MANCATA ACQUISIZIONE DELLA ROCCA PISANA

Non per sterile polemica ma solo perché convinto che sia un obbligo morale di ogni cittadino rappresentare situazioni che possono avere conseguenze negative per gli interessi della collettività, ritengo mio preciso dovere tornare sull'argomento della Rocca di Giglio Castello.

Ipotizzando innanzitutto (in via del tutto teorica e una volta acquisitane la proprietà) un utilizzo non pubblico ma una vendita da parte del Comune, ciò avrebbe comportato, a norma delle vigenti leggi, un introito del 75% del prezzo dell'immobile a favore dell'amministrazione comunale del Giglio e solo il 25% a favore dello Stato. Inutile la tardiva giustificazione del Sindaco dove si confonde il possesso legittimato da una richiesta di concessione con l'opportunità, ormai sfumata, di acquisirne la PROPRIETA'. Nell'eventuale impossibilità, in futuro, per difficoltà economiche, di accampare il diritto di prelazione da parte dell'amministrazione comunale, la più grave conseguenza di non averne acquisito la proprietà comporta proprio la possibilità che  la struttura possa essere messa all'asta dallo Stato e acquistata da privati. Tale rischio era già stato corso alla fine degli anni '70 dello scorso secolo: l'imperdonabile disattenzione degli attuali amministratori nei confronti di un'occasione unica per consentire alla comunità del Giglio di riappropriarsi di uno dei luoghi chiave della propria storia, risulta ancora più offensiva nei confronti di tutti coloro i quali, in questi decenni, si sono adoperati per assicurarne un uso pubblico.

La Rocca di Giglio Castello, occupata fino al 1977 da un semaforo della Marina (e quindi di competenza del Demanio Militare) una volta dismessa e non più manutenzionata, cominciò a rovinarsi e molte importanti strutture architettoniche di epoca medievale rischiavano di crollare. Alle segnalazioni preoccupate di persone sensibili lo Stato rispose allora cercando di vendere all'asta il cassero trecentesco al prezzo base di sei milioni di lire. Si stava correndo il rischio che l'intero complesso facesse la fine dei  forti spagnoli dell'Argentario, proprio in quel periodo trasformati in condomini. Ulteriori proteste ebbero allora ampia risonanza in un convegno a Bologna del 1979 sui “Problemi delle servitù e del Demanio Militare” dove l'allora assessore all'Assetto del Territorio della Regione Toscana Giacomo Maccheroni, richiamando la necessità di collaborazione fra Enti Locali e autorità della Difesa nel decidere il destino del Demanio Militare, riuscì a salvare la Rocca che fu poi inserita nel Piano Regolatore Generale come infrastruttura per attività culturali pubbliche.

La grave crisi economica, sociale e demografica che sta attraversando in questo periodo l'isola del Giglio impone, oggi più che mai, un'attenzione particolare e prioritaria all'utilizzo della Rocca come integrazione di attività turistiche che, assieme alla realizzazione della zona artigianale dell'Allume (P.I.P. , dove alcuni terreni demaniali viciniori, insisto, potevano lo stesso essere  acquisiti a titolo gratuito e da utilizzare in futuro come aree di servizio) consentano un'opportunità di “reddito” da lavoro, unico strumento efficace per consentire un sano e necessario riscatto sociale alla nostra realtà insulare.

Armando Schiaffino