annunziata bartoletti isola del giglio giglionews

Ho atteso un poco prima di esprimere i miei sentimenti tristi e penosi sulla morte immatura (il 2 Marzo scorso) di Annunziata, perché credo che meriti di non essere dimenticata, ma ricordata come donna generosa, altruista, coadiuvata da suo marito Pietro, uomo apparentemente un poco rude, ma grande di animo.

Dopo circa due mesi mi è incomprensibile pensarla non più fra noi. Se chiudo gli occhi la vedo passare nei pressi di casa mia, la vedo camminare sul lastricato alla Porta diretta alla tabaccheria di sua sorella, la vedo sostituire Gello nel negozio alimentari, nel prendersi cura del nipotino, figlio di Davide, nel partecipare alla pulizia della Chiesa, nelle azioni di volontariato (per esempio: la preparazione di cibi il cui ricavato era per il miglioramento della Chiesa).

Credo che ora più di prima possa offrirsi a tutti come esempio, perché quando scompare una persona siamo portati a ripensare, valutare il suo comportamento libero da giudizi negativi, spesso ingiustamente severi. La morte ci rende consapevoli della nostra limitatezza, della nostra vulnerabilità, dell'inefficacia di quei sentimenti, che fomentano le discordie e perfino l'odio.

Annunziata è oltre, in una dimensione sovratemporale, solenne, luminosa perché, lo ripeto, buona d'animo. Cara Annunziata, vorrei avere la tua generosità, il tuo amore per il prossimo, il tuo ottimismo. Non so se ne ho un po' di queste qualità certamente non sono grandi come le tue. Hai speso bene i talenti che Dio ti ha dato.

Di lassù dove sei in buona compagnia dei tuoi cari, di Papa Francesco, aiutaci ad essere più umani, più indulgenti e uniti nella solidarietà quotidiana.