Vedo che il Consigliere regionale di An Andrea Agresti è convinto che «Dire che il Piano del Parco è frutto del lavoro di uomini di An con il placet del senatore Altero Matteoli è pura fantasia: basta ricordare l'accanimento del Presidente Martini contro la nomina di Ruggiero Barbetti a Presidente del Parco», eppure all'Elba questa cosa che ad Agresti pare incredibile la sanno tutti e la sa bene anche chi scrive perché, anche se ad Agresti pare impossibile,  ho fatto per anni il consulente del Commissario Ruggero Barbetti, proprio nel periodo nel quale è stato rivisto quel Piano che oggi non piace più. Quella consulenza e quel lavoro sono costate per 5 anni a Legambiente l'accusa di contiguità con la Destra, ora la cosa si ribalta e Legambiente è accusata di essere contigua al centro-sinistra e di non tener conto «dell'insegnamento che a un certo ambientalismo è stato dato dagli elettori il 13 e 14 aprile».
Agresti, barricato dietro i suoi paraocchi ideologici, pensa che «L'Ente Parco è gestito per la stragrande maggioranza da persone legate al Presidente Martini e all'ex Ministro Pecoraro Scanio, il che rende assai inverosimile che costoro abbiano prodotto un Piano frutto del lavoro di uomini di An», sarà inverosimile ma è proprio quello che è successo e non si capisce perché Agresti, per sapere se quel Piano sia davvero quello licenziato dal Commissario Barbetti, non lo chieda direttamente al suo collega di Partito, invece di insospettirsi a vuoto. Se non crede a Barbetti può sempre chiedere all'ex presidente del Parco Giuseppe Tanelli o all'Agriconsulting s.p.a. che ha redatto il piano su incarico del Direttivo del Parco.
E' quindi evidente che con la materia che stiamo trattando le elezioni ed il loro risultato non c'entrano nulla, si sta discutendo di un Piano del Parco avviato nel 2000 (nel frattempo ci sono stati 3 governi, due elezioni nazionali e innumerevoli elezioni locali) e portato praticamente a termine da un commissario del Parco di Alleanza Nazionale nominato dal ministro Matteoli nel 2001.
Per quanto riguarda il riavvio dell'Iter istitutivo del'area marina protetta è innegabile che questo sia un merito da attribuire al Ministro dell'Ambiente Altero Matteoli, forse la verità fa male, è scomoda, ma è questa.
Agresti ed altri scoprono solo oggi che esistono protezioni a mare che risalgono (Gorgona, Capraia, Montecristo, Pianosa e Giannutri) addirittura a molti anni prima che il Parco venisse istituito nel 1996, ma si scordano di dire che il Piano del Parco non cambia (perché non può) le attuali zonazioni a mare 1 e 2 che sono più "penalizzanti" delle zone B e C che ci sono in un'Area marina protetta (Amp) davvero istituita, e che l'Amp dell'Arcipelago Toscano si sta istituendo con altre procedure, strumenti e studi. Ci dispiace per l'esagitato consigliere del Giglio Ortelli, ma le zonazioni a mare contenute nel Piano sono quindi quelle consegnate al Parco nel 1996 (Dpr istitutivo) e nel 1997 (Dm su Pianosa), non esiste nessun complotto per istituire un'Amp che è prevista da tre leggi dello Stato che risalgono anche a 26, 12 e 10 anni fa e che non sono state modificate dai governi di qualsiasi colore politico! 
Invece Agresti utilizza gli studi e il quadro conoscitivo del Piano (risalenti al 2001!) per seminare il sospetto che siano l'unica base per realizzare l'Amp. Gli studi per l'Amp, prevista dalla legge 979 del 1982, sono stati avviati dal Ministero fin dal 1986 e sono stati forniti ai Comuni dell'Arcipelago, tra questi è allegato anche il quadro conoscitivo del Parco (che è appunto un quadro di informazioni scientifiche su fauna flora e risorse ambientali, non una legge o un regolamento), ma i dati del Ministero si basano soprattutto su ricerche dell'Icram e dei centri scientifici universitari. 
Se Agresti non crede che questo sia l'iter ed il quadro scientifico per istituire l'Amp può chiedere al Dipartimento Conservazione della Natura del Ministero dell'Ambiente, oppure direttamente al Ministro Altero Matteoli che quell'iter ha riavviato nel 2005. 
Ma il pregiudizio di Agresti si fa evidente quando dice: «Questo Piano non è poi coerente con la legge 394, la quale all'articolo 14 prevede la stesura di un "Piano pluriennale economico e sociale" che dovrebbe procedere di pari passo con l'adozione del Piano del Parco. Purtroppo il Piano del Parco, una volta adottato isolatamente e senza il Ppes, per i prossimi dieci anni si occuperà solamente di disciplinare, senza promuovere e indirizzare lo sviluppo, penalizzando così fortemente le attività economiche», Il Pps è infatti praticamente pronto ed è stato rinviato all'Agriconsulting per gli ultimi aggiornamenti, ma la redazione di quel Piano non spetta al Direttivo del Parco, ma alla Comunità del Parco (11 Comuni, province di Livorno e Grosseto, regione Toscana e l'ormai ex Comunità Montana dell'Arcipelago Toscano), se Agresti non ci crede può chiederlo al vicesindaco di centro-destra del Comune di Porto Azzurro, Angelo Banfi, che per sette anni ha seguito da vicino, come Direttore del Parco, tutta la fase di redazione e approvazione dei Piani, prima con Tanelli e poi con Barbetti, e che ora siede nella Comunità del Parco in rappresentanza del suo Comune.
Come si vede, e purtroppo per Agresti, quel Piano del Parco  è davvero frutto di un impegno bipartisan che ha visto protagonisti e fortemente impegnati uomini di centro-destra e di centro-sinistra che possiamo solo ringraziare per il lavoro svolto, perché le isole hanno urgente bisogno di un Piano del Parco e ritardarne o bloccarne l'adozione per incomprensioni o ripicche politiche sarebbe un danno per tutti, a cominciare dalle strutture turistiche ed agricole che sono dentro l'Area protetta.

Umberto Mazzantini
Portavoce Legambiente Arcipelago Toscano