Poiché già in precedenza avevo tentato, anche se con scarsi risultati, di interpellare e sensibilizzare le autorità locali sulle ricorrenti tematiche connesse al soggiorno dei cani all’isola del Giglio, mi sento in dovere di replicare a quanto asserito nella propria e-mail dal sig. Roberto Bertramé di Verona.
Pur apprezzando il suo spirito ambientalista e condividendo in gran parte, la sua preoccupazione per l’inquinamento determinato dall’eccessivo numero di imbarcazioni ormeggiate a ridosso degli angoli più caratteristici dell’isola e, aggiungo io, per il pericolo che le stesse rappresentano, in fase di manovra, per l’incolumità di sub e bagnanti, mi vedo costretto, per forza di cose, a prender le distanze dalle sue posizioni allorquando, indiscriminatamente, spara a zero su tutti quei turisti che, per il solo motivo di essersi affezionati ad un cane, considera spargitori sani di escrementi.
Badi bene, dico “prendo le distanze”, scegliendo, per ovvi motivi, di autocensurarmi, quando in verità mi verrebbe da dire ben altro visto che, di questo tormentone, ne ho veramente piene le tasche…
Non accetto simili infamie, così come penso non le accettino tutti coloro che, dopo aver pagato una non trascurabile somma per traghettarlo, conducono il proprio cane al Giglio nel pieno rispetto di quanto previsto dalle vigenti norme, il che significa rimuovere anche gli escrementi che lo stesso “purtroppo” può produrre, vedendosi in ogni caso costantemente banditi e discriminati a favore di taluni genitori che sulla spiaggia, magari proprio vicino al suo telo da bagno, trovano del tutto naturale abbandonare, sotto un velo di sabbia, la cacchina fatta del loro caro figlioletto così come utilizzare il bagnasciuga per detergergli il sederino dagli antiestetici residui penzolanti (l’episodio è realmente accaduto!)…
Non vorrei ripetermi, ma la cacca, da qualunque punto di vista la si voglia considerare e collocare, è pur sempre cacca e fa schifo a lei nella stessa misura in cui fa schifo a me e al resto delle persone non affette da particolari vizi mentali.
 
Inoltre, caro il mio sig. Roberto Bertramé, anche se molto probabilmente, stando a quanto trapela dal suo scritto, le darò un grosso dispiacere, le faccio presente che l’isola del Giglio, nonché tutto il territorio al di sotto della linea del fiume Po, è, a tutti gli effetti, territorio della “Repubblica Italiana” e come tale è regolamentato dalle stesse leggi dello stato che vigono nella sua bella Verona ergo, trovo alquanto riduttivo da parte sua ritenere che il rispetto delle regole segua principalmente una logica campanilistica o geografica: la maleducazione, come pure la stupidità, non ha confini, età, ceto e sesso.
Pertanto, apprezzerei sinceramente che lei, oltre a mitigare la sua latente ostilità verso l’animale in questione, rettificasse anche la diffamante considerazione espressa in questa rubrica dando atto o, quanto meno, riconoscendo che al Giglio come altrove, non tutti i proprietari di cani dimostrano necessariamente uno scarso senso civico e una naturale propensione al non rispetto delle regole.
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Cordiali saluti.

Giorgio Fanizza