SEPPIE CON PISELLI

"Il connubio meglio riuscito tra terra è mare? Seppie con piselli!"
Scriveva umoristicamente Achille Campanile.
"I gesti semplici rendono l’uomo semplice" scriveva Jung ed è proprio nella semplicità, cibo puro che offriamo al convivio, che mi sono trovata a vivere ieri sera, ospite dell’incantevole Palma Silvestri e della sua serata gigliese, accolta in luoghi, canti, profumi e sapori a me totalmente sconosciuti.
Un’isola è senza dubbio una tra le terre più misteriose, una conchiglia tenuta amorevolmente a galla tra le dita del Dio che la protegge e che la vuole tutta e solo per sé.
Ma ieri Palma (Sabato n.d.r.) ha trasgredito l’ordine divino e ce l’ha raccontata come solo una donna che ama può raccontare l’amato: cantando.
Sì perché il cantare è la primitiva forma umana della parola, le madri cantavano per parlare al loro piccolo, è nel ritmo e nel tono che parla Amore.
E ieri nessun rumore sgangherato osava entrare dalle strade di Milano, anche la pioggia cadeva sommessa e dolce, in ascolto, come tutti noi, perché quando Amore canta non ci si può tirare indietro, la sua energia ci entra nell’Anima e ci invita alla vita.
Quale simbolo più puro, quale nome più indicato per questa isola?
Il giglio, fiore dal profumo acuto e ipnotizzante, (le ha studiate tutte quel Dio per tenerci lontano dalla sua isola!), piccola conchiglia galleggiante, porto non facile a cui approdare, nascondiglio di uomini che sapevano ancora amare.
Che non ce la facevano a partire per l’America, che si stordivano nel nettare dell’uva, che si celavano in case senza porta, pur di evitarne il tradimento, perché l’Amore costa caro, perché l’amore, quello vero, è saper rinunciare, è sacrificare qualcosa per dare all’altro, non per continuamente avere dall’altro.
E quanto questi uomini, queste donne gigliesi hanno sacrificato per Amore della loro terra, chè dura e arida è la sua pelle e il mare spesso robusto avversario, come il fuoco del sole.
Amare anche è ri-cordare come ha fatto Palma, è ri-portare al cuore, è non spezzare quel sottile filo che ci lega agli immortali, a chi prima di noi ha camminato sullo stesso sentiero, lasciando per noi tracce preziose, mappe di tesori da scoprire.
Tutto è necessario ricordare, anche il dolore della perdita. Che è parte costitutiva della gioia della vita, l’altra faccia della medaglia che non vogliamo mai vedere, ma che c’è e che reclama memoria.
Ecco che Palma, vestale della sua isola, aiutata dall’amore dell’amica Ester Bertelli, anch’essa officiante di quel rito, ha celebrato ieri sera un atto sacro per noi tutti, poveri umani, che abbiamo perduto il profondo significato dell’appartenenza.
Siamo tutti figli della stessa terra, abbeverati dalla stessa acqua, riscaldati dallo stesso sole, addormentati dalla stessa luna, siamo tutti figli dello stesso dio, cantiamo tutti la stessa canzone.
Non dimentichiamolo, e ringraziamo Palma ed Ester, (quali più appropriati nomi di vestali?) per averci aiutato a ri-portarlo al cuore.

Patrizia Gioia