Con riferimento alla richiesta di referendum popolare sulla abrogazione della delibera di Consiglio relativa all’istituzione dell’Area Marina Protetta (di competenza ministeriale - REPETITA IUVANT !), ritengo doveroso precisare quanto segue.
La proposta dell’amministrazione comunale di isola del Giglio elaborata a suo tempo dall’assessorato competente dopo una lunga serie di incontri con tutte le categorie interessate, era doverosa, necessaria e rappresenta un modo corretto, democratico (e faticoso) di amministrare, che trova rari precedenti nella storia amministrativa dell’isola. Le proposte di regolamentazione in essa contenute rappresenterebbero, se recepite dal competente Ministero, un razionale e notevole progresso nell’esercizio di tutte le attività connesse al mare.
E’ veramente preoccupante, per chiunque abbia a cuore gli interessi dell’isola e dei suoi abitanti, leggere interventi pubblici e veder assumere iniziative tali da far seriamente dubitare della capacità di analisi e di critica dei relativi promotori. Chi avesse infatti giusta cognizione di causa sull’argomento, dovrebbe non solo capire che l’istituzione dell’Area Marina Protetta può solo essere migliorativa per il turismo dell’isola, ma dovrebbe essere preoccupato, come lo sono stati gli amministratori di maggioranza, dell’unico aspetto che potrebbe creare problemi al Giglio e cioè la possibile proibizione della pesca sportiva subacquea.
A onor del vero, in tutte le aree marine protette del mondo a protezione integrale, tale proibizione ha dato ottimi risultati sia dal punto di vista della tutela degli equilibri dell’ecosistema, che dal punto di vista economico. Per esempio, uno studio condotto nel Parco Nazionale Marino di Port Cros in Francia, ha evidenziato come la presenza di esemplari vivi non cacciabili di specie ittiche crei un maggior indotto economico per il territorio, in quanto gli animali costituiscono un elemento di richiamo per i subacquei e gli appassionati di fotografia naturalistica. Un unico esemplare protetto può fungere da membro di richiamo per più fruitori, mentre la sua cattura restringerebbe il godimento del bene “esemplare ittico” esclusivamente al pescatore subacqueo che ne effettua il prelievo. Il particolare, lo studio ha stimato che il valore economico locale di un esemplare di 20 anni di cernia bruna, una delle specie ittiche più rappresentative e caratteristiche del Mediterraneo, è pari a 150 euro da morto, in base al suo valore commerciale calcolato alla vendita da parte di un pescatore professionale, mentre arriva a 150.000 euro da vivo nel suo ambiente naturale sulla base della ricaduta economica derivante dalla vista di 500 subacquei all’anno per la durata di vita media di una cernia adulta, pari a venti anni. Tale comparazione dimostra che a Port Cros una cernia da viva vale mille volte più che da morta. Tali stime sono state effettuate considerando solamente i rientri economici diretti derivanti dal costo delle immersioni subacquee e senza calcolare le ricadute economiche indirette locali derivanti dalla ricettività alberghiera, dalla ristorazione ecc. (Dalla Croce, Cattaneo Vietti, Danovaro “Ecologia e protezione dell’ambiente marino costiero - 1997)
Nonostante questi ed altri validi argomenti contenuti in una relazione preparatoria all’istituzione dell’A.M.P. della Direzione della protezione della natura del Ministero dell’Ambiente, i relatori della proposta gigliese, durante l’incontro a Roma con la Segreteria Tecnica per la tutela del mare del Ministero, hanno sostenuto l’opportunità che il Ministero non vietasse la pesca subacquea sportiva. Tale richiesta supportata dal fatto che l’eventuale AMP gigliese non potrebbe configurarsi come area a “protezione integrale” per la concomitante presenza della pesca professionale e che pertanto, costituendo il prelievo di pesce da parte dei pescatori sportivi una quantità irrilevante rispetto a quella della pesca professionale, cadrebbero i presupposti scientifici di tale divieto. Inoltre la pesca sportiva subacquea, contrariamente a quella professionale, può essere selettiva solo per alcune specie di pesci ecc. ecc.
Con questi ed altri validi e ponderati argomenti, l’assessore e i delegati dell’amministrazione comunale hanno concretamente rappresentato gli interessi dei Gigliese.
A questo punto che il Ministero dell’Ambiente, se ritiene di doverlo fare, faccia quello che gli compete per legge.
Agli amministratori locali dell’isola del Giglio vada comunque il plauso ed il rispetto che si deve a chi ha eseguito, con serietà ed onestà intellettuale, il compito previsto dal mandato amministrativo assegnato loro dai cittadini.

Armando Schiaffino- Capogruppo consiliare di maggioranza