Quel 23 aprile 1968 come la Concordia. Sono nei cuori ed esprimo la solidarietà per tutti i naufraghi della Concordia e mi sono immedesimato nella loro paura di quella notte perché anche io ho avuto un’esperienza simile nel lontano 23 aprile 1968.

Quella mattina siamo partiti con l'aliscafo Freccia della Versilia alle ore 12, quel giorno c'era il caligo (per chi non lo sapesse il caligo è una nebbia marina che si presenta sporadicamente durante le giornate calde). Partimmo per l'Isola del Giglio ma la corsa fu breve perché con la nebbia marina non si vedeva nulla, il radar non funzionava ed il Comandante, credendo di aver superato il Promontorio dell'Argentario aumentò la velocità dell'aliscafo.

Ad un tratto però un grido nella nebbia, un passeggero urlava: “gli scogli”. Purtroppo ormai la velocità era troppo forte e tutta la prora si accartocciò letteralmente sugli scogli. Davanti alla prora, nel sedile a sinistra, c'era una giovane ragazza che, colpita dall’ancora, è stata uccisa.

Dopo 15 minuti sono venuti i soccorsi, anch’io, allora 13enne, sono rimasto ferito ed ho trascorso 15 giorni all’ospedale. Dopo l'impatto volevo buttarmi a mare ma poi sono venuti i rinforzi con i pescherecci. La notizia ebbe rilevanza nazionale, venne anche la rai che trasmise un servizio la sera stessa al Tg1. 

Questo per dire che anch’io sono stato un naufrago e sono in tutti i cuori di quelli del Concordia perché anch’io ho avuto un’esperienza uguale e capisco cosa significa. Quel giorno persi molto sangue perché avevo battuto il naso alla spalliera della sedia avanti a me.

Posso dire solamente che mi sento vicino ai parenti delle persone morte ed esprimo solidarietà a tutti i naufraghi vivi. Purtroppo tutto questo lo terremo nei nostri pensieri per tutta la nostra vita.

Italo Arienti,
corrispondente Corriere della Maremma, Il Tirreno, La Nazione