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Un ricordo di babbo Pino
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Un ricordo di babbo Pino

Oggi mi è capitata tra le mani questa bella foto di babbo. Il granito ce l'aveva non solo nei polmoni ma anche nel sangue. Fin da ragazzo la sua vita era là, in mezzo agli scogli dell'Arenella a cavare la pietra secolare. E quando raccontava che quel granito era anche in parte a Roma gli si illuminavano gli occhi.

Quanta fatica e quanto sudore, le sue mani e i piedi testimoniavano questa fatica. Eppure nei suoi racconti era il periodo più bello forse della sua vita. La gioventù, mamma che gli portava il pranzo con Giovanni ancora piccolo, e momenti felici fatti di piccole cose quando ancora i giorni tristi dovevano arrivare.

Poi, io lo ricordo come in un sogno, mamma se n'è andata lasciando tutti nello sgomento più profondo, noi figli e lui soprattutto. Il rosario recitato in silenzio tutte le sere, quel rosario mai abbandonato, io me lo ricordo! Avrà parlato sommessamente con lei chiuso nel suo dolore e nella sua dignità.

Pino tutti lo sanno era un gran lavoratore, alcuni amici che io ricordo amici da sempre: Mauro lo stagnino, persona semplice e riservata, amici di bicchierino, facevano poco male a bersi quel bicchiere dopo una giornata di duro lavoro e nel frattempo si raccontavano la loro giornata, gente semplice senza pretese dove la soddisfazione era nelle piccole cose.

Così era babbo, riservato ma buono, così si sarà presentato alla casa del padre con le mani e piedi ancora tagliati dal granito cavato ma con le mani piene di cose buone, di lealtà, di semplicità e di tanta carità.

Ciao babbo.

Maria Grazia Monti

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