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Ancora a proposito degli Angeli di Notre Dame
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ANCORA A PROPOSITO DEGLI ANGELI DI NOTRE DAME

Molti dicono di averli visti uscire, in fretta, dalla cattedrale spiccando il volo verso il cielo; qualcuno, addirittura, giura di averli pure sentiti gridare “Fermateviiii!!” gli Angeli del Signore dopo le prime, assordanti, esplosioni, ed il crepitio, doloroso, delle armi, che sembrava una litania di morte, siccome si recitano i salmi, sgranando i semi del rosario.

Erano una lunga scia luminosa di lucciole pulsanti, quella che si vedeva; grande quanto un’Aurora boreale, che, fluttuante, solcava il cielo della notte di Parigi accorrendo, ovunque, sui luoghi dell’efferato massacro, per soccorrere i feriti ed ingaggiare battaglia contro i demoni, che incitavano i terroristi a uccidere ed uccidere, di nuovo e comunque, gente d’ogni ceto e grado, d’ogni rango, d’ogni etnia, d’ogni religione, che credeva di poter trascorrere una serata spensierata, ai ristoranti, ai bar e nei luoghi di sano divertimento, come il “Bataclan”, visto che il clima d’Autunno, non ancora inoltrato, glielo consentiva.

Li hanno visti piombare dall’alto, inaspettati, sopra gli assalitori terribili, coi loro demoni fiancheggiatori, e sopraffarli, distogliendoli dai loro, sordidi propositi e deviandone, per quanto, divinamente, possibile, i colpi micidiali.

Ma il peggio era ormai avvenuto, e tutto era stato, già, compiuto, irreparabilmente, in pochi minuti, nello spazio breve ed eterno d’un Golgota, grondante sangue a fiotti, qual era diventato l’Undicesimo Arrondissement, al centro della “Ville Lumière”.

Ragion per cui, agli Angeli, non è rimasto altro da fare, che, sgominati i demoni, e precipitatili, malconci, nella Gheenna, da dove erano usciti, con perversa burbanza, radunare, pietosamente, le anime d’ogni vittima abbattuta, senza pietà, per strada e nei ritrovi accoglienti.

Anime, che, disperse nell’aria e vaganti, senza più paure, in un limbo d’umani ricordi, sono state portate in Paradiso, quali martiri dell’intolleranza, dell’odio e della ferocia, inaudita quanto smisurata, di chi, non ostante ci si trovi, ormai, prossimi a conoscere le origini dell’Universo, crede ancora, stupidamente, ai falsi profeti.

Ai falsi profeti imbonitori che, apoditticamente, assicurano gli adepti, sul fatto che morire per uccidere, in nome di Allah, sia il viatico per nutrire l’insavia libidine di poter godere nell’Aldilà, ciò ch’è già nell’Aldiqua, ed a buon prezzo, come le Urì viziose e compiacenti, capaci d’essere vergini ogni giorno, assieme a bei simposi tutt’intorno, di latte, carne, miele e frutta d’ogni tipo e gusto.