Spettabile
GRUPPO DI MINORANZA CONSILIARE
del Comune di Isola del Giglio

Dott.ssa Maria Sargentini
Presidente dell'Osservatorio Monitoraggio Rimozione Costa Concordia
Regione Toscana

Dott. Enrico ROSSI
Presidente della Regione Toscana

Alla Dott.ssa Anna Rita Bramerini
Assessore Regione Toscana

Dott. Leonardo Marras
Presidente della Amministrazione Provinciale di Grosseto

Dott. Giampiero SAMMURI Presidente dell'Ente Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano

Oggetto: RIFERIMENTO VS INTERROGAZIONE (PROTOCOLLO COMUNALE N. 4077 DEL 24 MAGGIO 2013) SU “RIPASCIMENTO DELLA SPIAGGIA DI GIGLIO CAMPESE”. RIFERIMENTO NOTA EMAIL DEL 17 GIUGNO 2013 INVIATA AL PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO PER IL MONITORAGGIO DELLE OPERAZIONI DELLA CONCORDIA ED AGLI INDIRIZZI SOPRA.

Per quanto in oggetto ritengo di poter concordare con chi dichiara (cnfr. Giglionews, articolo di un lettore) che la bellezza delle spiagge delle Caldane e del Campese anche se su quest’ultima ci sarebbero da spendere molte parole sui mancati interventi del passato non tanto recente.

Condivido inoltre l’affermazione sulle indiscutibili lentezze e difficoltà, spesso legate alla farraginosa legislazione di pianificazione territoriale delle aree costiere, contraddistinte da sovrapposizioni di norme giuridiche regionali e nazionali, con competenze frammentate, che hanno reso assai ostica un’opportuna azione di riqualificazione degli arenili e, nello specifico, dell’arenile del Campese, volta a garantire una migliore fruizione turistica.

A tali difficoltà di carattere burocratico-amministrativo si devono ovviamente aggiungere quelle di carattere economico, a causa degli elevati costi per individuare e reperire SABBIE COMPATIBILI idonee al ripascimento della spiaggia.

Invece non concordo assolutamente, ed anzi respingo i dubbi sollevati, circa la utilizzabilità delle sabbie provenienti dalle trivellazioni eseguite in occasione delle operazioni di recupero della nave Concordia. Devo, peraltro, far rilevare che l’Amministrazione si è prontamente attivata per valutare ed eventualmente utilizzare una parte, se non tutto il quantitativo disponibile, dei sedimenti provenienti da tali lavorazioni che però non rappresenta una partita rilevante per le enormi necessità in campo.

Infatti, la valutazione in peso dei sedimenti trasportati in continente è stato quantificato in circa 1.500 tonnellate che può sembrare un valore elevato, ma corrisponde, invece, ad un volume (unità di misura usata per i ripascimenti) di appena 700 – 800 m3, essendo il peso specifico delle sabbie (in condizione di saturazione) provenienti da cave sottomarine stimabile in circa 2.000 kg/m3. È, quindi, facile comprendere come le quantità eventualmente riutilizzabili sono di modesta (se non di modestissima entità) rispetto allo sviluppo di circa 600 metri della spiaggia del Campese.

Oltre alle modeste quantità dei citati sedimenti “potenzialmente” riutilizzabili, si deve osservare quanto segue:

- una parte dei sedimenti da rimuovere dal fondo marino, sottostanti la nave Costa Concordia, prima del loro prelievo e movimentazione, sono stati sottoposti (per conto del Consorzio Titan/Micoperi) ad analisi di laboratorio per la caratterizzazione dei sedimenti ed a test di cessione eseguiti sui sedimenti prelevati, con il fine di effettuare un confronto tra i valori ottenuti dalle sabbie relitte, sottostanti la nave, e quelli determinati per le sabbie delle spiagge adiacenti;

- un rimanente quantitativo (più consistente rispetto al precedente) proveniente dalle operazioni di perforazione, non è stato sottoposto ad analisi di laboratorio e quindi era possibile solamente lo smaltimento secondo le vigenti normative relative alle terre e rocce provenienti da scavi e simili. Infatti l’assenza della caratterizzazione dei sedimenti non avrebbe consentito il loro riutilizzo ai fini del ripascimento.

- Detto questo, mi preme sottolineare nuovamente come l’Amministrazione non abbia lasciato nulla di intentato poiché ha provveduto a contattare tutti gli Enti territoriali competenti per valutare la possibilità di riutilizzo e contemporaneamente è stata effettuata un’analisi visiva speditiva del materiale proveniente dalle trivellazioni. Seppure poteva configurarsi la possibilità di un’autorizzazione al ripascimento, si è potuto appurare che le caratteristiche granulometriche dei sedimenti provenienti dalle trivellazioni erano molto variabili (il sedimento era costituito da granelli con spigoli poco arrotondati e con dimensioni da finissime a grossolane) oltre ad avere caratteristiche colorimetriche (tendenti al grigiastro) differenti da quelle delle sabbie autoctone del Campese.

Inoltre si deve ricordare che per i materiali provenienti da scavi e simili, la vigente normativa richiede in seguito della preliminare caratterizzazione dei sedimenti la successiva redazione di un Piano di riutilizzo, contenente tutte le informazioni sul sito di prelievo e di reimpiego, oltre alle caratteristiche chimico-fisico- microbiologiche dei sedimenti.

Rimane ovviamente ancora da considerare l’impegno economico necessario per eseguire il vero e proprio intervento di ripascimento. Infatti, almeno nel caso in esame, si sarebbe dovuto prevedere il costo complessivo dei lavori comprendenti il carico su mezzi (terrestri e/o marittimi), il trasporto, l’eventuale individuazione di un’area per lo stoccaggio provvisorio (nel caso non fosse stato possibile versare i sedimenti direttamente ed immediatamente sulla spiaggia) ed il successivo spandimento sulla spiaggia di destinazione.

Quindi, il riutilizzo dei citati sedimenti, come si può capire da quanto appena sopra indicato, non poteva essere sicuramente eseguito direttamente ed immediatamente come prospettato, anche in considerazione dei protocolli d’intesa esistenti e del paventato clima di super-esposizione mediatica, a cui non corrispondono, giustamente, automatiche facilitazioni per l’Amministrazione Comunale nei confronti degli altri Enti territorialmente competenti.

Infatti le procedure da mettere in atto per eseguire la riqualificazione di una spiaggia (ripascimento), per la grande valenza ambientale, funzionale e turistico – balneare che essa riveste, sono precise e non derogabili in conseguenza della particolare situazione venutasi a creare (peraltro in altra parte dell’isola), ma soprattutto hanno necessità di una pianificazione (temporale ed economica) che preveda l’acquisizione di tutte le autorizzazioni per l’esecuzione dei lavori. La risorsa economica, inoltre, da reperire ed investire per questa tipologia di intervento è, in genere, abbastanza onerosa soprattutto nel caso si debbano prelevare sabbie sottomarine e trasportarle fino al luogo di impiego.

L’Ufficio tecnico comunale, insieme ai tecnici consulenti specialistici che affiancano l’UTC nelle procedure più complesse, giusto qualche mese fa, ha avuto un incontro con la Provincia di Grosseto per capire la tipologia, le modalità e le tempistiche esecutive dei ben noti “interventi di manutenzione ordinaria delle spiagge” consentiti, ma non finanziati, dalla Provincia di Grosseto.

La procedura di manutenzione ordinaria infatti offre la possibilità di eseguire una movimentazione, nell’area immediatamente antistante la linea di riva, delle sabbie sommerse e superficiali per riportarle sull’arenile al fine di riprofilare la spiaggia. Tale intervento deve essere eseguito nel limite di un volume unitario di ripascimento 10 m3/m di sabbie fino ad un volume totale di 5.000 m3. Ovviamente tali interventi possono essere eseguiti dopo caratterizzazione dei sedimenti, rilievo topo-batimentrico, presentazione di relazione paesaggistica e rilascio della autorizzazione, da parte della Provincia, a seguito di specifica motivazione. Gli oneri economici di tutto l’iter progettuale ed esecutivo sono a carico del richiedente (sia esso privato che pubblico).

Facendo riferimento a quanto sopra indicato, il Comune si è attivato per cercare di reperire finanziamenti pubblici idonei alla realizzazione di un vero e proprio ripascimento (ad es. per un volume minimo di 50-60 m3/m per un totale di 40 - 50.000 m3), al fine di far avanzare la linea di riva di qualche metro ed ottenere un incremento delle superfici destinate alle attività balneari, che nel tempo hanno subito una costante e progressiva diminuzione. Gli interventi di versamento di sabbie, almeno per la parte occidentale della falcata sabbiosa dovrebbero essere inoltre accompagnate da una bonifica del substrato sottostante la sabbia, costituito da materiali sedimentati in conseguenza delle operazioni che venivano svolte nelle lavorazioni connesse alle attività della ex miniera dell’Allume. Ovviamente per contenere i costi, che altrimenti sarebbero elevatissimi, si è ipotizzato di “prelevare” le sabbie presenti all’interno della baia del Campese, verso profondità maggiori, accertando preliminarmente la compatibilità dei sedimenti e valutando le condizioni ed i vincoli ambientali e paesaggistici esistenti. Tale intervento straordinario di “ripascimento puro” necessiterà successivamente di una “manutenzione periodica” con ricariche programmate a distanza di 5 – 10 anni, da individuare in funzione dell’evoluzione morfo-dinamica del sito di intervento.

Questo è quanto per dovere d’ufficio ma ci premeva sottolineare alcuni aspetti che, privi dei necessari approfondimenti, potevano indurre il poco esperto o il meno attento a esprimere giudizi affrettati o innegabilmente privi della sostanziale conoscenza del percorso sin qui seguito.

Cordiali saluti.

Il Sindaco
Sergio Ortelli