Perdonatemi il particolare momento in cui posso apparire abbastanza verboso e ridondante, ma la mia convinzione è più forte del tentativo di non dire niente. Ho letto, qualche giorno fa quanto riferito da Stefano Gentili (“Da terra di nessuno a patrimonio di tutti” del 2 febbraio 2008), esponente della Segreteria Nazionale di Legambiente, relativamente alla questione Giannutri/Aree Marine Protette e quindi ritengo doveroso esprimere il mio punto di  vista su quanto dichiarato.

Non è attraverso un provvedimento come il “numero chiuso” che si fissano le regole certe su un territorio.  Non si tutela l’ambiente attraverso l’adozione di misure che impongono la limitazione alla fruibilità. Le regole ci sono già e stabiliscono paletti certi alla corretta utilizzazione degli ambienti, sia a terra che a mare. Affermare che con il parco le regole verranno finalmente rispettate è un concetto pregno d’utopia e d’ipocrisia.

Il problema rimane quello conosciuto: le regole non vengono e non verranno mai fatte rispettare fino a che mancherà un efficace ed efficiente controllo da parte delle autorità ufficiali. Ma, amici miei, vigilare costa mezzi, uomini e soldi ed in questi momenti di profonda carestia governativa “non c’è trippa per i gatti”. Questo è il tema specifico sul quale dovremmo interrogarci e sul quale Gentili dovrebbe dire qualcosa di credibile. Ma c’è ancora qualcos’altro.
Quali sono i tangibili benefici ottenuti in 19 anni di gestione del Parco Arcipelago?
Se ci sono, ci vengano quantificati ed mostrati!
Hanno forse risolto il problema dei rifiuti e della discarica di Giannutri ancora a cielo aperto? (VEDI FOTO SOTTO) O il problema dei rifiuti di Giannutri non ha responsabilità come in Campania?
L’Ente Parco ha contribuito alla risoluzione dello storico problema dell’approvvigionamento idrico?
Ha forse previsto la sostituzione della rete di distribuzione idrica, fatiscente e fuori norma?
Ha forse proposto e finanziato soluzioni per lo smaltimento dei reflui industriali e delle abitazioni civili?
Ha forse posto rimedio alla mancanza di un trasporto marittimo istituzionale e meno oneroso per i residenti? 
Ha forse studiato condizioni migliori per il trasporto dei prodotti e dei generi di prima necessità?
Ha forse ricostruito i resti della preziosa villa romana?  
Ha forse combattuto gli abusi e l’abusivismo edilizio?
Si sono forse accorti del degrado a terra in cui verte l’isola di Giannutri? 
Si sono forse accorti del degrado a mare, a seguito della chiusura dell’area marina più bella dell’isola a discapito di due cale oramai oggetto di forte concentrazione di barche (che non sanno più dove andare se non in quei pochi spazi rimasti disponibili)?
Niente di tutto ciò.
Quindi, a cosa servono le maggiori regole? Ripeto, 19 anni di Parco Nazionale persi, tra provvisorio e definitivo, in aggiunta ai costi per la gestione di un carrozzone inutile, a danno dell’ambiente ... e dei contribuenti. Osservate la foto che allego a questo testo. Rappresenta la situazione 2007 della discarica di Giannutri.  Veramente pensate che attraverso le restrizioni agli afflussi turistici, la situazione generale dell’isola migliori? Oppure il Consorzio punta a trasformare Giannutri in un’oasi per pochi scelti e selezionati!

Troppi quesiti, troppe domande miei cari gigliesi. E tante altre domande continueremo a porci negli anni futuri, senza via d’uscita. Gentili ed i suoi amici continueranno a decidere sulle nostre teste, comodamente seduti alla scrivania di un’associazione ambientale a sputare sentenze, non confortate da studi scientifici, su come dovrebbero essere le isole (d’estate), fregandosene della cultura degli indigeni isolani che hanno animato nel tempo un profondo rispetto per l’ambiente dove vivono.

Come dicevo, troppe domande, troppe incertezze e uno schifo di politica ambientale! Adesso vogliono negare anche il principio dello sviluppo sostenibile. Un esempio di vera follia. Ma di questo ne parleremo un altra volta.


Isola del Giglio DA PATRIMONIO DI TUTTI A ... TERRA DI POCHI (ELETTI) 1