Abbiamo ricevuto ieri da Pietro Baffigi le foto che vi proponiamo più in basso e che ci hanno dato lo spunto per la creazione di questa notizia-rubrica che vorremmo riproporre periodicamente ogniqualvolta un nostro lettore o collaboratore ci segnali uno di quelli che ci piace definire come "Piccoli Tesori Nascosti" della nostra Isola del Giglio.
In questo primo capitolo ci occupiamo della Chiesina di San Giorgio i cui resti sono ancora visibili, come vediamo, agli attenti esploratori che si avventurano nell'omonima valle nel punto in cui da due massi granitici sgorga la più nota acqua sorgiva.
I nonni ci raccontano che le donne che venivano alla sorgente a prendere l'acqua, oltre a godere di un suggestivo colpo d'occhio offerto dalla panoramica e suggestiva ubicazione, erano solite fermarsi in preghiera in questo solitario luogo sacro.
Le notizie sulle origini e sulla storia di questa chiesina sono poche ma, grazie alla disponibilità di Armando Schiaffino a cui ci siamo rivolti, siamo in grado di fornirvele.

Pochissime - conferma Armando
- sono le notizie sulla chiesetta di S. Giorgio ed ignota è l'epoca della sua costruzione. L'unico documento che ne fa menzione è un manoscritto inedito del Conte Vincenzo Mellini Ponce de Leon del 1862 circa.

Dice il Mellini: "Pare che la chiesa di S. Giorgio, che ha l'estensione e la forma di un antico "sacellum" o "aedicola", fosse tuttora uffiziata all'incominciare del secolo XVII°, sfuggita forse alla rabbia turchesca a cagione della sua piccolezza e del luogo invisibile dove era nascosta e che fosse in venerazione per le sacre reliquie che racchiudeva. Infatti in una pietra marmorea che vi esisteva e che noi facemmo disseppellire dalle macerie di un piccolo magazzino distrutto da una frana del monte, si legge in carattere italico una iscrizione che ne fa prova. Eccola:  Sant.e Reliq.e mandate da S.A.S.
(Sua Altezza Serenissima, cioé il Granduca - ndr)
al terap.o del cap.no Fran.co Pucc.ni Sammartini lancia spezzata e govern.re 1624".

Il capitano Francesco Puccini Sammartini fu governatore del Giglio dal 1623 al 1628. Era un nobile fiorentino ("lancia spezzata" mi pare fosse un titolo onorifico concesso alle guardie per la difesa personale del Granduca, ma non so se ricordo bene).
L'epoca della costruzione dovrebbe in ogni caso essere quella della dominazione pisana del Giglio (XI°-XIV° secolo). Lo stile della costruzione è chiaramente romanico-pisano.

Una specialista della materia, la dottoressa Roani Villani Mara, nel suo libro "Il Giglio fra Medici e Lorena" pubblicato nel 1993 dal Circolo Culturale, così si esprime (pg. 40):
"....Qui, fra il fitto intreccio di arbusti e rovi affiorano gli avanzi delle mura e dell'abside della piccola chiesa la cui posizione è evidentemente legata alla presenza della fonte (S. Giorgio è il protettore delle sorgenti - ndr)
: all'interno, miracolosamente dato lo stato di estremo degrado, si scorgono le tracce di una decorazione pittorica tardo-trecentesca, costituita da figure di santi che già l'attento Manzini aveva segnalato. Questi frammenti costituiscono la più antica, e unica, testimonianza superstite di dipinti murali di epoca medievale al Giglio: la loro presenza apre un ulteriore spiraglio sulla civiltà dell'isola in un periodo storico tormentato e fervido di avvenimenti".

Il prof. Ennio De Fabrizio tempo fa fece circolare un opuscolo in cui sosteneva che la costruzione fosse attribuibile al periodo Romano e che la chiesa fosse in realtà un tempietto dedicato al Dio Mitra. Ma questa interpretazione mi sembra assolutamente fantastica e priva di fondamento.

"Noi" "riscoprimmo" la chiesa dopo il famoso incendio del 1974. Mecuccio (Domenico Solari) pubblicò nell'occasione un articolo sul Bollettino della Società Storica Maremmana. In tempi più recenti inserimmo fra i programmi del Circolo Culturale una campagna di scavi per riportare alla luce il pavimento e fare comunque una indagine stratigrafica del contenuto delle chiesa. Occorreva innanzi tutto il vincolo ai sensi della legge 1089 del 1939 sulla tutela delle cose di interesse artistico e storico. Il decreto di vincolo andava richiesto al Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali e notificato al proprietario del fondo. I proprietari risultavano essere i figli di Urbano Miliani, emigrato in Argentina ai primi del '900 e di cui non si è più saputo niente. Alvaro Andolfi fece molte ricerche tramite Consolato, ma non riuscimmo ad approdare a niente. Una volta vincolato avevamo intenzione di cercare uno sponsor, coinvolgere la sezione grossetana della facoltà di archeologia di Siena per organizzare un "campus" e, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ai Monumenti di Siena, competente per territorio, iniziare lo scavo. L'impossibilità di ottenere il Decreto di vincolo ci impedì però di intraprendere ogni ulteriore iniziativa. Poi ci siamo polarizzati su altri progetti.

Nulla però toglie che il discorso possa essere ripreso.

E proprio a quest'ultimo spunto di Armando ci riallacciamo invitando la Soprintendenza ai Monumenti competente per territorio, che sappiamo leggerci frequentemente nella persona della dottoressa Rendini, ad interessarsi affinchè un nostro Piccolo Tesoro Nascosto possa divenire patrimonio fruibile e godibile di tutta la nostra gente.


Isola del Giglio '... PICCOLI TESORI NASCOSTI ...' (CAPITOLO 1) 1

Isola del Giglio '... PICCOLI TESORI NASCOSTI ...' (CAPITOLO 1) 2

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