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Filastrocca prenatalizia: "Renziade"
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F I L A S T R O C C A     P R E N A T A L I Z I A (R E N Z I A D E)

Non è ancora Natale, ancor non è Inverno, ed io sto già male, pel debito interno, che, privo di fermi e sesquipedale ci rende più frali, ci rende più inermi, appresso ai piviali.

Arrivan le utenze, le tasse e i balzelli, le feste e gli inviti, più tante scemenze, per farci più belli, per esser men triti e sentirsi viventi seppure avviliti, in preda agli stenti.

Già più non resisto sperando in Matteo, che come s’è visto, da Renzi-Mefisto, ti fa marameo a quello che serve, al vecchio, all’imberbe. alla gente comune, pensando soltanto a ch’”intasa” le crune, mettendo in un canto, chi ha solo del pianto, e qualche sospiro da spendere ’in giro.

Vedrai che tra breve, col peso un po’ greve e la taglia robusta, se solo lo vuole. se solo lo “puole”, din più se l’aggiusta: con un colpo di mano, com’è d’uso nostrano, quel gran Malclavello, arrogante e smargiasso (tocchiamoci in basso, sott’al “chiavistello”), che gli prenda un collasso! scangerà tutto in bello.

Tessitor del “ricamo”, del maggioritario, che crea gran divario allorché s’entra in pista, e del bipartitismo, ch’assomiglia al Fascismo, con il premio di lista, che sbilancia il rapporto tra chi vince e chi è morto, sono certo che un giorno fatto il vuoto d’intorno e incurante dei rischi d’assordare pe’ i fischi, che già piovongli addosso, senza rompergli un osso, compirà il paradosso, con il suo gran talento di “cornuto contento” d’aggravare la gente d’ulteriore spavento, giusto senza far niente: mentre “un” fa le riforme e spromuove il lavoro, tanto che i nonfacenti, con i nullatenenti, i più onesti tra loro, sono già grande “stuolo”, rimarrà presto solo.

Se hai il lavoro t’arrangi, se non l’hai che ti mangi? Se non mangi non campi ed allora t’avvampi e che Cristo lo scampi!