Una mostra riallaccia i fili di tante vite

Doveva accadere che si riallacciassero i fili, che il ricordo delle mie vacanze di adolescente all’isola del Giglio, 50 anni fa, tornasse con forza e con le stesse emozioni di allora, grazie alla mia più cara e amatissima amica Gioia, che mi ha convinta a tornarci dopo tanti anni, sapendo quante volte avevo giurato di no, perché volevo che il mio ricordo dell’isola rimanesse quello di allora e non volevo saperne di vedere come era cambiata.

Invece a primavera di quest’anno sono partita e, arrivata al Porto, mi è venuto di baciare la terra, molto seriamente dietro l’apparenza scherzosa, perché ho riconosciuto la mia isola; con Gioia che mi ha fatto fare i percorsi della nostra memoria, l’ho ritrovata in tutta la sua bellezza, anche sotto la pioggia, e ho lasciato il cuore sul sentiero del faro di Capel Rosso, insieme, forse, all’impronta indelebile del mio scarpone, sprofondato in una pozza coperta da una meravigliosa crosticina di luccicante pirite; ho provato dopo tanto tempo una grande pace e la stessa emozione estatica dei miei 15 anni.

Ma questo, oltre ad un amore ritrovato, (che ora so non mi lascerà più) non è stato che l’inizio di nuovi percorsi; mia figlia Costanza, infatti, ascoltando il racconto di questa mia settimana da Gioia, ha deciso di andare a trovarla con il suo ragazzo questa estate e si è innamorata anche lei dell’isola turbandomi non poco, perché è stato come se le avessi passato il testimone e perché nelle cose che mi diceva era come rivedere e risentire me stessa di allora.

mostra foto remo mattera isola del giglio giglionewsE ancora! Costanza studia storia dell’arte a Nottingham, e per l’Università cura una galleria d’arte organizzando mostre con grande entusiasmo ed energia; mangiando un gelato nella gelateria di Remo, ha scoperto le sue foto ed ecco che, amore a prima vista, tornata in Inghilterra, ha proposto e messo in piedi una mostra per il 15 di novembre dove Remo vedrà esposte le sue bellissime foto.

Io non conosco Remo, spero di poterlo fare se riuscirò ad andare alla mostra, ma ricordo molto bene suo padre Nilo; sotto la sua pergola coperta di cannicci, vicino all’attracco della mitica nave Aegilium e davanti al suo bar dove con Marco” il giapponese” giocavamo a biliardo e a boccette, stazionavamo in venti, tutti adolescenti degli anni 60 in fase esistenzialista; occupavamo tutte le sedie dalle 2 del pomeriggio fino alle 5, mettendo, sì, i dischi al giuke box, ma consumando forse due coca cola in tutto. Allora Nilo, (che bel nome aveva), come un dio greco infuriato, arrivava improvvisamente dal bar, con gli occhi azzurri come l’acqua di Cala Cupa, accesi di fuoco, e, brandendo una sedia, provava a cacciarci con urla assatanate: ma gli veniva quasi subito da ridere ... non ci credeva nemmeno lui! E ora mia figlia ha conosciuto suo figlio, le sue bellissime foto, la storia dei suoi viaggi, i suoi gelati ... I fili si sono riannodati ... E’ una storia bellissima.

Arch. Patrizia Peracchio