Prendo spunto dalla mail della Signora Marcella Ansaldo per raccontare un fatto accaduto durante il mio recente soggiorno al Giglio, fatto che credo collegabile strettamente al ragionamento sui flussi turistici durante l'anno.
Si sa il Giglio è percepito dal turista medio come una località CARA e questo allontana ampie fasce di potenziali clienti. Ma veniamo ai fatti: con mia moglie, seduto al tavolo di un bar [ … ], ho sorseggiato un bel prosecco fresco al costo di 3,5 euro l'uno ... fortuna che ho bevuto prima di pagare.
La questione qual'è oltre al costo sicuramente esagerato e al fatto che non si trattava di vino prosecco (ne so abbastanza per riconoscerlo), la questione è la naturalezza con cui il proprietario (so che era lui perché ho amici al Giglio) ha risposto al disappunto che non del tutto sono riuscito a trattenere, naturalezza che mi diceva che non c'è nulla di strano a chiedere 3,5 euro per un bicchiere di schifoso vino frizzante di dubbia provenienza (non credo la bottiglia arrivi a tale costo). Secondo me questi sono atteggiamenti cancerogeni: ora non succede nulla ma piano piano qualcosa di pericoloso si insinua nella vita (economica) dell'isola e non si sa dove porterà.
Se il Giglio spesso è considerato località CARA lo si deve a comportamenti miopi come quello raccontato, ma gli esempi potrebbero continuare molto in lungo ... parlando magari degli affitti, con differenze di prezzo che arrivano al doppio pur spostandosi di soli pochi passi da un appartamento ad un altro (stessa tipologia naturalmente).
Meditate gente che vivete di turismo e ricordatevi, ogni tanto, che siete toscani (anche se non si vede molto).
Con affetto, un innamorato del Giglio.