Se avessi dovuto scrivere una recensione sul libro “La morte impotente” di Giovanni Botticelli, pubblicizzato sul sito GIGLIONEWS in data 8 luglio u.s. quando ero arrivato a tre quarti delle lettura del testo, ne avrei parlato in termini non eccessivamente entusiastici.
La vicenda stessa del romanzo mi era sembrata, in un primo momento, abbastanza scontata, con una prosa, salve rare eccezioni, a volte troppo prolissa.
Nonostante questa prima impressione, continuando la lettura del testo ho avuto però  la sensazione di una marea  montante: il libro mi ha preso, la lettura ha cominciato a scorrere  veloce in costrutti di periodo agili ed essenziali; tutto ciò che prima era stato descritto in modo scontato sembrava essere stato volutamente propedeutico ad una evoluzione della vicenda assolutamente imprevedibile e sorprendente. Il racconto si è trasformato progressivamente in un vero capolavoro non solo di fantasia (per la sua natura di thrilling) ma anche di eccezionali contenuti esistenziali.
Non è opportuno continuare oltre per non togliere a tutti quelli che vorranno leggerlo il piacere di conoscerne il contenuto e di meditarlo. Un’unica nota in deroga, l’apprezzamento per le ricorrenti e belle considerazioni sulla pena capitale. Un’ultimissima nota di compiacimento, come gigliese, sul riferimento alla “casaccia” dei Terneti (“…tu non sei mai stato al Giglio, d’estate. Dobbiamo fare quella passeggiata di due ore fino a Terneti. Devo portarti fino a quella casamatta appollaiata in cima a un monte. Devi vedere quel paradigma della stupidità dell’uomo. Un simbolo di guerra immerso in una natura stupefacente. Mi hai insegnato tu a odiare l’odio….”) posta quasi alla fine del romanzo, in un finale stupendo non solo per il valore letterario ma anche per gli eccezionali contenuti etici, culturali e sociali.
Lo stesso vero significato del titolo del libro si capisce solo alla fine. Anche la morte, ineludibile punto di arrivo di ogni umana esistenza, può essere impotente davanti ai grandi sentimenti, davanti all’onestà intellettuale, davanti alla coerenza morale: una interpretazione laica ed illuminista della morte che, in questo testo, arriva ad avere la forza delle più grandi motivazioni filosofiche o religiose.
Ringraziamo l’autore per avere concesso alla nostra bella isola l’onore di essere  veicolo di un messaggio così profondo.
Varie volte e da tanti valenti scrittori l’isola del Giglio è stata scelta per ambientare romanzi e racconti: in questa “letteratura emozionale” sull’isola, l’opera di Giovanni Botticelli  “La morte impotente” è destinata a ricoprire, a lungo, un ruolo di assoluto prestigio.

Armando Schiaffino