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Le origini della tradizione delle Stagnatacce di Sant'Andrea
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Le origini della tradizione delle Stagnatacce di Sant'Andrea

Ogni anno, come da tradizione, nel centro abitato di Giglio Castello si è rivissuta, lo scorso 30 novembre, la tradizione delle Stagnatacce di Sant'Andrea. Prendo spunto da un post su Facebook di Palma Silvestri per cercare di ricostruire la provenienza di questa tradizione che sembra in prevalenza trarre origine dalla zona della Tuscia, nell'alto Lazio.

Allo stesso tempo chiedo agli appassionati di storia e tradizioni gigliesi se conoscono in che modo questa tradizione possa essere approdata sulla nostra isola.

Sant’Andrea è il patrono di Canino. Una antica usanza, probabilmente risalente al periodo medievale, è quella di far realizzare ai ragazzi, la sera del 29 novembre, le cosiddette "Scampanate", lunghe e rumorose file di barattoli e altri oggetti in latta e ferro legati tra loro e trascinati insieme per le vie del paese, in modo da fare più rumore possibile e far sentire a Sant’Andrea la loro preghiera e il loro più grande desiderio.

Un desiderio comune a tutto il paese: quello di far tirare un vento così forte da far cadere a terra più olive possibili che non potevano essere colte direttamente dagli alberi, perché questi ultimi erano di proprietà di pochi signori locali. Cadendo a terra invece donne e bambini avrebbero potuto raccoglierle e trarne l’olio necessario al loro sostentamento.

Un’ultima curiosità: il pesce che la mattina del 30 novembre, in occasione della Feste di Sant’Andrea, i bambini di Canino ricevono non è di cioccolata come a Viterbo, ma fatto con pasta e miele.

Ma a festeggiarlo, in tutto il mondo cristiano, sono soprattutto i pescatori e gran parte delle  località dove la pesca - di mare, lago o fiume - costituisce una fonte di guadagno.

E così sulle rive del lago di Bolsena lo si celebra con canti, riti e banchetti: come a Latera, non lontano dal lago, che ricorda il santo patrono con la “Scampanata” che è omologa alle tante feste di passaggio, da un anno all’altro, in cui si fa rumore o si spara per cacciare il vecchio anno, i suoi malanni, le sue disgrazie.

A Latera, per tutta la giornata del 30 novembre, i bambini dai sei ai nove anni raccolgono barattoli  per  poi riunirli assieme con corde e fil di ferro e così attrezzati, gireranno all’imbrunire per le vie del paese  facendo un chiasso assordante e cantando un’antichissima filastrocca:

Sant’ Andrea giù pe’ le  mura a tutte le figlie glie mette paura e la su matre impaiolata butta l’oglio pe’ la casa pe’ la casa e pi’ pollaro state su che canta i gallo canta i gallo e la gallina state su zi’ Caterina.

A Cellere, un altro paese del viterbese, quello stesso gioco rituale è diventata una sorta di gara, sicché, alla fine della serata, una giuria premia la “santandrea”, come viene chiamata la fila dei barattoli, più lunga e più originale.

Ma per Sant’Andrea vi è un’usanza particolare in tutta la Tuscia, come è chiamata la provincia di Viterbo: i fidanzati si scambiano per regalo dei pesci di cioccolato o di pasta di mandorle oppure vengono donati ai bambini. E perciò in questi ultimi giorni del mese centinaia dei tipici pesci di cioccolato avvolti in carte coloratissime, riempiono le vetrine delle pasticcerie locali.