Nei giorni scorsi a Campese, in zona limitrofa al Parco Nazionale, sono stati tagliati alcuni pini. Fin qui nulla di trascendentale, la cosa vergognosa è che tale taglio è stato fatto in pieno periodo riproduttivo, quando gli alberi sono pieni di nidi e di nidiacei. In spregio alle leggi dello stato italiano, di cui ancora l'isola del Giglio fa parte, numerosi nidiacei di specie ornitiche sono stati condannati ad una morte atroce. Ci sono state riferite scene apocalittiche: uova schiacciate, gabbiani che mangiavano nidiacei caduti dai nidi, altri pulli sciancati che urlavano disperatamente. E' stato richiesto l'intervento delle FF.OO. presenti sull'isola e della ASL, ma pare che, trattandosi di un intervento di somma urgenza, lo stesso potesse procedere in deroga alla normativa sulla tutela della fauna selvatica, che vieta la distruzione di uova e nidiacei, ed a quella sul maltrattamento degli animali.

Pare che la somma urgenza riguardasse l'intasamento delle fogne da parte delle radici degli alberi. Se il problema fosse davvero questo, si poteva anche aspettare agosto senza particolari problemi. A prescindere del fatto specifico, quello che colpisce è la totale mancanza di consapevolezza, da parte delle autorità, della gravità dei fatti contestati. I turisti che protestavano venivano visti come dei marziani o dei diversamente abili. Purtroppo nelle piccole isole la popolazione, che spesso vive una vita difficile per mancanza di servizi e per l'isolamento, ritiene di vivere in una enclave dove tutto, o quasi, è permesso, come confermato dal triste fenomeno del bracconaggio che imperversa al Giglio, come a Ischia, Ponza, Procida. Chiediamo che lo Stato aiuti gli isolani ad affrontare e possibilmente a risolvere i loro problemi, così come fermamente chiediamo il rispetto delle leggi.