Apprezzo molto sinceramente quanto annunciato da Legambiente su queste pagine in merito all’accordo dei 75 comuni toscani nell’intesa “Comuni amici del clima” perchè sono convinto che l’ambiente in cui viviamo debba essere tutelato partendo dal basso.  L’adesione del Comune all’iniziativa è pregevole e diventa  ammirevole quando la si persegue con la giusta determinazione pur considerando le note difficoltà di impatto ambientale.

Da molto tempo, da circa 20 anni con maggiore precisione, si discute al Giglio di Fonti Rinnovabili, in modo tale da ritenere che ci sia sempre il clima giusto e che i tempi siano oramai maturi affinché il cosiddetto ”habitat insulare” sia pronto ad accogliere la tanto sospirata Energia Alternativa.

Trovo però difficile spiegare perché i grandi (o piccoli?) progetti energetici stentano a mettere le radici ed a prosperare al Giglio.  Proverò pertanto a fare un po’ di storia, mettendo a disposizione la mia personale esperienza, per tentare un serio dibattito su un tema discusso a lungo anche su scala nazionale.

Negli anni ’80, dall’interno della società Agip Petroli,  collaborai attivamente alla costruzione di un “Solar Pond” (alla lettera “Stagno Solare”, praticamente un grande lago salato in grado di accumulare l’energia elettrica solare a bassa temperatura) presso i Monopoli di Stato di Margherita di Savoia (FG). L’impianto assorbiva l’energia solare che veniva trasformata in energia elettrica in grado di alimentare un dissalatore multiflash  da 10 mc/giorno. Questa esperienza mi aveva trasmesso una buona dose di fiducia nei confronti delle tecnologie fondate sul Risparmio Energetico.   Pensai infatti, per pochi secondi, ad una cosa del genere da noi. Ma, sinceramente,  immaginatevi un enorme lago al Giglio, uno sporco e salato acquitrino di assurde dimensioni,…. nel quale non si possono catturare pesci!   Nel quale non si può fare il bagno!   Inconcepibile!

Negli stessi anni l’Enea, congiuntamente all’Agip Petroli ed al Comune di Isola del Giglio, che patrocinava l’iniziativa, avviava la sperimentazione, nell’area dell’Allume, di un interessante impianto fotovoltaico in grado di produrre energia elettrica per alimentare un frigorifero a media temperatura ed un impianto ozonizzatore. La sperimentazione fu lunga e si concluse intorno agli anni ’90; i risultati non si conobbero (quasi certamente saranno disponibili presso l’Enea di Roma) ma lo stato di degrado dell’area rimase senza la giusta considerazione dagli ideatori dell’iniziativa.

Parallelamente a questi progetti innovativi venne installata una Pala Eolica in zona Allume, in una zona alquanto controindicata, chiusa e nascosta dalla macchia circostante, di cui non ricordo la provenienza progettuale, lo scopo, gli obiettivi e le finalità, ma i risultati si sono ben presto evidenziati:  non ha e non avrebbe mai funzionato! Il degrado invece ha funzionato benissimo!

Negli anni ’90, invece, l’A.C. pro-tempore, cogliendo una opportunità di rilievo della Comunità Europea, avviò un serio dibattito sulla possibilità di installare un Pala Eolica, di potenza significativa, in località Le Porte, con la quale si sarebbero integrati gli assorbimenti elettrici del realizzando impianto di dissalazione del Bonsere.  Dopo un lungo dibattito sul tema e gli ostacoli incontrati sul cammino, il progetto si arenò vistosamente.

In epoca recente c’è stato un rilancio della telenovela eolica.  A seguito del bando pubblicato dal Ministero dell’Ambiente,  tra il Comune di Isola del Giglio ed Enel GreenPower, con il sostegno della Regione Toscana,  fu firmata, intorno al 2002-2003, una convenzione con l’obiettivo di procedere congiuntamente alla realizzazione di iniziative finalizzate all’utilizzo di fonti rinnovabili e di risparmio energetico sull’Isola del Giglio.  Per il Giglio, il Ministero dell’Ambiente aveva previsto un investimento totale di circa un milione di euro non solo per generare acqua calda nelle abitazioni private e commerciali ma anche e soprattutto per l’energia eolica.  Erano previsti inoltre due impianti solari fotovoltaici da installare su due edifici scolastici e circa 60 lampioni per illuminazione stradale dotati di impianto fotovoltaico autonomo.  Il tutto (forse non proprio tutto) si è arenato per problematiche di impatto ambientale.

Per concludere, gli impianti energetici innovativi alternativi all’energia tradizionale, è dimostrato, sono difficili da insediare in un’isola proprio per la sua peculiarità ambientale e perché il regime vincolistico del territorio non agevola installazioni di tale tipologia. Ritengo quindi doveroso, per non dire ovvio, anche per evitare di “disperdere energie” nello studio di adeguatezza dei progetti energetici sul nostro territorio, calarsi sul tema contenuto dell’accordo riportato sopra e concentrarsi sui suoi importanti argomenti e cioè sugli (1) incentivi, mediante l’introduzione di nuove norme nei Regolamenti Edilizi, finalizzati alla diffusione delle fonti rinnovabili, (2) realizzando interventi concreti finalizzati al risparmio energetico attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili presso gli uffici pubblici e (3) nella promozione di iniziative di sensibilizzazione per la cittadinanza e di formazione nelle scuole  presenti sull’isola.

Oltre, indubbiamente, ad altre iniziative di pari livello  (v. Varianti di Salvaguardia, anno 2000) che possono essere  stimolate da un’amministrazione attenta e sensibile a queste problematiche.  Non dimentichiamoci mai, però, di mettere al centro delle questioni il Comune che costituisce l’entità basilare di programmazione urbanistica e del territorio sul quale contare per il raggiungimento di buoni esiti e per evitare che certi  provvedimenti possano essere “calati dall’alto” e quindi mal graditi dalle comunità residenti.

Partendo dal basso, quindi,  in tutte le questioni si possono ottenere validi risultati.