Propositi irrealizzabili nei programmi elettorali

Caro Direttore, quale proprietario d’un paio d’unità immobiliari a Campese (residence ex S.I.R.M.E.T.), sentendomi un po’ di casa, così come già hai ospitato alcune mie “cose”, ti chiedo nuova ospitalità per esprimere le mie modeste considerazioni sulla campagna elettorale delle tre liste che competono per la guida del Comune e sull’improvvida lettera del signor Armando Schiaffico, a sostegno della  candidata Paola Muti.

vota antonio programmi elettorali isola del giglio giglionewsEbbene, per quanto riguarda le tre liste, è di tutta evidenza che nei loro programmi, frutto d’un grande sforzo di fantasia, considerati l’un per l’altro c’è di tutto e di più.

Manca solo l’acquisto presso un qualche “stregone” d’una “bacchetta magica” od il noleggio d’un “genio della bottiglia” per realizzare ciò che, imperturbabilmente “millantano”.

Questi propositi, irrealizzabili nella loro interezza (se solo se ne realizzerà, dati i tempi che corrono, anche solo un centesimo, sarà “grasso che cola”) mi fanno venire in mente la famosa favola (in versione latina) di Esopo, chiamata appunto il “Millantatore”, in cui, mentre lo “spaccone” raccontava che a Rodi aveva fatto un salto sostanzialmente inverosimile, un arguto ascoltatore, interloquiva dicendo, testualmente: “Hic Rhodus, hic salta”.

E questo anche se, nella fattispecie, la verifica delle promesse la si potrà fare solo ad elezioni compiute allorchè sarà messa mano alle cose.

Ma non si rendono conto gli estensori dei programmi che per realizzare quello che promettono, non solo non ci sono i soldi, né nell’isola, né nella regione, né tantomeno nel Paese, così come nessuno in Europa, fornirà risorse che non siano ultranecessarie rispetto ai bisogni primari di qualsivoglia aggregazione municipale? Non si rendono conto, ancora, che “i libri dei sogni” non sono più di moda? Non si rendono conto, infine che mentre esibiscono i loro progetti rivoluzionali, per i quali occorrono appunto risorse a non finire, contestualmente promettono dì ridurre le tasse.

E con cosa pensano di fare la rivoluzione? Con i fucili ad avancarica a bacchetta?

Ma la smettano e stiano con i piedi in terra, magari sull’asfalto (invece di volerlo raschiare, ancorché sia costato alla comunità, per ripristinare la pavimentazione di pietra locale).

Si ricordino che aggiungere un errore per correggerne uno precedente non è come in Algebra in cui un meno ed un più, di pari “valore, si elidono a vicenda. In questo caso si sommano e fanno due errori.

E questo vale anche, in tutta evidenza, per la “famosa” palestra di Campese.

E poi, tanto che ci siamo, facendo il massimo sforzo di fantasia, cosa mai impedisce ai Gigliesi (che già godono di servizi e tariffe speciali rispetto ai “foresti”, mentre altre agevolazioni vengono loro promesse) di aspirare ad un Casinò, ad un servizio d’elicotteri per volare e magari visitare, organizzati, Montecristo, ad un Telescopio, ad una base di lancio per missioni lunari, e chi più ne ha più ne metta, mentre, nel frattempo sono chiamati a pagare contravvenzioni europee per lo smaltimento del tutto inadeguato dei rifiuti?

Ben mi ricordo di quando, quale Consigliere Delegato di uno dei raggruppamenti di costruzione ed impiantistica più importanti d’Europa (il Consorzio delle Cooperative di Costruzione di Bologna, con un fatturato consolidato di centinaia di miliardi di lire), assieme ad un paio di eccellenti ingegneri (un uomo ed una donna), specializzati in materia, venni nell’isola a parlare con l’amministrazione, prospettando la possibilità di far arrivare acqua e luce dal “continente”.

Ebbene l’amministrazione d’allora mi rispose semplicemente che l’acqua veniva portata nell’isola dalle navi a costi simbolici, che l’energia elettrica veniva prodotta con il gasolio e che, comunque, era in corso l’arrivo d’un dissalatore che avrebbe risolto, per sempre, i fabbisogni idrici.

E questo ignorando del tutto che i dissalatori, funzionanti o meno ad energia elettrica od a combustibili di varia specie o sottospecie, venivano ormai esclusivamente utilizzati, nel mondo, per insediamenti abitativi di tipo oceanico, ovvero lontani miglia e miglia dalle coste, e non certo del tipo di quello installato a Giannutri, che si dice non funzioni a dovere.

Leggo che i Gigliesi, hanno diritto d’avere, sotto casa, cure, prestazioni sanitario-riabilitative, l’istituzione di plessi scolastici di tipo turistico alberghiero, di accademie specialistiche, di strutture di produzione, d’imbottiglianto, di confezionamento e d’innovative opportunità di lavoro (persino quelle per l’inscatolamento di pesce di scarto!), perché doversi recare in continente, ove comunque si pretendono servizi di trasporto e posteggi esclusivi a costi “politici” (per gli altri, invece, i forestieri, è riconosciuto soltanto il dovere di portare soldi e di spenderli in loco) è assolutamente disagevole.

Chiedano, visti sempre i tempi che corriamo e il mare d’indebitamento che sommerge il Paese, specie per il “Servizio Sanitario”, se agli Orbetellani ed agli altri cittadini dei paesi di contorno, ha fatto piacere o meno il ridimensionamento dell’ospedale, ovvero impiegare il doppio di tempo d’una volta per andare a Grosseto.

Ed, infine, a meno che non abbia preso abbagli, considerato quanto costa, per tutti, rifornirsi di generi alimentari ed extralimentari sull’isola, non uno dei competitori mi pare abbia parlato di adoperarsi per istituire un capiente e fornito  punto vendita cooperativo, funzionale alla cittadinanza ed ai turisti, che, quando possono e come possono, vedono di portarsi dietro, comprata in continente, la maggior parte di quello che serve alla loro alimentazione.

In chiusura, oltre al rammarico di non aver potutto leggere programmi semplici fatti di poche cose e di pochi punti veramente realizzabili, da sottoporre al voto di cittadini, ben in grado di distinguere le millanterie dai seri propositi, mi sia consentito d’esprimere totale disappunto per la lettera aperta del signor Schiaffino, a sostegno d’uno dei candidati a Sindaco (nella fattispecie della Muti)

Meno male che s’è sforzato di scrivere una lettera con intenzioni benevole di sostegno, che, per altro, ribadisce in calce.

Mi permetta, allora di chiedergli (visto che ha letteralmente “sputtanato” i “maggiori” della Muti, di cui, per altro, le persone che la conoscono mi hanno parlato bene) quale mai lettera avrebbe scritto se fosse stato irriducibile avversario di questa candidata ricercatrice, siccome irriducibili sono, al Giglio, “gli uni contro gli altri armati”, gli opposti schieramenti?

Anche se io non sono schierato né per gli uni, né per gli altri e sia fermamente convinto che la vita di chi ci ha preceduti in questo mondo, non possa e non debba influenzare la nostra, esaltando o mortificando i meriti di ciascuno, temo proprio che, con quella lettera, visto l’andazzo generale del Paese ed il comportamento “politichese” della maggior parte degli Italiani,  il signor Schiaffino, pur avendo garantito alla Muti il suo voto, le abbia invece, come s’usa dire in Maremma, tirato un grosso “sasso in piccionaia”, facendogliene perdere almeno qualche decina.

Un saluto e grazie per l’ospitalità!

Gian Piero Calchetti