’eliporto.
Dopo una mia sortita, un po’ piccata su affermazioni che non condividevo, preferivo non entrare troppo nella “piazza”: mi sembrava, e mi risulta,  che stesse diventando poco “pulita” e non intendevo rimanerne coinvolto. Tra l’altro credevo che non si rivolgesse a me: ma questo silenzio dopo la sua lettera, dopo tante certezze, mi fa supporre che il suo invito fosse a me indirizzato. Bastava dirlo apertamente.
Comunque, non mi sottraggo, magari per dare una conoscenza in più a chi ne fosse e ne sia tuttora interessato. Se c’è.
Allora.
A metà febbraio del 2001 il Comune (nota: metto in prima persona il  Comune, per educazione, ma qualora fosse necessario posso anche dirle che mi assumo personalmente la responsabilità di quello che qui riporto, come sempre e come ognuno che mi conosce sa) doveva risolvere con urgenza il problema dell’eliporto. Esisteva un progetto di alcuni anni addietro su un’area più a valle del depuratore (più o meno: non ricordo il nome): avrebbe comportato opere stradali di forte impatto ambientale, era un’area troppo lontana dal mare (le emergenze che si lamentavano erano quelle dei sub), sarebbe stato costoso ed alcune zone, come “affidabilissimi e competenti consiglieri” da me interpellati (il Dott. Schiaffino, avendo constatato di persona alcune mie frequentazioni,  può testimoniare la veridicità di questa mia citazione: tra l’altro avevo documenti fax che mi confortavano), mi parlavano di “vortici spesso incontrollati”. Inoltre c’erano 2 zone “supposte”: la 1^ a Campese proprio sulla piazzola di cemento che è copertura di pompe che servivano ad un impianto idraulico abbandonato e la 2^ in località Bonsere, dove c’erano depositi incontrollati di inerti con sequestro da parte della Procura della Repubblica, ma questa  è altra storia.
Ci fu un incontro con l’ASL e con la struttura del 118 a Grosseto.
Fu segnata una data perché il Comune avanzasse un’ultima e definitiva proposta.
Fu fatta una relazione dettagliata con grafici e fotografie che dimostravano come quelle scelte fossero "decisamente" sconsigliabili per la consistenza notevole delle pareti verticali a ridosso delle aree, che potevano limitare veloci atterraggi e veloci decolli, mentre oltre questo, la 1^ era troppo distante dal porto e dalle Cannelle, altre località pericolose per i sub, mentre quella del Bonsere era non attuabile per i trasporti dell’Ambulanza o delle auto soccorritrici in strade tortuose, ripide, strette e per niente idonee.
Il Comune propose, dopo questa relazione di fine marzo, appena 30 giorni dopo, l’attuale area del Monticello ma, PUR  SE  NON  RICHIESTO,  SI  FECE  PARTE  DILIGENTE  PER ATTIVARSI  ANCHE  PER  L’ELIPORTO   DI   GIANNUTRI   INDICANDONE    L’AREA, subito contattando il proprietario (un signore Tedesco o Svizzero che è proprietario del 90% dell’isola, cercando e trovando e parlando con il suo avvocato italiano).
La procedura riguardava pratiche tecniche fino alla variante al PRG.
Entro 6 mesi, compresa la Conferenza di servizi (tempi tecnici regionali per l’ approvazione della Variante urbanistica) le procedure furono compiute, incluse le ordinanze di occupazione di suolo privato finalizzato all’esproprio per pubblica utilità (una 40ina di pratiche!).
La “palla” passò all’ASL per il progetto esecutivo (dove il Comune diede “molta” assistenza alla ditta di Engineering incaricata, sempre dall’ASL), il Comune fece approvare i progetti, sempre con le stesse procedure veloci delle Conferenze di Servizi, e quindi i progetti andarono in appalto (ASL).
I progetti comunali, assoggettabili a compensi come da legge (art. 18 L. 109/96 e s.m.i.) NON SONO MAI STATI LIQUIDATI, ANCHE PER DISPONIBILITA’  CONCRETA  DELL’ UTC (M. Rusci e F. Stagno) e i cittadini cui sono state espropriate le aree sono stati tutti solidali e collaborativi al massimo.
E qui mi fermo. In Comune esistono tutti gli atti. Dichiaro che con l’ASL, il 118, la Regione e, si pensi un po’, persino con l’opposizione consiliare (allora era molto aggressiva….), anche se  molto meno con quella….territoriale!, i rapporti furono ottimi.
Potrei dire altre cose, ma in una “piazza” virtuale si correrebbe il rischio di scivolare su argomenti che non fanno bene a chi spera sempre che l’ interesse pubblico sia superiore alle liti personali.
Per questo non ritorno a rispondere a Legambiente, organizzazione commendevole, ma che nel caso in specie ha portato avanti solo il consenso politico dell’incenso esclusivamente regionale di quegli anni e per le attività di controllo dell’ambiente: ma è per loro sempre valido il mio invito a rivolgersi presso la sede nazionale di Roma, via Salaria, per conoscere come il Comune in quegli anni si sia attivato per “l’ambiente” del Giglio e di Giannutri (confermo quanto già fatto sapere: ricordo di aver “sentito” parlare di Legambiente, in 26 mesi, solo in uno “sbarco a metà”, e sui 2 Presidenti del Parco preferisco astenermi).
Non conosco altri studi di “alte” personalità dell’aeronautica militare svolti negli anni 90.
Al dunque, se con malizia tutta femminile, S.ra Melis, volesse cercare nelle mie parole  l‘inaffidabilità dell’impegno “misericordioso”, celeste o terreno che sia, credo di non poterle dare soddisfazione, perché posso dire solo che è sempre stato intenso, irrefrenabile, e soprattutto incontrollato e incontrollabile, “modestamente”.
Forse sono stato lungo: lo so, i miei tempi non sono “modesti”.
Chiedo scusa a chi legge.

Nunzio Seminara