Più di vent’anni fa, in una sera d’inverno, la mia famiglia, che vive al Castello, chiese all’amico Nannetto se poteva ristrutturarci un appartamento e lui, sorseggiando il caffè, rifiutò dicendo: - ‘Un fo nemmeno quella di Uto Ughi, figuriamoci! -
“ E chi è Uto Ughi ? “  Domandò la mia mamma.
- Io cane, o Cateri’ ‘un sai chi è Uto Ughi? -
“ No, ‘unn’o so. Dimmelo tu! “
- E’ il violinista più famoso d’Italia che ha comprato la casa di Pisino, alla Rocca! -
“ Allora, vuol di’ che lo conoscerò come quello che gli garba il Giglio! “

Così iniziò per noi la convivenza e la coscienza di avere - tra le mura - il maestro Ughi.
Il Violinista.

Nei pomeriggi di tempo buono bastava sedersi sul murello della piazzetta e aspettare; ad un certo punto sarebbe arrivato, filtrato dalle finestre istoriate della casa restaurata, il suono del suo violino; note di corde sconosciute, di mani invisibili che portavano su di un nastro colorato il canto ed il pianto della musica, quella con la emme maiuscola.

Noi isolani siamo cresciuti avvolti dal ritmo di strumenti bandistici; il valzer, la mazurca, erano i balli preferiti nella sala dei Lombi. Eravamo abituati alle serenate di capodanno ricche di cori e clarinetti con musiche scritte da paesani eccelsi. Note che spesso, trascrivevano su pentagrammi di carta accartocciata  stesa, al momento dell’ispirazione tra una zappata e l’altra o all’uscita del lavoro in miniera.
Alcuni suonavano il mandolino ad orecchio ... ma il violino ... strumento difficile, impegnativo e sopratutto costoso. Non lo conoscevamo.
La magia dell’isola aveva provveduto, come sempre, ad uno scambio perfetto: mare, natura aspra, gente semplice ma singolare, per Uto; musica sublime suonata da un artista eccellente, da ascoltare, per i gigliesi.

Oggi è ancora la magia dell’isola che fa cerchio, come un grande abbraccio, sugli isolani e la tragica Concordia, rendendo splendido ogni gesto, ogni goccia di sudore e di pathos vissuto e rivissuto da tutti. Anche dal Maestro.
Questo pensiero, per ringraziare il violinista Uto Ughi autore del libro “Quel diavolo di un trillo” e il musicista Vittorio Bonolis, che ha efficacemente collaborato alla sua stesura. Bonolis, che conobbi all’Arenella, ha avuto la premura di inviarmi la pubblicazione, dove, nel capitolo dedicato all’isola, tra gli altri, viene citato il mio nome rapportato alle storie da me scritte con “amore autentico per il Giglio”.
Ma anche nel suddetto volume ci sono tracce di autentico sentimento per l’Isola.
Caro Maestro e caro Bonolis, credo che nella lunga lista di gigliesi con “amore autentico” si debbano aggiungere altri due nomi: i vostri.

èèèh, Giglio, Giglio mio, come vivrei, senza la certezza d’esser nata costi’?

Palma Silvestri della Barroccia