"L’acqua prodotta dai dissalatori ha ottime caratteristiche qualitative. Con il metodo dell’osmosi inversa, infatti, l’acqua passa attraverso le membrane ad una pressione di circa 60 bar (600 metri di colonna d’acqua). Questa procedura consente di eliminare non solo i sali presenti nell’acqua del mare ma anche tutti i microrganismi (patogeni e non), fornendo quale prodotto finale un’acqua purissima, detta “acqua osmotizzata” (che da qualche anno viene anche venduta in bottiglia)”.

Il Direttore Operazioni di Acquedotto del Fiora Spa, Oscar Galli, interviene in merito alla funzionalità del dissalatore presente in località Bonsere all’Isola del Giglio.

“Nessuna fonte di approvvigionamento naturale (sorgente, pozzo, lago o corso d’acqua), fatta eccezione per l’acqua piovana, - continua Galli - può fornire una risorsa più pura di quella prodotta da un dissalatore. Lo testimoniano le analisi effettuate sull’acqua osmotizzata prodotta dal dissalatore di Bonsere, che evidenziano una concentrazione totale di sali (TDS) inferiore a 250 milligrammi per litro di acqua prodotta, migliore di buona parte delle acque oligominerali in commercio. Un dato che gli utenti possono facilmente verificare controllando le etichette delle acque presenti sul mercato e sommando il loro contenuto in sali”.

“Dopo che l’acqua osmotizzata è stata prodotta dal dissalatore – spiega ancora Galli -  deve essere demineralizzata, perchè la Legge impone che la durezza sia superiore a 15° francesi. La remineralizzazione effettuata al dissalatore di Bonsere produce un’acqua che all’uscita dall’impianto ha una durezza di circa 16° francesi, perfettamente sterile e caratterizzata da un’elevatissima purezza. Dopo una leggera cloro-copertura, necessaria per mantenere l’asetticità dell’acqua potabile nel tempo, questa viene trasportata fino alle utenze tramite la rete urbana di tubazioni”.

“I problemi di qualità dell’acqua si verificano proprio in questa fase di distribuzione e non dipendono dalle metodiche utilizzate dal dissalatore – sottolinea Galli - . Nello specifico, la presenza di ferro e i fenomeni di torbidità dell’acqua sono provocati dal contatto con la vecchia rete di distribuzione. Le reti acquedottistiche esistenti nei centri urbani turistici, infatti,  sono prevalentemente quelle degli anni 60’, vecchie e realizzate con materiali non idonei al mantenimento qualitativo dell’acqua. L’acqua buona entra quindi a contatto con i tubi vecchi e si altera caricandosi tanto più di ferro quanto più i tubi sono vecchi e soggetti a ripetute rotture. Un problema che non si verifica nelle zone del Giglio in cui le tubazioni in distribuzione sono state sostituite con tubi nuovi e di moderna concezione”.

Per quanto riguarda, invece, il costo dell’acqua prodotta dai dissalatori, il Fiora precisa che, attualmente, il costo industriale di un’acqua potabile prodotta tramite osmosi inversa si aggira attorno a 0,75 euro per metro cubo (compresi gli investimenti, i consumi energetici e gli altri costi operativi). L’acqua trasportata dalle bettoline costa circa 30 euro al metro cubo (40 volte di più della dissalazione) e produce sicuri problemi ambientali, mentre l’acqua prodotta da un invaso, che per l’Isola del Giglio sarebbe indispensabile per far fronte alle richieste idriche concentrate nei mesi estivi (circa 250.000 metri cubi) - con evidenti problemi di inserimento ambientale dell’opera -, dovrebbe comunque essere potabilizzata e trasportata fino all’utenza e costerebbe circa 3,5 euro per metro cubo (circa 5 volte di più della dissalazione).

“La dissalazione per osmosi inversa – conclude Galli - è quindi la metodica che costa meno e produce il minore impatto ambientale, anche in termini energetici complessivi, tanto più che nel prossimo dissalatore di Campese l’alimentazione elettrica sarà effettuata prevalentemente tramite un impianto fotovoltaico. Altri tipi di dissalazione (l’aerogeneratore, per esempio) sono stati valutati ma non ritenuti complessivamente migliori dell’osmosi inversa. Per questo motivo l’Acquedotto del Fiora SpA ha condiviso questo tipo di strategia, prima con la Regione Toscana e poi con l’Autorità d’Ambito, ed ha in previsione di realizzare altri dissalatori di questo tipo nel comprensorio di competenza”.

Il gestore interviene infine sull’utilizzo delle sorgenti presenti sull’isola. “In questo senso – spiega Galli – qualcosa è già stato fatto. Qualche anno fa Acquedotto del Fiora ha effettuato una serie di studi, che hanno rivelato che i quantitativi d’acqua sono molto limitati e legati all’andamento pluviometrico e che non sarebbero quindi sufficienti a soddisfare neanche il fabbisogno idrico dei mesi invernali. Per sfruttare queste sorgenti servirebbero inoltre ingenti fondi che attualmente non sono disponibili. Nel momento in cui fossero reperite le necessarie risorse economiche, si dovrebbe procedere ad interrare i percorsi delle tubazioni lungo le pendici del Giglio, demolendo la roccia granitica presente con consistenti mezzi meccanici. Impatto ambientale e costo degli interventi sarebbero sicuramente considerevoli".