Una settimana fa il ministro delle infrastrutture e trasporti Altero Matteoli ha rotto il silenzio. Al battesimo del ferry-cruise Forza di Grimaldi, a Marina di Carrara, il ministro ha fatto una promessa: "Sul futuro della Toremar mi sento di fare una promessa: nessuno dei dipendenti perderà il posto di lavoro". Una promessa importante, perchè la società dei trasporti marittimi con le isole toscane Toremar sta per essere scorporata dalla società madre, Tirrenia, per passare entro la fine dell’anno alla Regione Toscana. Lo ha previsto una legge nazionale approvata ad agosto, sono in corso trattative tra il ministero e la Regione sui modi del passaggio, sul conferimento delle sovvenzioni per i collegamenti ad alto valore sociale — con Capraia, Gorgona, Pianosa e il Giglio in particolare — ma anche sulla futura gestione sugli assetti della compagnia.

Il ministro ha detto anche di più: "I rapporti con la Regione Toscana sono fattivi e corretti — ha ribadito Matteoli all’inaugurazione del molo Italia — stiamo mettendo a punto i necessari provvedimenti". Da parte della Regione è l’assessore Riccardo Conti a gestire il delicato passaggio: e Conti ha ammorbidito molto l’iniziale resistenza a prendere in carico la Toremar, visto che sembra scontato il passaggio delle sovvenzioni dello Stato- oggi a Tirrenia- alla stessa Regione Toscana. Tutto bene dunque? Chi frena su eccessivi entusiasmi è il sindacato, che peraltro ha già avuto incontri sia a Firenze che a Roma. Il rappresentante dei marittimi della Cgil Agostino Salsa, che ha partecipato all’ultimo incontro a Roma al ministero, sottolinea che la trattativa dovrà necessariamente passare anche attraverso il ministero dell’onorevole Fitto, trattandosi di un chiaro caso di confronto Stato- Regioni.

C’è di più: anche l’assicurazione del ministro Matteoli, secondo cui "nessun perderà il postyo di lavoro" non basta al sindacato. "In realtà — dice Salsa — a fronte di una pianta organica che prevede 220 dipendenti, la Toremar ne ha meno di 160, e copre il resto con stagionali che sono a tutti gli effetti dei precari di lungo corso, alcuni in questa condizione da anni ed anni". "Anche A costoro dunque — conclude Salsa— va garantito un posto di lavoro finalmente definitivo". E c’è un altro timore: quello dei precari di Tirrenia, che oggi spesso vengono mandati sulle navi Toremar. "Non vorremmo — dice il sindacato — che alla fine si usassero loro per coprire i buchi nella nostra compagnia, lasciando a casa i precari toscani".

Antonio Fulvi