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Onore a Giuseppe Mazzini
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ONORE A GIUSEPPE MAZZINI

Oggi, 10 Marzo, è morto, A Pisa, consunto nell’anima e nel corpo, Giuseppe Mazzini, in casa Nathan-Rosselli, famiglia d’Ebrei.

E’ morto e non è risorto, né ha tremato la terra, perché lui non era, ancorché profeta e “condottiero”, né della stirpe di Abramo, né figlio di Dio, in quanto esclusiva progenie di se stesso, del suo ingegno e del suo fervore patriottico.

Non s’oscurò il cielo, quel giorno di dolore infinito, ma pianse, in gran parte, il Mondo, quella degli ideali di Patria, della Giovine Italia e della Giovine Europa, oggi a “scatafascio”, che chiedeva Giustizia e Libertà per tutti i popoli della terra.

E, comunque, la parte che non s’afflisse, che manifestò gran giubilo ed emise sospiri di sollievo per lo scampato pericolo, perché tirannica e retriva, in quanto non capiva d’essere ormai al tramonto, superata dai tempi e dall’idea di Nazione, inculcata, soprattutto da Mazzini, in fondo l’ammirava.

L’ammirava al punto che il suo nemico più irriducibile, Klemens von Matternich, non potè fare a meno di scrivere: “Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d’accordo Imperatori e Papi, ma nessuno mi dette maggiori preoccupazioni e fastidi d’un brigante italiano, magro, pallido, emaciato ed eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un attore, infaticabile come un innamorato, che porta il nome di Giuseppe Mazzini !”

Quelli che, invece, non capirono la “lezione” furono i Savoia, che, non ostante, Mazzini, fosse stato, più volte, eletto Deputato del Regno, a Messina, mantennero la condanna a morte, costringendolo a morire, esule, nella Patria sua, sua più d’ogni altro, quale “anonimo” dottor George Brown.

Non prima però, che, nell’ultima dimora, avesse a compiere un miracolo: quella di trasmettere la gloria del Martirio, a Carlo e Nello Rosselli, vittime anch’essi, d’un sistema dispotico; nonché il sacro senso dello Stato, ad Ernesto Nathan, che fu, poi, il solo e vero bravo Amministratore che Roma abbia avuto, dopo la Repubblica del 1849.