Ho letto con grande interesse le lettere della signora Smith e del signor Francesco Archibugi. Meno-debbo dire-quelle di chi oppone alle loro ragioni:anche perché non so se ne valga il bisogno.
Non sono competente in materia, tant'è che mi si rimprovera ancora oggi d'essere l'autore di una maldestra opera di riforestazione, quella degli anni '50.
Assumo, con orgoglio, la responsabilità di quell'avvenimento (peraltro importante per tante famiglie).
Aggiungo subito però che la scelta delle piante, pino e latifoglio, fu dettata dalle alte autorità del "Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste" che io, sindaco poco più che venticinquenne, non avevo certo né autorità specifica, oltreché cognitiva, per non rispettare.
Preferisco ancora oggi ultrasettantenne l'isola con le pinete a quella dei rovai e degli stradelli da essi invasi.

Ma torniamo al discorso:

a)concordo pienamente con le considerazioni del Sig.Archibugi.
b)Mi domando:che cosa c'è dietro le opposizioni a riforestare? Oppure alla noncuranza del problema?

Aggiungo:
c'é un altro modo per togliere l'isola dai rovai, o dai roveti:
aiutare chi si muove - e sono tanti giovani entusiasti! - per ritivignare (chissà se la parola é giusta!) l'isola così bella anche allora proprio per le sue vigne.
Anche nei suoi fasti più antichi, ricordate?, quand'era "insula suavissimo vino celebris".

Giuseppe Ulivi