
IL MARE DELL'ISOLA E GLI AUGURI PER IL 2015 Cosa vede l’occhio, cosa vede il cuore.
Dovendo fare un raffronto tra il mare vissuto nella mia infanzia e quello attuale, di oggi, noto una sola differenza: che io sono cresciuta nell’età. Il Mare, no.
Il Mare del Giglio, mio secondo ventre materno è rimasto tale e quale: stesse movenze e profili sul largo sconfinato dell’orizzonte.
Stesse carezze lasciate alla spiaggia; stessa determinazione nello sconvolgimento dei cavalloni e stessa muta calma negli anfratti trasparenti degli scogli.
Il mare del Giglio non è cambiato da quando, bambina e poi adolescente lo scoprivo e ammiravo, sorpresa della sua mutevolezza, ma mai impaurita.
Come allora, ha conservato intatto il ritornello dei suoi ritmi e io, Castellana, come allora lo rivedo girando lo sguardo all’isola partendo dal golfo del Campese con il faraglione e, più aperto, oltre le Vaccarecce. Lo seguo nel tratto del Melello, della Campana e dell’Arenella dove nella sua profondità si distingue il Calice. Il mio occhio si arresta al Lazzaretto, e, se vuol proseguire deve recuperare ricordi di percorsi e gite passate, allora può arrivare al Porto, Cannelle, Caldane, Torricella e Capel Rosso, e là posso ascoltare il canto lugubre del morto che arriva nelle notti senza luna.
Sono cresciuta col mare nel cuore dove è rimasto immutato nei lunghi spostamenti che mi portavano in spazi privi di salmastro.
Lavoravo con il Mare dell’occhio lontano, al Giglio, ma non quello del cuore, scia azzurra che alleggeriva e addolciva ciò che la vita mi offriva.
Oggi che sono tornata il Mare è ancora con me, sia quello dell’occhio che quello del cuore con una sola nota: che la mia freschezza è soltanto nel cuore, quella del Mare, no.
Auguri caro Mare e mia cara Isola, amore di tutti gli isolani.
Palma Silvestri (della Barroccia)
MADRIGALE DI "CAPODANNO" A dire dalla foto, bella sposa, il tempo già trascorso non t’ha “erosa”. Pendenti di corallo e capel rosso mi fanno batte’ ‘l ”core” a più non posso. Gli occhi verde-azzurro e la collana fanno di cielo e mare cosa vana. Mantieniti così, cara “Silvestra”, dalla penna arguta ed ancor presta, che “drento” l’alma mia muove “tempesta”, e non solo quest'oggi ch'è Gran Festa.