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Addio a Gian Maurizio Fercioni: il Giglio piange un amico vero

Addio a Gian Maurizio Fercioni: il Giglio piange un amico vero

L'Isola del Giglio piange in queste ore uno dei suoi amici più sinceri.

È scomparso nel pomeriggio del 27 novembre, all'età di 79 anni, Gian Maurizio Fercioni, scenografo, costumista teatrale, figura di spicco della cultura milanese e pioniere assoluto del tatuaggio in Italia. Un artista totale, un uomo curioso e gentile, un compagno di chiacchiere e risate per tanti gigliesi che lo avevano adottato come uno di famiglia.

Fercioni se n'è andato a Milano, stroncato da un male incurabile sopraggiunto dopo una frattura del femore che lo aveva provato nei mesi scorsi. Con lui scompare non solo un protagonista del teatro italiano - tra i fondatori, nel 1972, del Salone Pierlombardo insieme a Shammah, Parenti, Testori e Isella - ma soprattutto il primo tatuatore d'Italia, colui che ha segnato un'epoca e influenzato generazioni di artisti della pelle.

La sua avventura con il tatuaggio, nata nel 1967, affondava le radici nei porti e nell'immaginario marinaro, ispirato da Melville e da quell'umanità errante, sincera e un po' sbrindellata che lui tanto amava. Nel 1974 aprì a Milano il primo vero studio di tatuaggi del Paese, diventando una vera istituzione: per stile, ma soprattutto per rispetto, attenzione e umanità verso chi entrava nel suo studio.

Il legame con il Giglio: una casa nel verde e uno studio da cui è passata un'intera generazione

Il rapporto tra Maurizio e l'Isola del Giglio non era quello fugace del villeggiante. Era un legame profondo, radicato.
Trascorreva qui le sue estati, nella casa immersa nella natura sopra la Punta di Radice, un luogo amato e protetto dove trovava pace, ispirazione e amicizie sincere.

Col tempo aveva aperto sull'isola anche un suo studio di tatuaggi, diventato un punto di riferimento per i giovani (e meno giovani) gigliesi: un luogo dove, più che farsi tatuare, si andava a parlare, confidarsi, ascoltare storie. Nelle sue mani sono passati, negli anni, la maggior parte dei ragazzi del Giglio, fieri di portare sulla pelle un segno fatto da lui, con quella cura artigiana e quell'occhio poetico che lo contraddistinguevano.

Era impossibile non voler bene a Maurizio: la sua cordialità, la sua ironia lieve, la sua capacità di ascoltare e di metterti a tuo agio lo hanno reso, per tantissimi gigliesi, un amico prezioso.

Un'eredità che rimane

Artista, marinaio dell'anima, innovatore, uomo di teatro: Gian Maurizio Fercioni lascia una traccia indelebile nella cultura italiana e nella storia del tatuaggio, ma lascia soprattutto un vuoto umano nell'isola che aveva scelto come seconda casa.

Il Giglio lo saluta con affetto, con gratitudine e con la consapevolezza di aver perso non solo un grande artista, ma un amico vero, uno di quelli che sanno fare dell'incontro un dono.

Buon viaggio, Maurizio.
Il Giglio ti porta sulla pelle e nel cuore.

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