ISOLA DEL GIGLIO
Sono tanti i gigliesi sparsi nel mondo, ognuno con una propria storia da raccontare.
Noi abbiamo deciso di raccontarvi ogni settimana la storia di Alessandro Bossini, un isolano partito dall'Isola del Giglio verso l'Australia per esplorare il continente oceanico in un modo insolito: con un sacco a pelo, una bicicletta (fedele compagna di viaggio) e tanta voglia di esplorare il mondo.
Alessandro non è nuovo ad avventure stravaganti ed originali, ultima delle quali è il viaggio in bici da Valencia a Firenze attraversando in poche settimane i più variegati paesaggi pirenaici ed alpini.
Dunque, con cadenza settimanale, vogliamo rendere partecipi tutti coloro che ne sono interessati del suo "Australian Trip" attraverso i racconti che egli stesso ci fa pervenire riguardo le sue intriganti avventure che ogni giorno si trova a vivere.

CAPITOLO 39 (Il Monolite):
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09/04/06
Yulara

Soffia una brezza costante (da Sud-Sud Est), i capelli ammatassati in un unico imbroglio si muovono disordinati... riempio i polmoni con un unico, profondo respiro... l’amariglio della terra, le piante che s’intrecciano secche come capicchie d’aglio, il falco e la sua ombra di boomerang... poi libero il tutto in un lungo soffio che non riesce a raffreddare l’incandescente colore di Uluru.
Il monolite poggia il suo gomito a pochi metri da me.
E’ un pomodoro di mare, e’ una lampada millenaria che succhia il suo scoglio tranquillamente, nella certezza che nessuna mareggiata la strappera’ mai via.
Effettivamente c’e’ qualcosa di estremamente spirituale in questo territorio, una terra sacra per tribu’ aborigene e "misica" per turisti e girovaghi.
Ma vorrei iniziare il racconto da 300 km fa... da l’ultima notte ad Alice Springs...
Mi piace come citta’.
E’ il 6 Aprile, un forte vento ha rinfrescato la zona ma il sole scende sempre come piombo e la gente abboccata al suo amo squote le pinne alla ricerca dell’ombra.
Ho saldato nuovamente la canna che sorregge il sellino. 30$ ed un fabbro ha fasciato la crepa con una sciarpa di alluminio di 3 cm!!!
Speriamo regga.
Passo al negozio di bici per ringraziare... i lgiorno precedente i due ragazzi che vi lavorano mi avevano aiutato a trovare e contattare l’officiana.
Ma oggi c’e’ anche un altro ragazzo, un backpacker tedesco assunto per un mese come meccanico.
Mi controlla la pressione nelle ruote e sistema il tremolio di quella anteriore.
-Ti conviente prendere una prolunga alla valvola delle camere d’aria che con la tua baby pompa non riesci a gonfiarle bene.- Guardo il prezzo delle valvole e...
-Certo, farebbero comodo... ma costano troppo per me...- Il ragazzo lancia un’occhiata all’altra commessa e me ne passa un paio con un cenno di metterle in tasca.
-Grazie-
-Hei, tra backpackers ci si aiuta.-
Basta un gesto, una stretta di mano... e vale la pena andare contro vento.
<<Domani riparto>>.
Ma sono veramente stanco cosi’, dopo esser passato in vari ostelli, entro nel piu’ economico.
Sono in camera con altri due ragazzi, Greg dal Canada e Hos... (e qualcos’altro) Bulgaro (mi pare).
Viaggiano anche loro soli, con un bagaglio di esperienze ed avventure affascinanti: immersioni in vasche di squali, inseguimenti di borseggiatori.... ma queste sono le loro storie e tocca a loro raccontarle.
Fatto sta’ che si e’ trascorso tutto il giorno parlando del piu’ e del meno.
Verso le 21:00 ci si siede al Pub.
<<Cavolo quanto bevono!>>
La serata e’ trascorsa piena di risate... dopo il quinto boccali di birra ci siamo trovato a braccetto in mezzo alla sala con la gente che batteva le mani ed un pitone di 3 m che strisciava sulle nostre spalle!!!
Allego le foto appena il Bulgaro le invia.
La mattina successiva siamo partiti tutti e tre per Uluru, ognuno con mezzi differenti (autobus-macchina-bici), forse ci rincontreremo la’, forse non ci incontreremo piu’.
Non impoprta.
<<Felice di avervi conosciuto>>
Nasce un legame tra viaggiatori, un’esperienza comune che ci unisce sotto la stessa bandiera.
I primi 100 km scorrono veloci, la strada piega verso Sud-Ovest ed il vento di Sud-Est non e’ un freno.
Stuarts Well e’ una roadhouse con motel, camping e bar.
E’ mezzogiorno... mi fermo per un caffe’.
La sala e’ colma di ragazzi che mi guardano entrare stupiti, e’ un Tour diretto al National Park di Watarrka.
E poi c’e’ Lei, una ragazza dagl’occhi verde azzurro che mi fissano dall’ombra di una palma.
-Hi!- Ci scambiamo simultaneamenteun saluto.
<<Miseria che bella che e’!>> Penso.
Sorseggio il caffe’, qualche parola con la gente seduta al bancone poi riempio le borraccie e mi avvio alla bici.
-Scusa...- mi sento dire alle spalle.
<<O cavolo... mica si saranno accorti che ho preso due bustine di miele...>> No... era Lei!
-Di dove sei? Prima ti stavo ascoltando ma non ho riconosciuto l’accento.-
-Italiano...- Rispondo e guardando le sue labbra muoversi sento profumo di frutta.
In questo viaggio australe ho incontrato ragazze stupende, bionde e more dai volti abbronzati di sensualita’... ed eran perfette come le farfalle sui fiori.
Ma solo per guardare.
Lei e’ olandese, backpacker, si e’ fermata per qualche settimana a lavorare in questa stazione.
La sua bellezza e’ qualcosa di magnetico.
-Adesso sto’ andando ad Uluru, voglio vedere dal vivo questo famoso monolite rosso....-Dico.
-Beh, un bello spettacolo, ma e’ molto lontano. Perche’ non ti fermi qua per stanotte? E’ un posto carino, c’e’ un giardino ppieno di alberi ed ombra e nuotare in piscina sotto le stelle e’ fantastico. Io ci vado sempre finito il servizio...- -Si, effettivamente sarebbe bello... ma oggi c’e’ vento a favore, e’ bene sfruttarlo...-
Mentre pronuncio queste parole una voce nella testa mi urlava:
-Imbecille!!! Sei veramente imbecille!!! Una ragazza che e' la fine del mondo ti vhiede di rimanere con lei in un'oasi verde e tu che fai? "No no devo correre a vedere un sasso!".
E' uscita di corsa per fermarti prima che partissi, ti ha detto che e' affascinata dall'Italia e che la sera non lavora... Sveglia!!!>>
-Sicuro...?- Mi domanda ancora.
Un ultimo sguardo si posa sulle got morbide, scivola lento su una ciocca di capelli sfuggita al berretto e muore sulle sue curve antigravitazionali.
Mi allaccio il berretto sorridendo ed annuisco senza proferir parola.
Mentre pedalo la voce di poco prima prende forma.
E' il Chiara, un amico di Firenze che non sbaglia un tiro.
<<O grullo... Ma che fai!?! Il vento sara' sempre lo stesso... e' la strada che ha cambiato direzione, anche se per pochi chilometri ancora... Ora tu pigli la bici e tu torni indietro... inventa che hai forato....>>.
Avoglia apedalare piu' veloce.
Nulla.
Il vento non riusciva a portare via ne' i bisbigli del Chiara ne' il profumo di frutta dell'Olandese.
D'improviso una marcia scala, sbando, il tacco si stacca dal pedale, fortunatamente non cado ma colpisco il cerchione.
Storgo un raggio e la ruota torna a ballare.
Non dico una parola.
Non alzo neanche lo sguardo al cielo.
Allento i freni perche' il copertone possa girare e continuo a pedalare.
Adesso nel silenzio.
Molti chilometri piu' tardi un'area di ristoro... pausa!
Una macchina sta' uscendo, ragazzi olandesi, qualche parola ed un saluto.
Anche il camper sotto l'albero si sta' organizzando per ripartire. Sono una coppia di tedeschi, sui cinquanta. Probabilmente mi hanno sentito dire che sono italiano, perche' il marito si lancia in un comico tentativo di dialogo.
-Italianko? Ciao. Yo piace Italia... viene viene. Ah... pasta... bellissima.-
Stanno tornando ad Alice Springs, hanno finito la vacanza.
Mele, limoni e tonno...
-tra poche ore si riparte. Tieni. Per te.- Puo' sembrare una cosa semplice, banale... ma una mela nel deserto e' una rosa nella neve se donata con il cuore.
Parlando gli racconto che sono di un'isola molto piccola, che sicuramente non conoscono... l'Isola del Giglio.
-Giglio? ...vengo spesso al Giglio. Faccio immersioni al Campese, forse a Settembre torno.- -Allora ho qualcosa per te...- gli dico. E scrivo su un foglio: <<Ristorante "La P.....". Giglio Porto. Ciao babbo, questi sono due amici. Cucinagli in crosta di pane il piu' bel pesce che hai. Alessandro>>.
Josef, cosi' si chiama, leggendo scoppia a ridere.
-Grazie grazie e se passi da Baviera... questo e' il mio numero. CHiama che anche tu hai un amico.-
A Erlunda prendo il bivio per Kata Tjuta.
Direzione Ovest e con il vento che soffia da Sud Est mantengo una velocita' media di 38-40 km/h.
Fantastico!
Posso godermi il paesaggio a testa alta... vento in poppa per iprossimi 300km. Devo solo stare attento alla marcia alta, spesso se pedalo in piedi e con forza sgrana e c'e' il riscio di cadere.
Talvolta appare cosi' leggero il mondo.
Non so' da cosa dipenda, se dalle persone che incontro, se dalla direzione del vento o dal paesaggio che mi scorre accanto.
Fatto sta' che ci sono montagne tagliate dal vento che screpolano colori nascosti. Sfoglie rosa si sovrappongono a lastre bianche e poi marroni e poi gialle, e' lo sguardo di una donna che si incipria il naso di rosso.
Mantello dopo mantello il deserto cambia veste: pietre che fanno sibilare il vento, arbusti che diradano un verde scolorito, poi tutto scompare e cespugli rendono le pianure una pelle accapponata.
Spesso in questa marea ci sono io e guardo il cielo ululando una liberta' che per miglia e miglia dilaga senza esser udita.
Altri due ciclisti!
Una coppia di ragazzi tedeschi (23 entrambi).
Bici super tecnologiche, divise identiche (sia lui che lei).
Anche loro attraversano l'Australia, mappe dettagliatissime e dirzione dei venti stagionali ...non a caso da Adelaide salgono verso Darwin.
Michaela e Pascal.
Rimangono qualche km in coda ma viaggiamo a due velocita' differenti.
-Ciao ragazzi. Ci vediamo al campeggio della prossima stazione di servizio... e' gratuito.- Cambio marcia e volo via tra le curve del deserto.
La sera ci siamo ritrovati seduti attorno ad un tavolo.
Con i loro racconti ho sognato anch'io di viagiare in coppia... l'alba sui colori di una ragazza e l'avena per colazione che ha un sapore speciale se qualcuno sorride preparandola.
Viaggiano tranquillamente, non piu' di 80km al giorno, dividendo la meraviglia e lo stupore che dispensa questo vasto continente: hanno ancora sei mesi da esplorare.
Magari un giorno incontrero' anche io una ragazza "matta" che dicendogli:
<<Voglio attraversare il Centramerica in bici... o a piedi!>> invece di scuotere la tesa sospirando illumina lo sguard di sorriso e mi risponde:
<<Vengo anch'io!>>.
Ma per ora... sono un gabbiano con un pesce nel becco... felice non chiedo di piu'.
Dimenticavo... a quanto pare il Giglio non e' poi cosi' sconosciuto come pensavo.
Incredibile ma vero. Quattro anni fa MIchaela e Pascal vi hanno trascorso una settimana... gita scolastica.
Prima di salutarli gli ho lasciato lo spray repellente del giapponese... chissa' se la staffetta finira' con loro o proseguira' con un altro viaggiatore.
25$ per entrare nel Parco Nazionale che racchiude Ayers Rock (Uluru) e Olgas (Kata Tuta).
E' difficile esprimere le impressioni, le sensazioni che trasudano da questo territorio.
La roccia assume cromature differenti durante la giornata e. forse per suggestione delle innumerevoli storie che vi ruotano attorno, se ne avverte il respiro che dall crepe esala lungo i lineamenti delle scure ombre.
Il perimetro misura chilometri.
Persone sedute sorseggiano caffe' osservando le pareti scoscese come se vi proiettassero dei film.
Io pedalo.
Ciottoli tremano sotto le ruote, il cielo e' chiaro dietro il volo di un falco, si respira aria millenaria.
Questo (e molto ancora) e' Uluru.
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CAPITOLO 40 (Opali) :
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14-04-06
Coober Pedy

I 300 km per tornare sulla Stuart Hwy scorrono veloci anche se molto tempo lo passo nelle aree di ristoro... diverse auto e camper vi si fermano.
Principalmente ragazzi tedeschi.
Ne ho conosciuti tantissimi ed ogni gruppo mi ha stupito sempre di piu'.
Sono ragazzi che partono all'avventura, un visto vacanza/lavoro e gran voglia di vedere.
Durante iil tragitto le compagnie si ampliano con nuovi backpackers... tutti sono i ben venuuti, si affittta un camper in piu' e via... nuova meta.
Qualcuno parte, qualcun'altro si ferma per lavorare, in ogni caso e' d'obbligo il saluto con birra gelata.
-Hei, da dove vieni con una bici? Dai, siediti con noi che ci racconti...- Merende e colazioni per ogni nuovo incontro.
Affrontano il viaggio con un forte spirito vitale e sui cofani si legge "wiched" scritto a lettere colorate.
Dall'Italia diverse persone mi hanno scritto e-mail in cui dicevano: <<Non ti sembra di aver fatto abbastanza? Prendi un aereo invece di voler fare l'eroe>> E' che non ci hanno capito nulla!
Non cerco la grande impresa, non cerco un palcoscenico dove sventagliare le piume.
Voglio solo viaggiare, vedere, vivere un'esperienza.
Ed ogni volta che incontro questi gruppi di ragazzi mi sento tra amici perche', per quanto stupiti dal mezzo su cui mi muovo, condividono lo stesso senso di liberta', la stessa curiosita'.
Alcuni tratti di strada sono appestati dalle mosche. Senza una rete protettiva e' impossibile percorerli... questi insetti malefici non hanno timore di nulla, entrano nella bocca, nel naso, si perdono nei labirinti delle orecchia.
A nulla vale scuotere la testa, soffiare o sventolare la mano.
A quanto pare sono un'attrazione!
Molte macchine sorpassandomi si fermano per scattarmi fotografie e farmi vere e proprie interviste...
-Ma viaggi solo con quello zainetto?!-
-Si... ma ho anche una tenda...-
Solitamente mi guardano, poi ruotano il mento sulla linea del deserto e quando tornano a fissarmi hanno gli occhi spalancati come uova.
Lascio a tutti l'e-mail e l'indirizzo del ristorante al Giglio.
Lungo la Stuart Hwy il vento e' tornato a soffiare contrario.
Ci sono dei giorni che mi prende male... ma quando metto il piede a terra per fermarmi si affianca un'auto.
Chi dell'acqua, chi della frutta, chi mi stringe la mano... e dopo "col cavolo" che mi fermo.
Ma per farvi un'idea di cosa siano miglia e miglia di deserto provate ad uscire di casa e con una gomma rossa iniziare a cancellare i palazzi attorno, poi le colline ed ancora ed ancora, finche' non vi trovati difronte un quadro senza confini e con trucioli di gomma che si aggrumano a perdita d'occhio.
Fate tutto cio' con un fiammifero acceso in mano, la fiamma brucia verso le dita ed il vostro soffio non riesce neanche a farla tremolare.
L'aria si e' rinfrescata.
Nembi di nuvole compaiono minacciosi nella densita'. Docce scendono poche centinaia di metri piu' in la', sono acquazoni che si spostano tanto velocemente che la pioggia scende piegat in una curva.
Non un albero dove ripararsi.
Durante la notte il vento mi sbarba la tenda mentre la luna risplende grassa ed a malapena i pesanti massi impediscono ai teli di volare via.
Sono a Coober Pedy, in un ostello. Ed anche questa e' una storia.
Arrivato di sera camminando.... troppo vento per pedalare!
Non riuscivo neanche a tenere l'equilibrio e le gambe erano "piene" dalla fatica.
Solo 60km in 8 ore!!! Ho messo le scarpe da ginnastica ed i restanti 40 km ho spinto la bici a passo.
Il paesaggio... pagine intere si potrebbero scrivere su queste tele che cambiano ogni ora ...ma un deserto di piramidi bianche!!! Non sarei riuscito neanche ad immaginarlo.
Lungo la strada si sollevano tumuli di ciottoli, rocce frantumate dal colore chiaro, biancastro.
Formano cocuzzoli distanti l'un dall'altro pochi metri e dalle altezze differenti (dai 60 cm ai 10metri).
Questo territorio produce il 90% degli opali nel mondo e macchinari trivellano il suolo creando queste montagne di detriti.
Uno specchio che si frantuma a terra e triangoli appuntiti si spargono confusi...mi ritrovo con lo stesso stupore di una formica in questo cimitero di schegge.
Coober Pedy e' un paese di minatori.
La chiesa e' una catacomba, un cunicolo stretto conduce in una stanza aperta nella roccia a suon di scalpellate e mentre il parroco celebrava la messa del Venerdi' Santo, io palpavo l'umido delle pareti rocciose.
Nessuna finestra, alzando la mano toccavo il soffitto piatto, candele ed incenzo.
Medievale!
Compro dei biscotti e mi metto alla ricerca di un campeggio economico. (Sono in mezzo al deserto... posso vedere fino alla curvatura terrestre e non c'e' null'altro che pietre e cave... neanche 2 metri per 2 per stendere la tenda!)
Ma costano tantissimo!!! 14$!!!
Tra le persone con cui mi fermo a parlare c'e' anche un turista (sulla sessantacinquina) che mi consiglia un ostello.
-Grazie, ma credo che mi sistemero' fuori paese con la tenda... Sono alla fine del viaggio e non posso spendere molto.- Nulla. Non capisce. Continua a parlarmi della particolarita' di questo ostello, tant'e' che mi conduce all'entrata. Mi passa 20$ e dice:
-Questo lo offro io... sai, mia sorella lavora in Italia...- -no no...- Ma non faccio attempo ad aggiungere altro che l'uomo si allontana. Lo rincorro e scrivendo su un foglio un indirizzo gli dico:
-Beh, allora questo e' per tua sorella. E' un ristorante in un isola non lontana da Roma, mio padre e' il cuoco ed e' un genio ai fornelli.-
<<Cavolo!!!>>
Capisco perche' questo albergo era da visitare.
E' un sotterraneo di cunicoli e dormitori scavati nella pietra 20m sotto terra!
Un'altra catacomba... ma pulitissima.
Speriamo di non perdermi tra queste profonde scalinate e tunnel... magari salta fuori il fantasma di qualche minatore!
Domani se il tempo e' buono riparto.
Due problemi:
Non ho piu' camere d'aria (non devo forare).
La prossima stazione di servizio e' a 255 km! E l'acqua? Se c'e' vento mi serviranno minimo 5-6 giorni.
Speriamo che anche sotto Pasqua qualche auto passi (e si fermi!).
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CAPITOLO 41 (Port Augusta) :
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18-04-06
Port Augusta

Sabato 15 Aprile parto da Coober Pedy a mezzogiorno.
Nel marsupio un amanciata di opali (di nessun valore commerciale0, trai pensieri ancora le atorie di un vecchi minatore greco che, fatta fortuna a soli 22 anni, ha scoperto che per esser felice gli bastavano 20$ al giorno.
Ha comprato casa a ciascuna sorella ed ha aperto un ristorante.
Adesso ha capelli bianchi, pelle rossastra come il deserto ed all'ombra di una cava passa le giornate vendendo collane che fabbrica al momento.
Il vento soffia incredibilmente forte, a raffiche, ma non importa, ho un sorriso che se ne infischia delle labbra secche e cosi' vado avanti, lentamente, ma vado avanti.
Forse sara' stato dormire in un letto, oppure i 20 minuti di doccia fredda, forse la frutta fresca e le numerose barre di cioccolata ...o forse piu' probabilmente i tre baci con cui mi hanno salutato due ragazze francesi.
-Beh, allora ci vediamo ad Adelaide tra due settimane. Noi si studia la' ancora per due mesi... letteratura aborigena!- Mi hanno detto.
Una e' bionda con occhi azzurri, l'altra ha la pelle baciata dal sole d'Africa, gli occhi neri dell'islam ed un sorriso candido come lo spicchio di una mela rossa.
Virginie si chiama, di Lione, magari non ci rivedremo piu' ma la mia mente assocera' ad ogni opale una collana di parole dall'accento francese.
Deserto.
Una tribu' invisibile rotola in queste terre.
Nel silenzio sibila un fruscio.
<<Cos'e'? Lo striscio d'un serpente? Il battito di un avvoltoio?>> <<Nulla!>> Poi la terra si smuove, come se un essere ne percorrese le interiora a gran velocita'. E dimprovviso compare un mulinello d'aria che s'alza per 3 metri.
Come un corno che si contorce lottando con se stesso, cambiando direzione come una mosca impazzita...
Ed ogni volta io affino lo sguardo, scruto nella corona di terra appena sospesa dal suolo, ogni volta convinto che un esserer misterioso si teletrasporrti davanti a me....
Ma nulla.
Tutto svanisce in pochi attimi ed io resto con la mia immaginazione ed una manciata di polvere che lenta ricade a terra.
Sono i Corni del Diavolo.
La strada ed i pensieri.
Mi resta difficile annotare di tutte le muevoli forme del territorio, di tutti i tramonti che come fratelli si assomigliano e nessuno e' uguale, del viola dei fiori che compare a sorpresa tra ciottoli e cespugli...
Le sensazioni si alternano in una catena di opposizioni e nelle prossime righe scrivero' degli incontri che si possono fare in sole 24 ore di deserto.

15 Aprile sera.
Quando il tempo rinfresca aumente l'appetito e nonostante fossi con diverse provviste prima del tramonto erano quasi finite. (Neanche nel deserto riesco a regolarmi con la fame).
Per i prossimi 190 km solo asfalto!
Mi fermo in un area di ristoro e mentre controllo lo stato della bici un signore (sui 65) si avvicina.
-Hei ragazzo, tutto ok?-
E' in vacanza con moglie e camper, per questa notte si fermera' anche lui qua.
Volto pafutello ma fisico snello, e' un ex ciclista, segue il Tour de France e tifa Lance Armstrong.
Mi Preparano uova e pan tostato.
-Mangia ragazzo, che senza energie non si va avanti on questo vento.- Si continua a parlare mentre il sole affoga, mentre l'orizzonte diviene un cerchio perfetto, mentre la luna sale e l'oriente s'abbuia.
Poi al secondo sbadiglio mi accompagnano alla tenda dandomi la buona notte come fanno i nonni coi nipoti.
Il mattino seguente e' Pasqua.
Parto nel silenzio dell'aurora.
La prima macchina che accosta e' una coppia, lui del Peru', lei colombiana.
-Hei ciclista... ti abbiamo visto qualche giorno fa girare attorno a Uluru... Da dove vieni?- Iniziamo a parlare... in spagnolo!
julio e Karen.
Stanno perlustrando la zona.
Lui e' un motociclista con tre primati mondiali di guida non-stop.
Prossima impresa Melburne-Darwin in 24 ore no-stop!
Una foto assieme e ripartono lasciandomi una barra di cioccolata.
<<Che tipo!>>
Poco dopo un camper mi suona e si ferma.
E' la coppia di ieri sera!!!
-buona Pasqua Alex-
mi hanno preparato un panino con una croce bianca, uvetta, prosciutto e formaggio.
-Hai visto! Il vento oggi non e' contrario. Ieri ho messo una buona parola per te con il Principale... lassu'-
Nel poneriggio un'ora di sosta.
<<Devo stringere i denti, poche pause e piu' strada possibile. Domani il vento girera' nuovamente, devo avvantaggiarmi adesso>>.
Anche altri ragazzi stanno facendo una sosta. Germania ed Olanda.
Meno male... non avevo piu' acqua e in tutta la giornata avevo mangiato solo la cioccolata ed il panino...
-Amico, buona fortuna. Hai tutta la nostra stima.-
Qualche km piu' avanti ancora quattro ragazzi. Finestrini abbassati e per 5 minuti parliamo senza fermarci. Poi scattano una foto e mi passano una mela.
-Sicuro che non ti serve altro?-
-Grazie ragazzi, sono ok-
Suonano il claxon e sfrecciano via.
La sera ancora in un "Rest Area".
Altro camper. Un ragazzo si sta facendo l adoccia sotto una sacca appesa ad un ramo.
Fisso la tenda e mi sdraio senza neanche presentarmi... sono una coppia, non voglio certo disturbare.
Invece minuti piu' tardi lo stesso ragazzo si avvicina alla tenda e mi invita a cenare.
-Abbiamo cibo cinese... precotto. Non e' un gran che ma e' caldo. Ci farebbe piacere dividerlo con te.- Oltre la cena anche la colazione si fa assieme.
Lui ha 25 anni, lei 22. Germania.
Hanno comprato un camper e girano lavorando con un visto vacanza-lavoro come il mio.
E per chi pensa che siano du sconclusionati, beh, hanno una laurea in ingegneria meccanica e in fisica.
Fato e un augurio a rincontrarci.
...questo in un solo giorno di deserto...
Magari ho raccontato un giorno fortunato, certo. Talvolta capita di non parlare con nessuno o che la gente mi risponda frettolosamente o giri alla larga.
Ma fatto sta' che se sono riuscito ad attraversare un continente e' solo grazie al sorriso ed al gratuito aiuto di persone sconosciute.
Non c'e' una morale alla fine della giornata, solo un Grazie di cuore.
Avvicinandomi a Port Augusta la linea piatta del terreno si scuote in colline.
Mazzi d'arba spuntano irti a pochi metri l'un dall'altro ma la vastita' del territorio amalgama il loro verde con il rosso della terra ed il giallo delle pietre.
Il risultato e' un colore sfumato, compatto tuttavia, che rende impossibile distinguere i dorsi dei colli.
E' forse questa monotemticita' di colore che rende inatesse e sbalorditive le valli che si aprono in enormi laghi.
Scalare una salita e rimanere abbagliato dal riflesso di uno specchio d'acqua e' qualcosa di straordiario. E dopo settimane di aridita' si rischia di affogare in un azzurro cosi' differente dal cielo.
Sono i grandi laghi salati.
Il vento soffia.
Le valli dondolano e sembra essere sul tetto del mondo.
Verso le 14:00 il vento spinge alle spalle...
Solo 30 km a Pt Augusta!
Sono 24 ore che non mangio e non vedo l'ora di arrivare... in punta di piedi sfreccio a 40km/h verso la citta'.
D'un tratto scorgo un'altra bici! Direzione opposta alla mia, a dirsi dai bagagli un viagiatore anche lui.
E' inglese. Si scambia qualche parola poi dice:
-Beh, c'e' troppo vento. Torno con te in citta'... prendero' un autobus fino ad Alice Springs- Sorrido, felice di aver trovato un compagnno.
-Ok, mettiti in coda che tiro io...- Dico.
Qualche km dopo mi volto... e' in dietro piu' di 500m!
<<Cavolo!!!>>
Rallento, lo aspetto.
E cosi' per diverse volte.
<<Maledizione, ma perche' non si mette in coda che fatica meno... E fortuna che e' un ciclista!>> Non sono un gran che' sui pedali, ma quando ho fame ho fame!
Comunque, capita la situazione mi rassegno e fianco a fianco si arriva in citta' parlando tranquillamente.
Adesso sono in biblioteca, sazio e riposato.
Pt Augusta e' un paese calmo e si respira aria di mare.
Credo che andro' in un Ostello... la notte la temperatura scende vertiginosamente e nonostante mi copra con tutti i vesiti (con tutti quelli asciutti) i denti battono dal fretto.

Ps
Nessun Ostello aperto.
Sono in cima ad un colle e sdraiato nella tenda posso vedere il porto illuminato e la schiena del ponte che trema di fanali.
Nonostante il gelo, l'ummido ed il timore d'esser sorpreso in questo parco pubblico dalla poizia, sorrido sereno che le onde cullano lucciole di barche a vela... e me con loro.
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Isola del Giglio CON UNA BICI ... ATTRAVERSANDO L'AUSTRALIA 1