
L'azzurro cristallino del mare gigliese nasconde spesso storie inquietanti, e quella che ha coinvolto i subacquei dell'International Diving è stata una di quelle. Durante un'immersione alle Scole, è stata rilevata la presenza di una rete abbandonata, estesa per circa 200 metri, un vero e proprio simbolo del flagello delle "reti fantasma". Queste trappole subacquee, infatti, si insidiano nei fondali marini come una maledizione, minacciando la vita di innumerevoli organismi marini.
Immaginate la scena: una rete lunga e lacerante che certamente non ha più padroni, simile a una coperta logora che soffoca il letto di coralligeno e sabbia. La vita marina, imprigionata tra le maglie della rete, è condannata, mentre i pesci e altre creature, ogni giorno, si ritrovano intrappolati, incapaci di liberarsi, privati della libertà di nuotare e prosperare. Già, perché queste reti non colpiscono solo pesci: le gorgonie, quegli affascinanti organismi marini simili a piante, vengono catturate e soffocate, non riuscendo più a mantenere il loro vitale equilibrio.
E' stata quindi interpellata l'Associazione Underwater Pro Tour, proprio dell'Isola del Giglio, che ormai da diversi anni si occupa sia della mappatura dei fondali gigliesi che del recupero di rifiuti, tra i quali proprio le reti fantasma. Ma questa volta, l'operazione di recupero non è stata semplice. Sebbene la rete non fosse molto estesa, era però posizionata in un punto abbastanza critico delle Scole, soprattutto per il continuo passaggio di imbarcazioni proprio sopra la testa dei subacquei.
Così si è pensato di dividere il recupero in due momenti diversi. Sabato pomeriggio i volontari dell'Associazione, in collaborazione con International Diving, si sono immersi per preparare la rete, staccandola delicatamente dal coralligeno e posizionandola sul fondo. Con pazienza e determinazione, i subacquei hanno spostato organismi intrappolati, predisponendo la rete per l'estrazione.
Domenica mattina, nonostante le condizioni marine non molto favorevoli a causa di un mare non propriamente calmo, i volontari armati di attrezzature subacquee e di tanto spirito di squadra, si sono immersi affrontando e vincendo soprattutto la forte corrente grazie all'utilizzo degli scooter subacquei.
Una volta sul posto la rete è stata quindi sollevata dal fondo tramite palloni che, arrivati in superficie sono serviti da segnalazione per il recupero. Il mare mosso e il traffico nautico hanno complicato la scena, soprattutto quando un paio di imbarcazioni, nonostante i palloni di segnalazione, non si sono tenute a distanza, passando proprio sulla rete e quindi sui subacquei in prossimità. Ma il problema della sicurezza in mare dei subacquei è purtroppo sempre più presente a causa della mancanza di conoscenza della normativa (e non solo) da parte di alcuni diportisti.
Fortunatamente non è successo nulla e il peschereccio di Ido e Leonardo Cavero sono potuti intervenire per recuperare la rete e rientrare in porto.
A quel punto i subacquei, smaltita la lunga e dovuta decompressione sono risaliti in barca e si sono preparati per il rientro, felici perché ogni metro di rete liberata dal fondale roccioso è una piccola vittoria contro l'inquinamento marino.
Si ringraziano Ido e Leonardo Cavero per la disponibilità, i volontari di UPT che, con compiti diversi, hanno partecipato all'operazione e il socio UPT che ha effettuato una donazione che sovvenzionasse proprio e specificatamente il recupero di reti fantasma.
Questa operazione non è solo un passo verso la pulizia delle nostre acque, ma un invito a tutti noi a riflettere sull'impatto delle nostre azioni sul mare, uno spunto di sensibilizzazione soprattutto nei confronti dei gigliesi, che vivono questo mare e che tanto ottengono grazie alla sua bellezza. Ogni piccolo gesto conta. Insieme possiamo ridurre la presenza delle reti fantasma, proteggere la nostra fauna marina e preservare l'ecosistema marino per le generazioni future. La battaglia continua, e con essa la speranza di un mare più pulito e sano,
perché ognuno di noi può fare la differenza.
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