I flauti etruschi dell’Isola del Giglio.

Così Microstoria, rivista toscana di storia locale, intitola un articolo, a firma di Maurizio Martinelli, su importanti reperti rinvenuti nel relitto del Campese.
Il doppio flauto, o aulòs, fu uno strumento fra i più comuni nell’Etruria arcadica e classica, come attestato da rappresentazioni iconografiche sino dalla metà del VII secolo a.C. e dalle fonti letterarie antiche (Aristotele).
Fu elemento presente nelle cerimonie sacre, accompagnamento nelle battute di caccia, in incontri di lotta, o semplicemente per allietare le mense.
Tuttavia l’archeologia non aveva offerto ritrovamenti significativi fino al settembre del 1982, quando un gruppo di studiosi avviarono ricerche attorno al relitto della Baia del Campese.
L’imbarcazione degli inizi del VI sec. a.C. conteneva, oltre ceramiche da Corinto, da Sparta, dall’Etruria e dalla Grecia orientale, oltre anfore dall’Isola di Samo e da centri punici, oltre lingotti di rame e piombo, anche oggetti in legno che si rivelarono parti di flauti miracolosamente conservati.
Bene, queste inestimabili rarità che le coste Isolane hanno custodito per millenni sono oggi in mostra nell’esposizione permanente di Porto Santo Stefano “Memorie Sommerse”, ospitata nella Fortezza spagnola.
Come Associazione Archeologica del Giglio siamo lieti di apprendere che i nostri reperti isolani abbiano tale rilevanza nelle pagine della storia. Tuttavia c’è da domandarsi come tanta quantità (e qualità) di reperti non vadano a valorizzare anche nostre strutture.
Una buona iniziativa è stata suggerita dalla  Soprintendenza Archeologica della Toscana disponibile a mettere a disposizione i reperti ritrovati sull’Isola (attualmente collocati nei vari musei della regione) per esporli in idonei locali.
Patrimoni storici, come la Rocca Pisana di Giglio Castello, potrebbero essere arricchiti e sfruttati per accogliere mostre ed eventi volti a conservare e proporre la nostra storia.
Già nel 2003 e nel 2006, in occasione della manifestazione culturale “giornate europee del patrimonio”, ha suscitato notevole interesse sia l’apertura Rocca sia l’esposizione storico-archeologica.
L’Associazione Archeologa si augura che l’iniziativa  proposta all’amministrazione dia slancio per terminare i restauri ed acquistare la parte ancora privata ed infine riportare i reperti nel proprio territorio, iniziando una seria salvaguardia e valorizzazione.
Il Giglio è un giacimento culturale ed archeologico di grande valore ma paradossalmente i Gigliesi, “ereditari” di queste grandi ricchezze, non riescono a usufruirne ed ammirarne i frutti nel luogo dei ritrovamenti.
Nella speranza di poter godere della nostra storia, di poter toccare quel filo che ha unito generazioni dopo generazioni, attendiamo spazi che riportino valore all’Isola, così da avere una collocazioni a tutti i reperti che fino agl’anni ’50 affioravano ad ogni colpo di zappa.
E magari riuscire ad ammirare anche gli affreschi del Castellari ritrovati nel maggio 2006 raffiguranti dee e riscoprire così quei volti che i nonni spolveravano nel gioco
A mamma faccia.
…chissà che in questa maniera le antiche melodie dei Flauti dell’Isola del Giglio non tornino a suonare ancora.


Isola del Giglio I FLAUTI ETRUSCHI DELL'ISOLA DEL GIGLIO 1