Gent.ma redazione di GiglioNews, ho letto con estremo interesse e piacere la relazione di Walter Rossi "Giglio al futuro" presentata alla V conferenza per il turismo tenutasi il 28 settembre u.s. Nel complimentarmi con l'amico Walter per la relazione, elegante e densa di significato, colgo l'occasione per aggiungere due parole sul Parco Mineralogico dell'Isola del Giglio.

I Parchi Minerari ormai sono una realtà consolidata sul territorio: come si è evidenziato nel recentissimo simposio "Miniere e minatori: una realtà europea" (Firenze, 22-23 settembre 2009) al quale ho presenziato in qualità di Curatore Scientifico del Museo della Mineralogia e della Geologia dell'Isola del Giglio, i parchi minerari attirano il pubblico (nel solo museo di Carbonia, inaugurato nel 2006, si sono contati più di 25.000 visitatori all'anno...), in quanto fondamentali non solo per la valorizzazione dei mestieri del minatore e del cavatore, mestieri che in Europa sono praticamente scomparsi o per la fruizione ed il recupero di terreni altrimenti destinati al degrado, ma soprattutto per conservare la memoria e la grande abilità di quei sconosciuti eroi che ogni giorno, scendendo in miniera o strappando giorno dopo giorno frammenti di pietra dai frontoni di cava, ci permettono di acquisire le materie prime.

Paesi come Gavorrano e Montecatini Val di Cecina in Toscana, Gambatesa in Liguria, Floristella in Sicilia, Masua in Sardegna, Borgo del Maglio in Lombardia, Chigo e Crosetto in Piemonte (i primi che mi vengono in mente) sono diventati, una volta chiusa la miniera, luoghi privilegiati della memoria anziché terreni degradati, posti dove si possa insegnare alle generazioni future la magia, l'importanza ed il valore del mestiere dei nostri predecessori, creando inoltre nuove professionalità e posti di lavoro.

Il Giglio, non al pari, forse meglio della sorella Elba si presta alla realizzazione di un Parco Minerario e Mineralogico: infatti si può raggiungere comodamente a piedi gli antichi pozzi della miniera, ammirare dalla spiaggia l'ultimo traliccio della teleferica a mare, camminare nelle cave, osservare le lavorazioni degli antichi romani, vedere de visu le antiche gallerie, ripercorrere le strade degli antichi minatori e cavatori accompagnando magari ogni nostra gita con un rinfrescante bagno in un mare da sogno.

Forse non tutti hanno presente il ruolo di primaria importanza che la nostra Isola ha avuto nella storia della scienza in Italia: dalla metà del Settecento in poi, molto prima della nascita della moderna chimica,  l'Isola è stata regolarmente visitata dai più grandi studiosi italiani, desiderosi, attraverso lo studio delle sue rocce, di comprendere i segreti della natura. Da Giovanni Targioni Tozzetti (1751) a Giuseppe Baldassarri (1763), da Giovan Battista Brocchi (1818) a Giuseppe Giulj (1835) e Paolo Savi (1838), i massimi naturalisti italiani interrogano le rocce gigliesi ancor prima che Lyell promulghi il suo geniale Principles of geology, che accompagnerà Charles Darwin nei suoi viaggi alla scoperta dei segreti dell'evoluzione. E ancora Lorenzo Pareto, grande patriota e insigne geologo, nel 1845 presenta alla Riunione degli Scienziati Italiani a Firenze - antesignano del moderno congresso scientifico - la Carta delle rocce dell'Isola del Giglio, la prima carta geologica della storia.

A seguito del geniale lavoro del Pareto decine e decine di studiosi si interessano al Giglio, al punto che Giuseppe Meneghini (1865) auspica che l'intera comunità scientifica visiti il Campese, giudicando il giacimento di pirite del Franco "industrialmente sfruttabile e di sommo interesse": l'invito viene raccolto dal più grande giacimentologo italiano dell'Ottocento, Bernardino Lotti, il quale si reca molte volte all'Isola tra il 1870 ed il 1890 per studiare la formazione della pirite e sperimentare nuovissimi metodi di indagine, le prospezioni geochimiche, indagini che sarebbero poi sfociate prima nello sfruttamento industriale del giacimento gigliese (nel 1878 l'Isola del Giglio ha visto l'apertura della prima miniera di pirite in Italia, attiva per quasi novant'anni), quindi alla scoperta dei ricchissimi filoni piritiferi del Massetano che renderanno per gran parte del Novecento l'industria italiana della pirite la seconda del mondo!
In tutto il Novecento intere generazioni di studiosi (D'Achiardi, Franchi, Marinelli, Cocco, Tonani, Mazzanti, Lazzarotto, per dire solo i più importanti) visitano l'Isola, traendo, dall'esame delle sue rocce e dei suoi minerali, importantissime informazioni per lo studio dei meccanismi di formazione dell'Italia intera. Ultimi in ordine di tempo sono Paolo Orlandi, che delinea elegantemente la situazione geomineralogica dell'Arenella, Giancarlo Brizzi, con gli studi sulle mineralizzazioni della Punta di Pietralta e, modestamente, il sottoscritto, alla ricerca di colonne gigliesi presenti nei monumenti storici italiani. 

Il Giglio è quindi luogo di elezione per un parco minerario: ma la nostra Isola si presta a realizzare qualcosa di molto superiore e mai tentato finora, un Parco Geomineralogico, una realtà dove poter indagare i processi che hanno formato l'isola e l'intero Arcipelago Toscano, dove realizzare della ricerca mineralogica sostenibile (ossia nel rispetto dell'ambiente), dove anche un semplice sentiero o un panorama diventa fonte di acculturazione e di riflessione sulle immense forze che modellano il paesaggio e generano i minerali o modellano le rocce. E non si tratta, come qualcuno può credere erroneamente, di percorsi destinati esclusivamente alla scuola, ma bensì di venire incontro ad un'esigenza sentita da molte persone, quella di vivere la propria vacanza e non semplicemente di fruire delle opportunità offerte dai servizi.

Nella relazione di Walter si accenna all'opportunità di realizzare congressi e momenti di riflessione: si sta progettando di allestire nella nostra Isola un Convegno di mineralogisti e cercatori di minerali, con l'obiettivo di dimostrare che al Giglio si può realizzare quel modello di ricerca mineralogica sostenibile che tutti gli studiosi chiedono.

Per molti dei lettori il Giglio è la culla della propria esistenza, il luogo dove siamo nati, che ci ha visto bambini, giovani, uomini e donne, e sul quale hanno mosso i primi passi i propri figli; per me il Giglio è l'amico più fraterno, un luogo che mi ha accettato a braccia aperte, dove sono veramente a casa mia, dove ogni sasso, ogni scorcio, ogni profumo, ogni anfratto mi aspetta per offrirmi un nuovo regalo... per tutti noi il Giglio è un faro nel mare in tempesta, è il punto di arrivo.

E sono certo che con il Parco Mineralogico e tutte le attività che esso porterà lo sentiremo ancora più nostro.

Alessandro Fei
Museo della Mineralogia e della Geologia dell'Isola del Giglio