Progetto dell’Ente Parco inquina e disturba gli habitat dell’isola del Giglio

Le aree di riproduzione di specie anche protette vengono disturbate e l'inquinamento da plastica entra negli habitat marini e costieri

Nell’esecuzione del progetto “LIFE-LetsGo Giglio”, che prevede la rimozione completa da intere aree del Fico degli Ottentotti (Carpobrotus) soltanto perché definito specie alloctona, l'Ente Parco (EPNAT) sta violando le sue stesse regole di conservazione disturbando siti di nidificazione di uccelli marini anche protetti. In tali zone, per reperire pesi da mettere sopra i teloni, sono state spostate pietre e massi tra i quali vivono specie anche protette, come il Tarantolino. I teloni, usati per soffocare le piante alloctone, si stanno già disfacendo al vento, disperdendo lunghe strisce di plastica nell'ambiente. Mentre periodicamente i volontari si dedicano a rimuovere la plastica dai litorali isolani, l’Ente Parco, utilizzando soldi pubblici, la sta disperdendo. Da notare che questa azione contro il Fico degli Ottentotti è stata progettata per conto dell’EPNAT dalla NEMO s.r.l., la stessa ditta che progettò e diresse la dispersione via elicottero di oltre 14 tonnellate di pellets avvelenati contenenti il devastante “Brodifacoum” sull’intera isola di Montecristo.

Interrogazione al Senato sul progetto “LetsGo Giglio
Nell'ultimo mese l’opposizione al progetto “LIFE–LetsGo Giglio” si è trasformata addirittura in un'interrogazione a risposta scritta al Senato, presentata da otto Senatori del gruppo di Fratelli d’Italia, indirizzata ai Ministri della Transizione Ecologica e della Salute, riguardanti "la mancanza di studi preliminari locali ed indipendenti, l'uso improprio dei fondi UE ed il conflitto di interessi del "circuito chiuso" dei beneficiari, coadiutori ed ideatori dei progetti" (https://www.giglionews.it/interrogazione-al-senato-su-letsgo-giglio-ed-altri-progetti-life-dellepnat). L'Ente Parco continua con questo progetto basato sulla loro teoria di dover "fare spazio alle specie autoctone" che, secondo la loro ideologia hanno "più diritto di vivere", ancorché al Giglio, specie “alloctone” ed “autoctone” sembrano aver trovato, nel tempo, un loro equilibrio di rispettosa e benefica coesistenza. L’Ente Parco sta proseguendo a strappare il Fico degli Ottentotti dal suo habitat ammassandolo in cumuli che poi verranno gettati sugli scogli o coperti con teli di plastica nera per assicurarne la morte, nonostante nessuno studio locale indipendente sia stato eseguito per dimostrarne la necessità. In questo momento stiamo vedendo i primi risultati di queste azioni e l’evidenza è allarmante.

Nel luogo preciso in cui si riproduce il Gabbiano corso, l'Ente Parco stravolge il paesaggio e disperde lunghe strisce di plastica
Una delle specie che l’Ente Parco dichiara di voler proteggere all'isola del Giglio, la cui consistenza ammonterebbe a poche coppie, è il Gabbiano corso (Larus audouinii), la cui sopravvivenza al Giglio, scrive l’EPNAT (VISUALIZZA IL PIANO DI GESTIONE), è minacciata e ciò impone l’obbligo di “ridurre il disturbo che le attività antropiche, quali escursionismo e diportismo, possono arrecare”. Il principale sito di nidificazione del Gabbiano corso si trova proprio alla Cala di Pietrabona, una delle zone interessate dall’eradicazione del Fico degli Ottentotti. L’EPNAT sta disturbando il sito e disperdendo fili di plastica la cui natura è particolarmente dannosa, data la loro resistenza, lunghezza e la capacità di attorcigliarsi ed annodarsi attorno agli oggetti (comprese zampe e collo degli uccelli). Questa plastica rappresenta una seria minaccia per le tartarughe marine, i cetacei - che possono accidentalmente divorarla - ed altre forme di vita marina e terrestre.

L’Ente Parco sta sconvolgendo anche l’habitat di rarissimi endemismi protetti, come il Tarantolino
Il Tarantolino (Eureptes europaea), come il Discoglosso sardo, è un raro endemismo “tirrenico”, confinato nelle terre emerse che gravitano intorno al Mare Tirreno ed ivi presente da oltre tre milioni di anni. L’Ente Parco, nella foga di strappare dal suolo il Fico degli Ottentotti e nello smontare massi e pietre nel tentativo di fissare a terra i grandi teloni di plastica nera, sta disturbando anche la vita del Tarantolino e di altre specie locali che dovrebbero invece essere protette e che qui trovano il loro habitat naturale. Visitando il cantiere attivo di Pietrabuona, abbiamo osservato un Tarantolino che era stato schiacciato e ucciso in mezzo alla confusione di pietre spostate.

Ci rivolgiamo ai nostri amministratori per chiedere aiuto
Come Sindaco del Giglio, Sergio Ortelli rappresenta la voce della nostra comunità e vorremmo che riconsiderasse il suo sostegno al progetto "LetsGo Giglio" che finora ha visto un forte dissenso. Speriamo che il primo cittadino, ora che si trova davanti all’effetto tangibile delle azioni che si stanno svolgendo sul nostro "beato scoglio", prenda provvedimenti.
Ci chiediamo anche come Stefano Feri, Vice Presidente dell'EPNAT ed albergatore locale che ha dichiarato la sua struttura "plastic-free", possa accettare una azione condotta dal suo stesso ente di appartenenza che comporti inquinamento da plastica.
Prima dell'arrivo dei turisti che non potranno che rabbrividire di fronte all’estirpazione del Fico degli Ottentotti, all'inquinamento ed alla vista di teloni neri di plastica sul paesaggio costiero, e soprattutto prima che ulteriori danni vengano inflitti alla nidificazione del Gabbiano corso ed al benessere di altre specie sensibili, è necessario un cambiamento. Lo richiedono sia il delicato ecosistema del Giglio, sia le persone che compongono questa comunità. Chiediamo pertanto umilmente ed accoratamente a Stefano Feri e Sergio Ortelli di fermare immediatamente queste azioni previste dal progetto “LetsGo Giglio” che stanno deturpando, impoverendo ed inquinando la nostra bella isola.

Cesare Scarfo’ per Save Giglio